CAPITOLO XII-Troppe domande

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"Ahia cazzo!" sbotta Jack strizzando gli occhi e buttando la testa indietro esaltando il suo collo imperlato di sudore.
Deglutisce e improvvisamente mi perdo nei miei pensieri,mi accorgo di starlo a fissare solo quando lui dischiude leggermente un occhio non sentendo più il bruciore sulla mano.
"Che hai da guardare Foster?" dice con un sorriso accennato,divertito dall'avermi sorpreso a guardarlo come un lupo guarda la sua luna.
Panico.
Panico più totale.
Non rispondo.
Cosa dovrei rispondere? Che potrei guardalo all'infinito esattamente così com'è ora? Ecco,meglio di no.
Non so grazie a chi o a cosa riesco a unire qualche parole e elaborare un qualcosa che abbia un senso.
"No,nulla."
'Dai Brooklyn,questo è il massimo della tua improvvisazione?' Mi incita il mio subconscio.
"Stavo solo pensando solo a quante volte tu ti sia procuratore queste ferite fino ad ora e di quanto abbia fatto male..." dico tamponando con delicatezza le nocche arrossate e sanguinanti.
A dirla tutta,mi interessa davvero,non è solo una frase da improvvisazione che viene fuori nei momenti di imbarazzo o di silenzio.
"È una conseguenza Foster.Quando uso i guantoni questo non accade,perché ovviamente arrivano loro prima delle mie nocche chiaramente. Ma in questo modo non ho la soddisfazione che provo,invece,quando ho solo le fasce,quando quei pugni sferzati al sacco non diventano macchie su quel cotone bianco e dolore. Solo allora capisco di aver tirato fuori tutto. Tutto quello che avevo dentro." dice tutto d'un fiato,con gli occhi fissi nei miei,come inchiodati.
Si irrigidisce e respira a fatica,come se non riuscisse più ad assimilare aria,come se avesse scoperto una sua parte nascosta,forse da fin troppo tempo,forse troppo infondo.
Tutto. Cos'è tutto? Cos'ha dentro di lui? Perché si nasconde nelle ombre per sfogarsi?Appena sto per chiederli dell'altro,lui mi precede.
"Invece tu? Che ci facevi qui,a quest'ora?" si divaga cambiando discorso,guardando la felpa che ho allacciata in vita,la sua felpa.
Sa già la risposta. Ovvio che la sa.
Decido di non girarci attorno questa volta e vado dritta al sodo.
"Sapevo di poterti trovare qui. Perciò ne ho approfittato per riportarti la felpa,solo che poi beh..." dico guardando le sue mani e pensando a quello che è appena accaduto.
Improvvisamente sentiamo un rumore,una chiave che entra in una serratura,la serratura del lucchetto.
Cazzo il proprietario.
Occhi di ghiaccio afferra il mio polso. Il suo tocco a contatto con la mia pelle provoca una scossa,una scossa che percorre tutto il mio corpo risalendomi sulla spina dorsale. Con forza e sicurezza,ma senza farmi alcun male mi trascina dietro a un ripostiglio.
"Ma che caz-" istintivamente sbotto ma Jack mi serra le labbra con le dita tenendo ben stratta la presa sul mio polso.
Eccola di nuovo. La scossa.
Inizio a non capire più niente e la mia mente viaggia creando mille scenari possibili.
I suoi occhi sono fissi sulla porta del ripostiglio,il suo pomo d'Adamo fa su e giù come un ascensore e grazie alla vicinanza riesco a sentire il suo cuore. Batte forte.
Sposta il suo sguardo su di me,i suoi occhi su di me.
Nei suoi occhi vedo la sua anima,il suo cuore,le sensazioni che sta provando in questo momento.
I miei occhi incrociano i suoi e lui deglutisce.
'Gola secca eehhh!?'
Ovviamente il mio subconscio non riesce a stare mai zitto,figuriamoci in questi momenti.
Veniamo distratti da una luce di torcia che illumina i muri della palestra e una voce ovattata che sembra dire: "Noah,sei tu? So che sei qui,ritorna da me"
È un uomo,dalla voce si direbbe di mezza età. Percepisco tristi emozioni nella sua voce,ma anche speranza.Noah? Chi è Noah?
Noto lo sguardo di Jack,cambia espressione:non è più preoccupato,sembra anzi sollevato,commosso e nostalgico.
Ma sono io? O è normale che non stia capendo che cazzo sta succedendo?
Dopo esser rimasto immobilizzato nella stessa posizione per qualche minuto ritorna con la testa sulle spalle e mi incita a seguirlo. Mi indica una piccola finestra e dei cartoni inzuppati di polvere per poterla raggiungere.
