-23-

239 14 5
                                    

Regnava un'atmosfera cupa in casa Bakugo.
Mitsuki singhiozzava da giorni, e certo quella chiamata, seppur condivisa con un'amica, non era d'aiuto.

- Tre giorni Inko, tre giorni. -
- Lo so Mitsuki, anche Izuku è in quello stato. -
La donna alzò un arto e, servendosi della camicia, asciugò le bollenti lacrime.
- oggi - riprese - dovrebbe arrivare il medico. - disse. -spero che trovi una soluzione. Mi manca il mio bambino. - continuava a singhiozzare.
Inko, dall'altra parte, tratteneva i propri impulsi emotivi, tentando di essere forte per l'amica nonostante la voglia di piangere fosse infinita. Sapeva bene che sotto la dura scorza di Mirsuki si nascondeva un lato soffice e tremendamente emotivo che emergeva solo in casi disperati. Sapeva che se anche lei si fosse lasciata andare sarebbe stata la fine. Mentre ascoltava il lamento di Mitsuki, volse uno sguardo al volto del figlio, il quale giaceva apparentemente addormentato sul proprio letto. Erano ormai tre giorni che inko non andava a lavoro. Certo, come madre sola era stata autorizzata, ma se anche non lo fosse stata non sarebbe cambiato niente: la priorità ora era Izuku, suo figlio, che sembrava fin troppo vicino all'oscura notte perenne.
- Mi aveva detto - balbettò songhiozzando la donna dall'altro capo del telefono - ieri sera mi aveva detto, che non c'era nulla di cui preoccuparsi. - Inspirò - mi aveva promesso che si sarebbe svegliato. -

Inko sospirò: - Lo farà. Magari non presto, ma succederà. Fidati di lui. - provò ad incoraggiata Inko, benché non fosse quasi minimamente convinta delle proprie parole. - Vedrai che... si sveglieranno, anche izuku si sveglierà. Deve farlo. -
Mitsuki, prestando attenzione per la prima volta alle parole dell'amica, sentì un senso di disagio quando quella nominò il proprio figlio. Aveva parlato di Katsuki l'intero pomeriggio, senza contare che anche Izuku si trovava nella stessa situazione. Si sentì tremendamente in colpa a sfogare le proprie frustrazioni su di una persona che stava vivendo lo stesso incubo di lei. Però, era l'unica con cui poteva parlare.

Quando il campanello di casa Bakugo squillò, Mitsuki si affrettò a chiudere la chiamata e aprire la porta, sperando nel dottore.
- Hey. Come sta Katsuki? - disse Masaru, entrando.
- Speravo fossi il medico. Sei in anticipo. -
- Sì, sono uscito prima, mi hanno dato il permesso. - rispose sistemando le proprie cose, dirigendosi poi verso la stanza del ragazzo.
- Ancora niente? -
Mitsuki annuì.
Masaru cinse con le braccia la moglie.
- Starà bene, te lo prometto. -

E mentre gli sposi facevano del loro meglio per consolarsi a vicenda, Inko Midoriya, nella stanza del figlio, ruppe finalmente le catene che la trattenevano dall'esternare la propria tristezza e malinconia in un pianto.

~

- Una flebo? Solo? Non c'è davvero nient'altro da fare? -

- No, signori. I ragazzi stanno bene, nessuna anomalia fisica è presente. Dobbiamo solo attendere, non possiamo fare altro. Che si sveglino o meno, dipende solo da loro. -

- Quindi... sono in coma? E non ne sappiamo le cause? Non è possibile! - sbottò Mitsuki - Deve essere una specie di malattia, o qualcos'altro! -

Mentre il medico spiegava le condizioni dei due giovani pazienti alla giovane madre preoccupata, Inko si trovava a navigare persa nei propri pensieri.
Si trovavano tutti e quattro in piedi, nel breve tratto di strada che separava le due case dei pazienti, in attesa che l'ospedale fornisse due flebo per i ragazzi. Il medico, essendo che le condizioni dei due giovani erano pressoché ignote, aveva consigliato di non spostarli dai propri letti per evitare complicazioni.
Attendere era l'unica cosa che I genitori potevano fare. Attendere e sperare che i loro figli fossero forti.
E se non si fossero svegliati? Inko non voleva neanche immaginarlo. Provava a convincersi che sicuramente, entrambi, si sarebbero alzati e sarebbero tornati più forti di prima in un batter d'occhio. Ma la parte più realista della madre li dava per spacciati, eppure, la speranza li faceva vivere.
Guardando Masaru e Mitsuki, a inko veniva il desiderio di avere anche lei qualcuno accanto, le sarebbe andato bene anche Hisashi, pur di non affrontare da sola quella situazione nella quale loro figlio rischiava la vita.
Si sentiva tremendamente abbandonata. Se anche Izuku se ne fosse andato, che cosa avrebbe fatto lei?
Ignorando la discussione in sottofondo, Inko si diresse a passo deciso verso la propria abitazione.
"Izuku" si disse "Non ti lascerò mai più da solo. Non un minuto di più."

The Red StringDove le storie prendono vita. Scoprilo ora