10. Benvenuto signor caos

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L'indomani mattina, quando la sveglia che ho impostato sullo smartwatch comincia a trillare alle nove in punto, avverto subito un gran mal di testa. Sollevo il capo dal cuscino e, mentre sistemo la federa che lo ricopre, mi accorgo che è un po' umidiccia.

È sufficiente perché tutto ciò che è successo la sera precedente, in ogni suo dettaglio, mi travolga come un fiume in piena.

Vado in bagno e mi guardo allo specchio: ho gli occhi gonfi dal pianto e due brutte occhiaie violacee. A osservarmi attentamente mi sento davvero uno schifo.

Scuoto la testa. No, non voglio ricordare nulla di ieri sera. Non sono ancora in grado di realizzare concretamente la situazione e potrei ricadere nuovamente in lacrime. Fra poco dovrò andare da Dominic e accompagnarlo nelle cucine.

Finisco di prepararmi, ho dieci minuti di tempo – e io sono lentissima, infatti non riesco mai a fare colazione –, mi infilo la divisa e afferro lo smartwatch, stringendolo al polso. Emette un breve bip. Ho appena ricevuto un messaggio. Ed è da parte di Flora.

Cara Eva, ti scrivo per comunicarti una bella notizia: potrai tornare al circolo di lettura. Dominic Martinez mi ha telefonato stamattina, scusandosi per il comportamento della scorsa volta e ha messo una buona parola su di te. Mi ha convinto. A questo punto, ti aspetto per il prossimo incontro. Baci.

Sotto il suo messaggio c'è una piccola nota.

P.S.: il tuo amico non è invitato all'interno del mio salotto.

Vorrei avere due maracas fra le mani per festeggiare. Dominic ha mantenuto la sua promessa! Ci ha messo un po', ma alla fine l'ha fatto. Forse dovrei avere più fiducia in lui.

Non ho ancora trovato il momento giusto per ringraziarlo. Siamo in cucina già da qualche ora, fra poco scoccherà il mezzogiorno. Dominic mi ha chiesto di portargli un bicchiere di succo, così ho preso il brick dal frigo e ne ho versato un po' nel bicchiere. Mi destreggio fra i cuochi intenti a camminare da una parte all'altra del posto e glielo porgo. «Tieni.»

Lui ringrazia e mi dice di appoggiarlo accanto ai fornelli. Guardo che cosa sta preparando: stringe il manico di una padella con una mano e con l'altra una bottiglia di vino bianco che sta versando intorno al polpo. Ha sollevato un profumino buonissimo. E lui sembra un vero chef.

«Sai, credo che tu sia sprecato in questa cucina, hai molto talento...» commento. Sono sicura che uscirà un bel piatto. «Si nota il tuo grande amore per la cucina.»

«Che novità, altrimenti perché mi troverei qui?» Lascia la bottiglia di vino e afferra il bicchiere di succo per berne un sorso.

«Non sai trattenere la tua lingua velenosa nemmeno di fronte a un complimento.»

«Stavo scherzando, truffatrice.» Emette un lieve sospiro. «Grazie» risponde sincero, e mi fa un sorriso.

«Grazie a te, invece. Flora mi ha scritto un messaggio questa mattina e mi ha raccontato quello che hai fatto.»

«Be', siccome mantengo sempre la parola», io soffoco una risata di scherno, «era giusto che mi scusassi con la tua amica. Ora puoi ritornare al circolo degli sfigati.»

Lo guardo di sbieco.

Appena termina il turno nelle cucine, Joseph lo chiama al cellulare chiedendogli di raggiungerlo nel suo ufficio. Scorto Dominic fino al quinto piano, dopodiché prendo ancora l'ascensore per scendere al secondo. Vorrei prendere un caffè alla caffetteria poiché sto continuando a sbadigliare dalla stanchezza. Stanotte ho dormito proprio male.

Le porte dell'ascensore si aprono, permettendomi di uscire. Attraverso il piccolo corridoio che conduce alla caffetteria e mi imbatto in una specie di bancarella, perlopiù si tratta di un tavolo da pranzo colmo di maglie, pantaloni e cappellini, sopra ognuno di essi è ricamato lo stemma della centrale di polizia. Rallento il passo per osservare meglio la bancarella improvvisata e vedo un ragazzo seduto al di là del tavolo.

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