13. Le sorprese non finiscono mai

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Roxane mi sta passando l'arricciacapelli sulla mia chioma per creare dei boccoli perfetti. Io tendenzialmente ho i capelli mossi, ma non vanto onde molto definite, così ogni tanto cerco di sistemarli. Faccio un gemito di dolore quando mi tira eccessivamente qualche ciocca. «Fai piano!»

«Scuuusa» si giustifica lei di continuo.

È entrata poco fa nel mio alloggio con una borsa contenente tutto il kit per questa sera. Ci sarà la festa per l'anniversario dei vent'anni dalla costruzione della centrale e Rox mi sta aiutando a prepararmi, ci troviamo nel mio bagno. Saremo lì per le venti, manca circa un'ora. 

Joseph mi ha riferito che io e Dominic potremmo partecipare, anzi, sarebbe più che giusto. E, rullo di tamburi, non dovrò lavorare. Ci ha detto che, chiunque sia questo Willy, sarà indubbiamente presente all'evento, perciò non avrà la possibilità di attaccare suo fratello a meno che non voglia rivelare la sua identità.

Gli ho ripetuto se ne è davvero sicuro, e lui mi ha risposto che avrebbero controllato la presenza di eventuali trappole in ogni angolo della centrale. Siccome non ho ancora ricevuto nessuna segnalazione dalla squadra di sicurezza, credo proprio che Willy ci lascerà in pace, almeno per questa sera.

Joseph arriverà più tardi alla festa perché al momento sta presenziando a una conferenza molto importante su Aramis – di cui non so assolutamente l'argomento e non me ne importa – quindi io, Roxane e mia zia dovremmo andare a prendere Dominic e portarlo con noi.

Roxane ha deciso di vestirsi a casa mia, infatti nella borsa ha infilato anche un abito corto color turchese che le sta veramente bene. Non ha smesso di ammirarsi allo specchio della mia stanza da dieci minuti. «Mi sta divinamente, concordi?»

«Certo» rispondo, mentre apro il mio armadio e afferro il vestito che indosserò stasera. È corto come quello di Rox, mi arriva più o meno fino all'altezza del ginocchio. È stretto sulla vita per poi allargarsi in alcune balze accennate. La cosa che adoro di più di questo abito è la sua tonalità azzurro pastello, adoro i colori tranquilli. Non è nuovo, l'ho indossato in occasione del battesimo di mia cugina esattamente due anni fa, sulla Terra. L'ho riprovato ieri e, nonostante il cibo spazzatura di cui ultimamente mi rimpinzo, ci entro ancora.

«Ecco le mie scarpe, Eva.» Mia zia fa irruzione nella stanza subito dopo aver finito di prepararmi. Allunga un paio di scarpette con il tacco verso di me. Sono azzurre, in tinta con il mio abbigliamento, e le avevo chiesto se potesse prestarmele. «Guai a te se le rovini, non hai idea di quanto le abbia pagate. Indossale come fossero d'oro.»

«Promesso!» Le prendo, entusiasta. Poi le rivolgo un'occhiata perplessa. È ancora in divisa. «Quando hai intenzione di cambiarti? Manca soltanto mezzora.»

«Non sono una lumaca come te» ribatte lei. «Aspettatemi in salotto se avete finito.»

Io e Roxane torniamo in bagno e ci diamo un ultimo ritocco al viso. Passo un rossetto chiaro sulle labbra e mi aggiusto qualche ciuffo di capelli fuori posto, mentre lei spruzza troppo profumo e comincio a tossire. Ci dirigiamo in soggiorno e attendiamo l'arrivo di mia zia.

«Nel bagno non si riesce a respirare, ragazze» dice quando riappare, tossendo e storcendo il naso. «Se avete fatto la doccia non potete puzzare, perciò non c'è bisogno di svuotarvi la boccetta di profumo addosso.»

Intanto sta cercando di mettersi un orecchino pendente. È bellissima: ha scelto un abito rosso ornato da alcune pietrine luminose. È lungo, le arriva fino al tacco delle scarpe, e ha un vistoso spacco sul lato destro della gamba. Il rossetto rosso scuro che le tinge le labbra è abbinato al vestito. Rimango senza parole. L'ho vista tante volte elegante, ma questa sera è spettacolare. Pure Rox è rimasta stupefatta. «Cavolo, Altea, sei pronta per rimorchiare qualche bel poliziotto?»

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