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Midoriya arrivò a casa con molta fatica, mangiò in fretta e si mise subito a studiare. Si disse che sarebbe stato meglio non pensare allo strano comportamento di Kacchan quel giorno, per evitare inutili trip mentali o speranze che sapeva si sarebbero presto infrante. Cercò di svolgere il più velocemente possibile i compiti per poi riposarsi: la giornata era stata stancante e avrebbe voluto ricadere nel mondo dei sogni. Finiti gli esercizi di matematica e i test d'inglese chiuse fieramente il libro e l'astuccio per poi, esausto, sdraiarsi sulle morbide lenzuola del proprio letto. Erano le sei del pomeriggio, pensò, quindi aveva a disposizione un bel po' di tempo prima di dover cenare. Nell'attimo stesso in cui la sua mente capì di avere un minuto di riposo, fece precipitare i pensieri del ragazzo su un'unica persona, come al solito.
Ciò lo fece rattristare. Perché specialmente ora, dopo quel sogno che ricordava proprio come fosse realtà, i pensieri negativi si appropriavano di lui, trascinandolo in una spirale di malinconia e tristezza.
Perché... Perché non poteva essere tutto come lo era un tempo?
Izuku ricordava ancora le piccole carezze, le mani dei due bambini strette assieme, i momenti brevi ma dolci passati insieme a Kacchan nel boschetto davanti a casa quando erano piccoli... Avrebbe ricordato tante altre cose belle, se la visione della sua mano respinta da Katsuki quel giorno non gli si fosse parata davanti.
Kacchan... Perché... - Perché ora non mi vuoi più bene? -

- Izuku? -

Il ragazzo sussultò, alzandosi immediatamente dal letto abbandonando quindi la posizione comoda nella quale era sistemato prima.
- M-mamma! Mi hai spaventato... -
Doveva ammettere a se stesso che per un frammento di tempo, anche minuscolo, aveva creduto o almeno sperato che quel suo nome, "Izuku", fosse stato pronunciato dall'oggetto dei suoi pensieri.
- a... Chi ti stavi riferendo prima? - chiese la madre - che ti succede Izuku... Lo sai che puoi parlarne con me, sono tua madre. -
Izuku spostò il corpo pesante nuovamente sul letto, stavolta seduto e accanto a quello della madre. Abbassò il capo prima di rispondere, e si prese un respiro.
- niente... Davvero non è niente mamma -
Ci aveva pensato, Izuku. Voleva molto bene a sua madre, ma che cosa avrebbe detto se avesse saputo che il figlio aveva la mente costantemente altrove, su un soggetto fisso, ovvero il migliore amico d'infanzia. Essendo donna, non ci avrebbe messo poi molto a capire che gli piaceva, per tormentarlo così tanto. E non avrebbe voluto sapere cosa ne pensava... Magari in futuro, ma adesso non era il momento.

- Ti prego di non mentirmi, Izuku... Però capisco se non ti va di parlarne. Va bene, ogni cosa a suo tempo. Ma non dire bugie, non ti ho educato così, ok? -
Detto questo la madre si alzò dal materasso e lasciò la stanza, prima di uscire del tutto, sulla soglia della porta, salutò Izuku con un sorriso dolce, come quelli che solo lei sapeva fare. Izuku si sentì tremendamente in colpa dopo le parole della madre, infatti arrossì, e sdraiandosi andò ad affondare la testa sul cuscino, vicino alla testata del letto.
"Che idiota."
"Parlo ad alta voce e neanche me ne rendo conto, poi!"
Però, infondo Midoriya si sentiva molto fortunato ad avere Inko come madre. Sempre gentile e premurosa, si arrabbiava poco o niente. Forse l'unico difetto era che entrava nelle stanze a caso, senza farsi sentire. "Citazioni ad eventi appena accaduti puramente casuali" si disse il ragazzo, per poi stirare le labbra in un sorriso a contatto con il cuscino.
Da quel momento Izuku decise di evitare altre eventuali figuracce derivate dai propri pensieri, ma come avrebbe fatto per frenare la propria mente? L'unico modo era... Dormire.
Avrebbe dormito solo un po', e poi sarebbe andato a cena. Almeno così aveva deciso il ragazzo...

Ed eccoli lì. Il giardino ancora intatto, gli alberi verdi e rigogliosi, il sole perenne, e poi il nulla tutto intorno, come una tela pronta per essere dipinta e inventata. E poi... Ancora quel filo rosso, alla mano destra, che fece scappare un sorriso ad Izuku. Allora quello era un sogno ricorrente! Si aggirò un po' per le terre create, ma il biondo non si trovava da nessuna parte. Per un attimo Izuku ebbe il timore che quel sogno non fosse davvero ricorrente, e che quello fosse un altro sogno ingannatore, una brutta copia del precedente nel quale Katsuki non esisteva. Si era convinto così tanto che il sogno fosse ricorrente che adesso la possibilità di vivere in un falso gli stava distruggendo il cuore. Voleva Katsuki, adesso, lo voleva abbracciare, dirgli che gli voleva bene e passare del tempo con lui. Iniziò a correre nella direzione che gli indicava il filo rosso, ansioso ma impaurito da quella che poteva essere la fine, l'altro capo del filo. Era già uscito dalla parte rigogliosa del luogo, dalla parte creata, e correva sul niente a perdifiato, spaventato da cosa poteva trovare quando il suo volto venne bruscamente a contatto con quella che sembrava una parete.
- Nerd? -
Ah, no, era solo Katsuki.
- Kacchan! Credevo... Credevo... -
Non finì la frase, perché l'istinto di saltargli al collo e abbracciarlo fu troppo forte da contenere.
- mi sei mancato - disse stringendo ancora di più il biondo. Anche se era consapevole che quel corpo fosse solo il frutto di un sogno malato, sembrava così vero e bello, così concreto che il verde volle illudersi della realtà di quel ragazzo, nonostante egli fosse letteralmente apparso in quel momento davanti a lui.
- anche tu mi sei mancato - disse il biondo, che ricambiò l'abbraccio.

The Red StringDove le storie prendono vita. Scoprilo ora