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L'orologio segnava le 22:18 quando Katsuki si svegliò.
Stranamente, non si era alzato ad un orario molto più tardo di quello del giorno precedente. Contrariamente a quanto si aspettava, la sua stanza era vuota e silenziosa. Sbadigliò e si stiracchiò braccia e schiena prima di scendere dal letto. Appena toccò il suolo realizzò che anche le gambe erano intorpidite, dato che si trovò a toccare il pavimento non solo coi piedi ma anche col sedere.
Si lamentò per qualche secondo prima di alzarsi in piedi e di mettersi in una posizione stabile. In quella casa che pareva un deserto, si chiede se ci fosse anima viva mentre si dirigeva verso la cucina. Forse i suoi genitori erano già a letto? In effetti era abbastanza tardi. Poco prima di affacciarsi alla porta della cucina, il ragazzo scorse una tiepida luce provenire dalla stanza.
"Allora qualcuno deve essere sveglio" si disse.
Si avvicinò lentamente alla porta, i suoi passi erano poco udibili. Appena riuscì a varcare la soglia, vide la sagoma della madre di schiena, piegata su sé stessa che appoggiava il proprio peso sul tavolo attraverso i gomiti e reggeva il capo sui polsi. Le mani stavano tirando i capelli.
Non emetteva alcun suono, neanche il respiro sembrava essere presente in quella stanza. Katsuki pensò che stesse dormendo e, dato che ancora non era notte inoltrata, pensò di svegliarla per farla accomodare meglio nel suo letto.
Si avvicinò e le appoggiò delicatamente una mano sulla spalla.
- Si, Masaru, arrivo...- pronunciò la donna con voce incerta e tremante.
- Mamma, sono Katsuki. - la smentì il figlio.
- Ka-Katsuki? - la donna spostò lentamente i polsi dal volto, alzando la testa in un movimento lento e sofferto. Lo sguardo che cercò quello di Katsuki era ben diverso da quello che lui era abituato a vedere negli occhi della madre.
- M-mamma... - balbettò con voce fievole e poco udibile il ragazzo.
Mitsuki, lentamente, sorrise.
Fece pressione sul tavolo in legno e si sollevò piano dalla sedia.
- Katsuki... - pronunciò la madre a bassa voce - È una bella giornata, perché non esci? -
- Sono le dieci e mezza di sera, mamma -
- Ah, ah sì? Non l'avevo notato - disse soave la madre, con un sorriso sincero sulle labbra - Hai dormito così tanto che... pensavo fosse mattina - rise in modo pacato.
Katuki diede sfogo ad una risatina forzata per assecondare la madre. Non riusciva a non pensare alle condizioni del volto della donna che si ritrova davanti in quel momento.
Appena Katsuki distolse lo sguardo dalla madre, un tocco leggero gli sfiorò i capelli. Senza dargli il tempo di alzare lo sguardo, la madre lo tirò a sé e lo cinse in un abbraccio.
Mitsuki aveva tante cose da dire al figlio. Voleva sgridarlo e dirgli di non farlo mai più, voleva dirgli quanto lei fosse contenta che si fosse svegliato, voleva raccontargli il dolore che provava al solo pensiero di perdere il figlio, voleva che per una volta lui capisse i suoi sentimenti.
Ma stette in silenzio. Per vari minuti nessuno dei due osava fiatare. Era una situazione scomoda, soprattutto per Katsuki, ma allo stesso tempo era piacevole ritrovarsi nelle braccia della madre dopo tanto tempo.
Dopo interminabili secondi passati in totale assenza di suoni, Mitsuki trovò la forza di parlare, in modo dolce e lento come aveva fatto fino a quel momento.
- Sono giorni che non esci di casa - disse. - Preparati, che facciamo una passeggiata. -
- Cosa- A-adesso? -
- C'è una qualche certezza che tu possa farla domani? -
La domanda della madre, seppur sembrasse normale, a Katsuki suono più come un'affermazione. Ciò ammutolì il ragazzo per un po', dando il tempo alla madre di afferrare il cappotto.
- Vieni? -
Gli sembrava crudele lasciare che la madre uscisse a quell'ora e in quello stato fisico e mentale, quando il giorno dopo avrebbe dovuto alzarsi presto e lavorare come se fosse una giornata qualunque, quando sapeva che per la donna non era così.
- No, no mamma aspetta - rispose - Se vuoi, io esco. Ma tu vai a dormire, ti prego. Domani devi andare a lavoro. -
Mitsuki sorrise.
- Chi mi garantisce che potrò passare ancora del tempo con mio figlio? Al diavolo il lavoro e la stanchezza Katsuki, voglio passare del tempo con te. -
Il ragazzo sbuffò.
- Non capisco il tuo comportamento, mamma. Parli come se domani io sparisca improvvisamente dal mondo o che so, io muoia! -
- Ho paura di questo, infatti. -
Katsuki sospirò nuovamente, portandosi una mano ai capelli.
- Mamma, a quanto ne so, non è possibile morire dal troppo sonno. -
- Magari non da un giorno all'altro, ma dormire troppo porta a dei problemi! E tu lo fai sicuramente. Io sono preoccupata per te, Katsuki! -
- Va bene, va bene, ho capito. - disse - Adesso uscirò, starò fuori un po'di tempo, girerò qualche quartiere, prenderò la bici e tutto quello che vuoi - guardò la madre - per quanto riguarda te, ora andrai a dormire. Ti prometto che mi alzerò domani, a costo di mettere venticinque sveglie consecutive, andrò a scuola e poi usciremo. Ti fidi di me? -
La madre scrollò il cappotto dalle spalle, per poi lasciarselo scivolare piano addosso.
- Sì - rispose. - Anche se forse non dovrei. -
Il figlio si accigliò.
- Va bene - disse Mitsuki, in realtà poco convinta - Allora... ci vediamo domani... -
Appese il cappotto e baciò il figlio sulla fronte.
- Se ce la fai, rimani sveglio fino a domattina, va bene? -
Katsuki annuì, e la madre si diresse verso la propria stanza da letto e, dopo un saluto con la mano, entrò e si chiuse la porta alle spalle.
Il figlio non poteva fare a meno di ricordare il volto straziato della madre quando si era voltata verso di lui. Nonostante avesse poi sorriso, gli occhi e le guance arrossati, la posizione di chiusura fisica e mentale che aveva assunto, il fatto che si stesse tirando i capelli e i solchi delle lacrime ormai asciugate sul suo viso annunciavano apertamente che quella giornata, la madre, non la aveva passata bene.

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Grazie mille per il vostro supporto, mi aiuta molto 😳😣❤️💕
[2/04/21]

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