Buon sangue non mente [SPECIALE 3]

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"Le donne, quando non amano, hanno tutto il sangue freddo di un vecchio avvocato."- Honoré de Balzac.

"- Honoré de Balzac

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Naomi Tanaka

Ricordo che mia madre possedeva un libro sul marketing, nella biblioteca di casa nostra. Per noia lo sfogliai quando ero piccola, quando ancora non avevo nemmeno 14 anni. E nella pagina iniziale ci trovai scritta una frase che mi rimase impressa negli anni a venire, un aforisma di Oscar Wilde.
"Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto."

Mia madre era una arrampicatrice sociale. Il suo nome, Choi Young-mi, la descriveva appieno. Prosperità ed eterna bellezza. Era nata da una ricca famiglia di Seoul e lì aveva iniziato la sua carriera, prima da modella e in seguito da attrice di successo in tutto il mondo. A 23 anni si sposò con un uomo giapponese più grande di lei di dieci anni, Shoto Tanaka. Era un famoso regista e scrittore, che aveva conosciuto sul set di un film.
Fin da quando ne ho memoria, non ricordo una sola volta in cui io abbia cenato con entrambi i miei genitori. Per la maggior parte delle volte era mio padre quello assente, per lunghi periodi, mentre a volte lo erano entrambi ed io passavo le mie giornate nella noia, tra la scuola e lo studio, con la sola compagnia dei domestici. Non avevo amiche, perché mi isolavo e ritenevo chiunque mi girasse intorno "non alla mia altezza". O almeno, questo era quello che mi faceva sempre credere mia madre.
Le nostre cene, in assenza di papà, giravano sempre su due orbite. Una erano le lamentele di lei nei confronti di suo marito. Shoto Tanaka non era all'altezza, non era attraente come lei, non le dava attenzioni, era insicuro, non la meritava; non ricordo una sola volta in cui mia madre abbia parlato bene di mio padre. Per lei era solo un uomo debole, privo di gusto e intelligenza.
L'altra orbita riguardava i suoi insegnamenti. Mi diceva cosa dovevo fare per raggiungere i miei obiettivi e come essere La migliore. Mi diceva che nessuno poteva competere con lei e, di conseguenza, con me. Essere sua figlia significava avere già la strada spianata per un futuro pieno di possibilità. In sostanza, non avevo bisogno di impegnarmi troppo in nulla, perché bastava il mio nome ad assicurarmi una carriera brillante.

La mia adolescenza fu segnata da una costante pressione e da continui attacchi d'ansia. Tutti si aspettavano il meglio da me, tutti mi paragonavano a mia madre. Io non ero Naomi, ma "la figlia della famosa modella e attrice Choi Young-mi." Ero diventata la sua ombra. Divenne così il mio unico punto di riferimento e iniziai a fare di tutto per farmi notare da lei e dal mondo per quello che volevo essere. Volevo con tutta me stessa che lei fosse fiera di me e che mi ritenesse "all'altezza" di essere sua figlia.
E più il mio desiderio di farmi valere cresceva, più il disprezzo e l'odio per mio padre aumentavano. Non lo vedevo praticamente mai, ancora meno di mia madre, e quando succedeva mi trattava con indifferenza, come se quasi non esistessi. Non aveva tempo per me e per le mie inutili chiacchiere e allora preferivo la presenza della mamma, che sempre mi parlava di sé, di come era arrivata alle vette del successo manovrando uomini su uomini come pedine, e denigrando mio padre e dipingendolo come uomo che aveva sposato solo per facciata.

𝐉𝐮𝐬𝐭 𝐒𝐞𝐱... 𝐎𝐫 𝐌𝐨𝐫𝐞? «Levi x Reader»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora