I Put a Spell on You [SPECIALE 2]

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[PREMESSA
Non voglio giustificare in alcun modo certi atteggiamenti e la violenza in una coppia, assolutamente! Al contrario, è da condannare e se voi (o qualcuno che conoscete) siete in questa situazione, chiedete aiuto.
Il mio scopo, con questo speciale, è semplicemente mostrare "l'altro lato della medaglia".]

"Ho sempre voluto essere come Holden Caulfield, protagonista del libro "Il giovane Holden" di J. D. Salinger. Un adolescente cinico, ribelle, ma sensibile e bisognoso d'affetto, alla perenne ricerca di qualcosa di vero nella sua vita e che vaga per una New York piena di persone "fasulle" e ipocrite. Un simbolo anticonformista, che vuole trovare il suo spazio nel mondo ma che tuttavia vuole anche rimanere se stesso; desideroso di proteggere l’innocenza dell’infanzia da quel mondo falso e meschino in cui si rifiuta di vivere.
Ma io ero soltanto uno stronzo."

Christopher Ishii

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Christopher Ishii

Ricordo mia madre come una donna bellissima, dai capelli rossi e gli occhi color nocciola. Da lei ho preso solo questi ultimi, mentre la mia chioma bionda appartiene alla nonna.
Come donna non era accattivante o sexy, no. Aveva una bellezza candida e genuina. Persino il suo nome, fin da piccolo, mi aveva sempre affascinato: Isabella. Suonava così bene da pronunciare. Oltretutto, era una donna estremamente buona, altruista ed empatica, forse troppo per questa crudele società. Pensava sempre prima agli altri, mai a se stessa. E il matrimonio con mio padre era dovuto proprio a questo suo atteggiamento.
Quest'ultimo, Kaoru Ishii, era un giovane avvocato giapponese, quando conobbe mia madre durante un viaggio in Italia, più precisamente in Sardegna. Seppur attraente, non era un uomo bello tanto quanto mia madre e non aveva nemmeno un briciolo della sua bontà, ma proveniva da una famiglia benestante e aveva un solido patrimonio, mentre lei era di una famiglia dalle umili radici. Mio padre si innamorò subito di lei e volle sposarla, ma sono convinto che mia madre non ne fu mai veramente innamorata. Il suo desiderio era che i suoi genitori non finissero in mezzo alla strada e per questo dopo il matrimonio ogni mese inviava loro una somma di denaro.
Infatti da quando ne ho memoria non ho mai visto affetto da parte sua nei confronti di suo marito, e forse anche l'amore di mio padre col tempo si dissipò quasi totalmente.

I ricordi della mia infanzia sono pressoché tutti uguali. Liti, cene silenziose e le opinioni contrastanti dei miei genitori per quanto riguardava la mia educazione.
-Se qualcuno a scuola ti importuna, tu vai dalla maestra.- Diceva mia madre.
-Se qualcuno a scuola ti picchia, tu picchialo il doppio. Se vai dalla maestra sarai la checca della classe.- Mi ripeteva mio padre.
Al contrario di mamma, papá era scontroso, irascibile, non alla mano. Ogni piccolo torto o incomprensione poteva portare ad una discussione e lui aveva sempre la meglio, a causa del carattere passivo della moglie. Era inoltre manesco alle volte, perciò capitava che mia madre si beccasse uno schiaffo in pieno viso ed io in quei momenti stavo bene attento a tenermi alla larga. Non solo perché lei me lo diceva sempre, ma avevo anche paura di essere picchiato a mia volta e non volevo fare un torto a papá quando era arrabbiato. Solo una volta mi intromisi.
Avevo otto anni ed era una sera di dicembre, vicino alle feste natalizie. Papà e mamma erano in cucina e stavano litigando, come al solito, ed io ero seduto sul divano in salotto. Sentii il rumore di uno schiaffo e, d'istinto, mi alzai per sbirciare cosa stava succedendo. Sporsi la testa da dietro la porta e in quel momento vidi la mano di mio padre alzarsi di nuovo in aria, pronta a colpire ancora. Da quel che sapevo era la prima volta, non alzava mai le mani più di una volta di seguito, quindi era possibile avesse bevuto.
Fu allora che venni fuori dal mio nascondiglio. Sembrava andare tutto a rallentatore, mentre spingevo mio padre per allontanarlo dalla mamma. Ero piccolo ma ebbi abbastanza forza da far sì che quella mano non le colpisse il volto e volli pensare che era perché ero forte e potevo batterlo; da quando ne ho memoria avevo sempre praticato judo, taekwondo, kickboxing e kendo e per quello col tempo divenni molto forte, ma all'epoca molto probabilmente ero riuscito a spingere quell'uomo possente di mio padre perché lo colsi di sorpresa.
Senza mostrare il minimo turbamento, mi disse di andare in camera mia e qualche minuto dopo venne da me a parlarmi, calmo e imperturbabile, seduto sul mio letto.
-Tu sai che amo la mamma e cerco di trattarla bene. Ma certe volte tua madre, come tutte le donne, va domata. Ad una donna devi far capire che tu comandi e che l'ultima parola su tutto spetta a te. Quando è una semplice findanzata devi essere più comprensivo, più paziente. Ma quando diventa moglie, devi tenerla sotto controllo. Ecco, vedila come un cane. La tratti bene e la ami, ma quando sbaglia devi punirla e assicurarti non lo faccia più. Perché è qualcosa che ti sei guadagnato.-
-Guadagnato?-
-Sì, come... Come i trofei e le medaglie che vinci ai tornei.- Mio padre posò gli occhi sulla mensola. -E... Tu ami quando hai tanti premi, non è vero?-
-Sì papá.-
Da piccolo capii la metà di ciò che mi disse. E non capii nemmeno il significato di fondo del suo ultimo paragone coi trofei. Sapevo solo che quell'uomo lo disprezzavo, dal profondo del mio cuore.

𝐉𝐮𝐬𝐭 𝐒𝐞𝐱... 𝐎𝐫 𝐌𝐨𝐫𝐞? «Levi x Reader»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora