7. L'altra faccia della medaglia

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Appena rientro nel mio alloggio dopo aver accompagnato Dominic al suo, non faccio in tempo a spalancare la porta d'ingresso perché trovo mia zia che corre verso di me sbraitando.

«Dove diavolo sei stata?» mi chiede praticamente urlando.

Chiudo immediatamente la porta prima che qualcuno possa sentirla. I soliti impiccioni potrebbero tentare di ascoltare la nostra conversazione e spettegolare. «Al concerto con Dominic, te l'avevo detto.»

«Tu non mi avevi specificato che saresti ritornata così tardi!» 

La sua faccia è furiosa. Ha anche le braccia severamente incrociate al petto. Odio farla arrabbiare. Ma ammetto che la colpa è soltanto mia: mentre ero su Aramis non le avevo riferito che avremmo superato notevolmente l'orario del coprifuoco. Né l'ho avvisata quando siamo partiti per tornare.

Trascorro un'ora intera a domandarle di perdonarmi – e a sbadigliare di continuo – per averla fatta preoccupare. Insomma, la capisco, pensava che fossimo stati attaccati dallo sconosciuto da cui proteggo Dominic.

«Adesso che sei una guardia del corpo dovresti prestare attenzione a molteplici aspetti» mi rimprovera fra le tante cose. «Ho acconsentito alla sua richiesta di andare a un concerto, sebbene l'idea non mi piacesse per niente, ma non potete tornare a notte fonda. Lo sai quanto potrebbe essere rischioso per entrambi? Il ruolo che stai ricoprendo è molto importante.»

Annuisco, dicendole che se fosse stato per me non ci sarei neppure andata al concerto. Lo avevo perfino fatto notare al cretino che questa situazione poteva essere pericolosa. Evito, però, di raccontare a mia zia di aver avuto la sensazione che qualcuno ci stesse seguendo. Mi vengono i brividi al solo pensiero.

Prima di poter infilarmi sotto le coperte, mi consiglia di non acconsentire a ogni richiesta di Dominic. «Ricordati che non sei una dama di compagnia. Sei la persona che difende la sua incolumità. Perciò hai l'obbligo di valutare bene le azioni di Dominic per non mettere a rischio la sua vita.»

Quando le menziono la lista delle regole che ho scritto apposta per lui – e che il signorino non avrà sicuramente letto – mi suggerisce di farmi valere.

L'indomani mattina sono seduta a un tavolino della caffetteria della centrale proprio con lui. Voleva fare colazione e ha atteso fino alle nove, l'ora in cui mi sono svegliata e che la sera precedente gli ho costretto a rispettare. Credo di aver iniziato ad attuare brillantemente il consiglio di mia zia.

«Oggi pomeriggio andrò al poligono di tiro» lo informo, mentre beviamo una tazza di caffè. «Quindi rimarrai in casa.»

Dominic, di fronte a me, sbuffa e assume una delle sue celebri smorfie contrariate. «Alle tre ho appuntamento con un mio amico per andare in palestra e poi dobbiamo vedere il campionato di basket.»

«Innanzitutto, che devi fare in palestra? Non mi dire che ti alleni veramente perché hai le braccia più molli della ricotta.» Le fisso, benché siano coperte dalla felpa. «In secondo luogo, non assisterò insieme a voi a una stupida partita di basket. Per questa ragione, oggi starai rinchiuso nel tuo alloggio finché non avrò terminato il mio allenamento.»

«Scordatelo.»

«Non cambierò decisione.»

«Sei una guastafeste. Che cazzo ti costa spostare il tuo impegno?»

«Potrei proporti la stessa cosa.»

«No, truffatrice: dobbiamo venirci incontro. Non ho l'assoluta intenzione di far saltare i miei programmi per favorire i tuoi a causa di questa stronzata della mia protezione.»

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