5. La maledizione del guastafeste

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Sto seguendo lo scarto umano verso le cucine. Sono proprio al suo fianco. E cammino come fossi un bradipo anziano. Ho tanto sonno ma, sfortunatamente, non posso tornare a dormire perché devo scortare Dominic e restare con lui fino all'ora di pranzo.

Quando arriviamo all'ingresso delle cucine, Dominic mi chiede di aspettare un attimo fuori. I cuochi non sanno nulla della sua guardia del corpo – o meglio, il pettegolezzo non si è ancora diffuso – perciò deve dare una spiegazione prima che io mi presenti e rimanga dentro per tutto il tempo.

Faccio uno sguaiato ed enorme sbadiglio, sono appena le sette di mattina. Esattamente in questo istante incrocio il viso di Derek che avanza nel corridoio, sta per iniziare il suo turno di guardia. Dannazione, non ho neppure coperto la bocca con una mano!

Lui mi fa il saluto militare. «Buongiorno, collega! Ti sta bene la divisa.»

Noto che mi sta osservando per bene, sento come se il suo sguardo stesse effettuando una radiografia. Oggi indosso per la prima volta una divisa della centrale di polizia spaziale. Be', non è certamente paragonabile a quella fighissima di mia zia: mi hanno dato un paio di pantaloni scuri uniti a una giacca di cotone dello stesso colore, è dotata di quattro tasche, su quella a sinistra è ricamato lo stemma della centrale, e le maniche terminano con due polsini chiudibili grazie ai bottoni. Per completare il tutto, ho un paio di anfibi neri ai piedi. In breve, non ho esclamato wow appena l'ho vista, pensavo a qualcosa di più... figo, insomma.

Ah, e ho la vita stretta da una cintura con il fodero che custodisce la pistola che mi hanno dato. Quando la sfioro con le dita avverto l'angoscia. Sto girando per la centrale con una vera arma.

Ringrazio Derek per il suo complimento. Lui si scompiglia i riccioli biondi e io spalanco la bocca incantata, ho la bava.

«Sono sicuro che sarai in grado di fare un buon lavoro, confido in te» mi dice.

I miei occhi luccicano molto di più rispetto a quando ammiro la pizza fumante nel cartone. Mi riscuoto dallo stato trasognante solo perché Derek è leggermente in ritardo per il lavoro e mi saluta un'ultima volta. Io agito una mano come una bimba felice mentre lo vedo proseguire dalla parte opposta.

Avverto un pff alle mie spalle, proprio in direzione dell'entrata nelle cucine: Dominic è fermo sulla soglia. Scuote la testa.

«Ti piace Collins?»

Cazzo, lo ha capito. Tento di deviare il discorso. «Da quanto tempo sei lì?»

«Abbastanza da averti visto imbambolata di fronte al suo bel faccino...»

«Non è vero.»

«Come no, mancavano pochi secondi e gli saresti saltata addosso.»

Mi sforzo di non arrossire per l'imbarazzo. «In qualunque caso, questi non sono affari tuoi.»

Dominic comincia a ridere di gusto e io sto per tirargli un pugno. «Che cosa c'è di così divertente?»

«Perché Collins non ti caga neppure.»

Le sue risate malvagie mi fanno innervosire parecchio. Soprattutto le sue parole. «Non sai niente del nostro rapporto.»

«Quando una persona è interessata all'altra è palese. Io, invece, ho visto solamente uno dei due con l'acquolina in bocca mentre immaginava il luogo perfetto per pomiciare.»

Respira, Eva, respira. Per sua fortuna, un cuoco fa capolino nella nostra discussione invitandoci ad entrare. Dominic segue il suo collega continuando a scuotere divertito il capo, nel frattempo io sto cercando di contare fino a diecimila per non esplodere davanti alla brigata di cucina.

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