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La brezza serale scompigliava i capelli del giovane Bakugo che, seduto su una panchina, aspettava apparentemente imperterrito l'arrivo del ragazzo che da ormai settimane invadeva il mondo dei suoi sogni.
Quel ragazzo gli era sempre piaciuto, ne era consapevole sin da quando ancora poteva tenerlo per mano senza che le persone puntassero un occhio critico su di loro.
"Ah, l'infanzia" si disse, sospirando.
Sarebbe stato tutto molto più semplice se non fossero mai cresciuti. Infondo, se Bakugo aveva compiuto quelle terribili azioni durante il periodo scolastico all'Aldera era perché sentiva di essere sbagliato. Se la società avesse accettato, no, anche solo tollerato che due ragazzi potessero essere innamorati allora... probabilmente Katsuki non si sarebbe mai comportato in quel modo.
"Non importa neanche tanto la società" si disse Katsuki "Bastavano le persone accanto a me..."
Karsuki si alzò di scatto, sollevò le mani e le sbatté violentemente verso il proprio viso.
"Ma chi voglio prendere in giro." Pensò "L'unico che ha la colpa, sono io."

- Kacchan? -

Il biondo si voltò di scatto.
Ora, davanti a sé, poteva scorgere baciato dalle ombre della notte un volto innocente, candido, I quali occhi lo scrutavano illuminati dalla tenue luce della Luna.
Era davvero lì, davanti a lui.
Nel mondo reale.

- Deku -

Un attimo di silenzio calò in quel luogo. Katsuki era sempre stato sicuro di sé, non gli era neanche venuto il minimo dubbio che non potesse riuscire a parlare. Eppure in quel breve lasso di tempo in cui la parola fu passata ad Izuku, sembrò come se il fiato gli fosse stato tolto.
Da quanto tempo non lo vedeva?
Certo, aveva saltato la scuola uno o due giorni ma... sembrava passato un secolo dall'ultima volta che i due avevano incrociato i propri sguardi.
Faceva caldo. Perché diavolo faceva così caldo a mezzanotte? La risposta era semplice... il cuore di katsuki aveva iniziato a battere all'impazzata. Non avrebbe più avuto il timore di abbandonare all'improvviso quella sensazione di avere Izuku accanto una volta sveglio, perché era già sveglio, e mai lo era stato più di così.
Portò con lentezza le mani sul petto, come per calmare quell'organo che non ne voleva sapere di decelerare.

- Uhm, Come va? -

Non poteva farcela. Sentiva di star per scoppiare... "addio corpo, la vita mi sta abbandonando!"
Perché quella sensazione era così diversa? Perché quando lo vedeva a scuola tutto ciò non accadeva? Perché non aveva provato le stesse cose vedendo Izuku nel suo "sogno"? Tutto sembrava così reale anche nella sua testa, eppure qui... sentiva il cuore battere, e non era solo la sua immaginazione!
Forse era per questo motivo che tutto sembrava ancora più vero...
Se solo avesse potuto toccare il ragazzo davanti a sé... avrebbe voluto tanto sentire la sua pelle, I suoi vestiti, i suoi capelli... solo per accertarsi che fosse davvero lui, solo per scoprire quali altre mille sensazioni abbracciare quell'Izuku davanti a sé in carne ed ossa gli avrebbe portato... però, il muro tra loro glielo impediva.
Chiunque avesse guardato da un'altra prospettiva, non avrebbe notato alcuna parete tra loro. In mezzo ai due si trovava solo una panchina usurata. Ma entrambi i ragazzi potevano vederla: la barriera invisibile della distanza. Erano così vicini, eppure così distanti. Avrebbero facilmente potuto toccarsi, ma allo stesso tempo venivano frenati.
È questo ciò che succede a chiunque, per lungo tempo, eviti una persona.

- Bene. - trovò il coraggio di rispondere Katsuki.

- Ah! Ne sono contento. -

Le parole facevano fatica ad uscire. La conversazione sembrava meccanica. Si poteva quasi udire il suono degli ingranaggi incastrarsi fra loro.
Come mai lasciare che il suono uscisse dalle labbra risultava così difficile?
Perché per due amici, conoscenti, amanti che non si vedevano da molto era così difficile parlare? Dopo anni dall'ultimo scambio di parole avrebbero avuto così tanto da dirsi... ma tutto sembrava inappropriato, scorretto.

- Allora... - iniziò Izuku - c'è un motivo preciso per cui mi hai chiamato? -

"Sì"? "No"?
"Volevo solo vederti."
Katsuki si voltò, dando le spalle ad Izuku e si sedette nuovamente sulla panca.
Il ragazzo dagli occhi smeraldini fece lo stesso, seguendo i passi del primo.
Erano seduti vicini... troppo vicini.
La schiena di Izuku fu percorsa da una scarica di brividi... era questa per caso una reazione al freddo, o quella causata dal timore?

- Come stai? - chiese Katsuki, ignorando la domanda prima rivoltagli.

- Bene, grazie. -

- Ok. -

Ancora una volta, nell'oscura notte calò il silenzio. Così imbarazzante, così distaccata era quella conversazione.
Sapete, quando con amici che non si vedono da tempo si hanno così tante cose da raccontare ma niente sembra essere la cosa giusta con cui iniziare? Tutto sembra inadatto, inadeguato, e molte domande giungono alla nostra mente.
"E se fosse cambiato?"
"E se questo umorismo non lo facesse più ridere?"
"E se avesse cambiato opinione su questo fatto?"
"Magari questo argomento non gli piace più..."
Succede a tutti, no?
Anche a Katsuki e ad Izuku.
In quel momento, il Tutto suonava come il Niente, e il niente significava silenzio.
Un silenzio straziante, imbarazzante, scomodo... qualsiasi scusa sarebbe stata presa per buona da entrambe le parti pur di spezzarlo.
Così, tra i contrastanti suoni della notte, il biondo prese coraggio e si alzò in fretta da quella postazione in cui attimi prima si era accomodato.

Allungò uno degli arti verso l'altro ragazzo: tese la mano verso quel bocciolo, bagnato dalle lacrime di mille notti fredde e insonni, ancora chiuso che suggellava un amore proibito, fiorito solamente in una malata fantasia della mente dei due giovani.
Compiendo quel gesto, Katsuki si diede una possibilità.

La possibilità di esaminare gli errori del passato e con essi crescere come un uomo migliore.

- Facciamo un giro? -

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[--/06/21]

The Red StringDove le storie prendono vita. Scoprilo ora