6. Opposto è il contrario di uguale

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Dominic mi ha riferito di vestirmi in maniera adeguata alla tipologia di concerto che andremo a vedere questa sera. Tralasciando che non sono contenta di uscire dalla centrale e che non amo particolarmente il genere di musica che suonano gli Stardom, ho cercato di trovare qualche vestito adatto nel mio guardaroba. Alla fine ho ripiegato su una giacca di pelle nera, una maglia nera, un paio di leggings del medesimo colore e i miei anfibi della divisa. In pratica, sono completamente nera. Se non si è capito.

Quando Dominic mi vede, esibisce una smorfia ricavata dal suo solito repertorio. Indossa una t-shirt con una farfalla rosa che gronda di sangue, il logo della band. Raccapricciante.

«Sei pronta per fare una rapina? Se lo desideri, posso prestarti anche un passamontagna dal mio armadio.»

Era già ovvia una sua critica. «E tu che cosa te ne fai?»

«Forza, andiamo. La zona delle navicelle spaziali è al piano terra.»

Ha cambiato discorso. Usciamo dall'area degli alloggi, oltrepassando le porte scorrevoli e prendendo l'ascensore per raggiungere il piano terra. Poi entriamo nella zona delle navicelle. Si tratta di una sorta di capannone in cui sono parcheggiati diversi veicoli spaziali di varie dimensioni, utilizzati per raggiungere gli altri luoghi del cosmo, perlomeno quelli dove noi umani siamo riusciti a spingerci nel corso degli anni. Sono salita dentro uno di essi soltanto qualche mese fa, quando ho fatto il viaggio dalla Terra alla luna di Aramis per trasferirmi nella centrale.

Seguo Dominic che si avvicina a una piccola navetta, è di forma rotondeggiante e lo sportello si apre come un guscio. Ciò, però, che più adoro è il suo colore blu sgargiante. Ci infiliamo all'interno e sprofondo sul sedile del passeggero, alle mie spalle ce ne sono altri due. Accanto a me si siede Dominic. Il suo tonfo solleva un leggero fruscio che porta con sé l'odore della pelle nuova da cui sono rivestiti i sedili.

«Sei capace di pilotare un mezzo del genere?» chiedo.

Lui si sta allacciando la cintura di sicurezza. «Ovvio.»

«Quindi hai preso il brevetto.»

«No.»

«Prego?»

«Non ho alcun brevetto, ma sono sempre salito con mio nonno e ho imparato a guidare.»

Guardo allibita l'intera tastiera dei comandi davanti a noi, fatta di pulsanti e leve di cui non conosco assolutamente la funzione. «Che cosa cazzo hai detto?» Lo scandisco.

«Senti, devi stare tranquilla. So come pilotare, non ci saranno problemi. Non è la prima volta che lo faccio.»

La mia faccia è diventata un lenzuolo bianco. «Stai guidando una navicella e non hai nemmeno un permesso! Che cosa direbbero Joseph e tuo nonno se lo sapessero?»

«Loro sono qui? Non mi pare.»

Lo prenderei a pugni, ve lo giuro.

«Io dovrei fidarmi di una persona che non ha neanche il brevetto?» Sto per aprire il guscio e uscire da lì.

Dominic sbotta. «Puoi piantarla di preoccuparti? Se non fossi sicuro delle mie abilità, avrei già chiesto a qualcuno di accompagnarci. So come pilotare questo aggeggio.»

Preme qualche comando e avverto il rumore dei motori della navetta accendersi e riscaldarsi. Nel frattempo mi sto ripetendo nella mente perché diamine ho accettato di andare a quello stupido concerto che neppure mi interessa, e di contare fino a diecimila per evitare di esplodere. Ormai è ufficialmente il mio mantra.

Mi attacco alla maniglia di sicurezza che è sistemata verso l'alto e la stringo più forte che posso. Ragazzi, ho veramente paura. Non mi fido per niente di Dominic. È stato capace di perdere una gara di cucina nonostante stia svolgendo il tirocinio per diventare uno chef. Come potrei essere sicura che questo non sia il mio ultimo viaggio?

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