Il tempo scorreva così fluidamente che rimaneva difficile tener conto delle ore che in realtà pian piano passavano, e pareva che in un battere di ciglia dodici giorni fossero già passati.
Dodici giorni nei quali i giovani Katsuki Bakugo e Izuku Midoriya erano intrappolati in un sonno che sembrava perenne.
Dodici giorni che ad ogni madre, e un padre, parevano infernali.
I loro bambini si sarebbero svegliati, no? Vedere il proprio figlio morire davanti ai propri occhi, senza neanche saperne la causa era sicuramente un'esperienza degna degli inferi, se il Diavolo avesse così deciso di farli soffrire.
Dai dottori non si riceveva risposta alcuna, quindi i disperati genitori avevano provato a fare ricerche online, fidandosi anche dei siti non proprio raccomandabili.
I risultati di ricerca erano però scarsi, e tutto ciò che si poteva trovare riguardante quella situazione erano casi superstiziosi nei quali articoli si narrava di angeli scesi per comunicare con la dormiente vittima.
C'era però un altro risultato di ricerca che riuniva gli stessi sintomi dei ragazzi, ed erano testimonianze di giovani risvegliati dopo sogni assurdi. Parlavano di un'antica leggenda Giapponese in qualche modo distorta, quella del Filo Rosso del Destino.
Narravano di visioni fiabesche avvenute durante il coma dei pazienti, i quali si trovavano con la propria o il proprio amato in un vuoto spazio, legati da un filo rosso posizionato sul mignolo della mano destra.
Le più frequenti notizie che si trovavano, però, erano di cronaca nera.
Raccontavano di casi come quelli Katsuki ed Izuku, di coma dai quali le giovani vittime mai riuscivano ad uscire e per questo, prima o poi, l'ospedale smetteva di occuparsi di loro abbandonandone le cure e lasciando che i pazienti lasciassero per sempre quel mondo.
Inko aveva paura.
Non aveva distolto lo sguardo da izuku un secondo, se non per mangiare, dormire e recarsi al bagno.
I dottori, valutando nuovamente in modo più accurato le condizioni fisiologiche dei pazienti e non avendo riscontrato di nuovo alcuna anomalia, avevano domandato alle madri il trasferimento dei figli in ospedale.
Entrambe le donne, però, avevano rifiutato. I dottori non avrebbero fatto nulla di più all'ospedale, potevano solo aspettare e monitorare il paziente, come avevano precedentemente annunciato, quindi le madri presero la decisione di restare accanto ai figli fino in fondo.
Nonostante la paura, c'era sempre un bagliore di speranza.E la speranza cominciò a brillare più forte, quando Izuku aprì gli occhi.
- Izuku! - Gridò colma di gioia Inko, gli occhi le si riempirono di felici lacrime mentre chiamava il nome del bambino e continuava a parlargli di quanto felice fosse, e che non sapeva cosa avrebbe dovuto fare ora. Blaterava un monologo che Izuku neanche sentiva, perché appena aperti gli occhi, l'unica cosa a cui riusciva a pensare era Bakugo.
- Kacchan... - sussurrò, facendo sì che la madre interrompesse il fiume di parole che andava dicendo.
Izuku scattò in piedi, come se avesse appena realizzato qualcosa di importante.
- Kacchan! - Ripetè scattando in piedi e urlando, col tono di una voce che non usciva da dodici giorni.Izuku in fretta e furia raggiunse l'atrio tenendosi a malapena in piedi e così fece Katsuki, anch'esso appena svegliato, lasciando che i genitori gridassero ai ragazzi preoccupati. Nonostante questi cercassero di ostacolarli nel loro intento, i ragazzi ora non vedevano altro che una strada davanti a sè, che li conduceva l'uno dall'altro.
"non dimenticarti di me, perché io mi ricorderò di te"
Che quella fosse finzione o realtà non aveva più importanza. I due dovevano vedersi, e per farlo, niente e nessuno sarebbe stato d'intralcio in quella strada, né genitori né condizioni fisiche avrebbero ostacolato quella corsa a piedi nudi sull'asfalto.
- Kacchan -
Fu un sussurro inudibile a confermare la presenza dell'altro ragazzo dall'altra parte della strada. Ora fermi, i ragazzi si guardarono lontani. Vestiti da notte, si trovavano ad un paio di centinaia di metri di distanza.
Un solo fulmineo incontro tra le iridi rosse e quelle verdi bastò perché i due ricominciassero a correre ancora più velocemente di prima.
L'affanno e le condizioni fisiche dei due rendevano difficili le azioni che essi stavano compiendo, ma era la mente e non il corpo a possedere il comando in quel momento, talmente focalizzato era il loro obiettivo che quando finalmente si trovarono l'uno davanti all'altro le gambe non potettero far altro che cedere. Ma loro erano troppo presi, e dovevano sapere. Col respiro affannato, i loro sguardi si incontrarono per un secondo ancora, incatenandosi.- Quello... non era un sogno, vero? -
Fine.
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Sì, per davvero stavolta :D
Finalmente sono riuscita a finire questa storia YE però mi mancherà... forse XD
Anyway, spero vi sia piaciuta e scusate per averla pubblicata in tipo 1 anno nonostante abbia solo 26 capitoli qwq
(Che poi in realtà il primo capitolo risale a molto tempo fa ed è stato dimenticato per un bel po' POVERINO)Comunque sì, ringrazio infinite volte chi mi ha seguito fin qui, davvero, vi voglio tanto bene❤
Non so se pubblicherò altre storie su wattpad, e sopratutto non credo che pubblicherò altre Fanfiction, però ecco il mio percorsino su watty l'ho fatto e non mi lamento per niente.Sono contenta di salutarvi con la fine di questa storia, perché ce l'ho avuta nel cuore da tanto tempo (soprattutto l'ultima frase che ha continuato a ronzarmi in testa per anni finché oggi non lho finalmente scritta XD)
E niente... spero di rivedervi con altre storie mie originali qui su Wattpad o su Webtoon/Tapas dove sto pubblicando un fumetto con mia sorella (di cui non sono molto soddisfatta ma Vabbè, se c'è di mezzo mia sorella bisogna scendere ad un sacco di compromessi -_- quindi alla fine è più sua che mia XD)E niente... Sayounara a tutti voi, avete reso questi anni bellissimi, grazie dal profondo del cuore,
Andrea❤
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The Red String
FanfictionE se la leggenda del filo rosso non fosse come tutti ce l'hanno sempre raccontata? °°°°°°°°°°°°°°°° Nonostante la storia si svolga in Giappone data la provenienza dei personaggi, il regolamento scolastico e la gestione delle scuole sono come quelle...