Ma è matto questo?
Faccio come mi ha detto,ma puntualmente qualcosa deve andare storto. Appena metto il piede su una scatola di cartone mi accorgo che quest'ultimo è vuoto e quindi il mio piede ci inciampa dentro.
Devo ringraziare i riflessi pronti di occhi di ghiaccio,grazie ai quali lui mi prende per i fianchi e mi rimette in equilibrio.
'Imbarazzante vero?' commenta il mio subconscio facendosi una risata,
"Sta zitto" penso,ma Jack mi guarda con un punto interrogativo in faccia e capisco di averlo detto ad altra voce.
Che figura di merda.
Riesco a salire e a scavalcare la finestra. Guardo al di fuori e noto l'altezza,eh,adesso come scendo?
'Dai Brook,fatti coraggio,non è poi così alto'
Per una volta cerco di seguire il mio subconscio,chiudo gli occhi,mi butto completamente alla cieca timorosa e prego di non atterrare a pezzettini sul cemento.Ma fortunatamente mi va bene,perdo un po' l'equilibrio ma riesco a restare in pieni.
Dietro di me c'è Jack. Lui è riuscito a scendere senza alcun problema,come se lo facesse tutti i giorni...
Si guarda indietro per accertarsi che sia tutto apposto e dopo aver controllato mi guarda,con un sorriso sbarazzino,quel solito sorriso che ti spunta dopo aver fatto una cazzata,che però tanto cazzata non è se ti ha fatto divertire e sentire vivo.
Ricambio il sorriso e il mio cuore perde un battito.
C'è un momento di silenzio imbarazzante,che però viene spezzato dalla sua voce
"Okay Foster,ora ti riporto a casa"
Mentre camminiamo a pochi passi l'uno dall'altra,in silenzio,la mia mente viaggia e cerco di spiegarmi quello che è appena successo. In questo momento ho più domande e suppozioni che aria nei polmoni e inizio,come mio solito,a parlare a raffica,indipendentemente da chi ho davanti a me.
"Ma chi era quell'uomo? E perché era in palestra a quest'ora? E perché chiamava un certo Noah? Chi è Noah? E perché-"
Jack mi interrompe con gli occhi spalancati e le mani in segno di resa
"Uouo calma bambolina! Ma quanto parli?"dice con le labbra piegate in un sorriso divertito
"Ehm...si..i pensieri volano a raffica nella mia mente e quindi anche quando le pronuncio per riuscire a dire tutto"
Ridiamo.
Cazzo la sua risata è perfetta. E contagiosa.
Mi accorgo che siamo arrivati davanti casa mia e mi sorge una domanda
'Ma che strano? Brook che ha una domanda in mente? Mai successo'
E ora come faccio ad entrare in casa? Se uso la tecnica da persone mentalmente stabili,ovvero usare la porta,mio padre mi vedrà e inizierà a fare mille domande.
'Ah allora questa qualità è di famiglia'
Dietro la mia stanza scorgo una pianta rampicante e mi chiedo se riuscirebbe a tenermi...provare non costa nulla.
Mettendo le mani e i piedi nei punti giusti riesco a salire e sento le foglie muoversi dietro di me. È Jack.
Entro in camera e lui resta in bilico su quella povera pianta. Non credo riuscirà a tenerlo per molto.
Non so cosa stia aspettando...
Dopo qualche secondo alza il suo sguardo,è serio.
"Foster,vuoi delle risposte alle tue domande?Allora prendi una penna"
Ma cosa? Confusa faccio come mi dice e gliela porgo.
"Dammi la mano" continua
Ancora più confusa gli porgo anche la mano.
Inizia a scriverci qualcosa sopra è una volta finito mi restituisce la penna.
Senza dire nulla,scende.
"Vai lì è tutte le tue domande avranno delle risposte" dice andandosene,ormai lontanato dalla mia finestra.
Bene,più confusa di così non si può,e so che questa notte la passerò in bianco,a guardare la mia mano e leggere ciò che c'è scritto:
"SABATO
10:30
AGAINST STREET"

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Ciao a tutti,ecco qui un nuovo capitolo di questa storia! Scusate per l'assenza,ma da questo capitolo in poi,questa storia verrà aggiornata il lunedì,ogni settimana.
Bene,bene,bene... chi se la sarebbe mai aspettata un'avventura del genere? Cosa troverà Brook una volta arrivata a quell'indirizzo? Non vi resta che scoprirlo,chissà,nel prossimo capitolo!
Spero vi piaccia e se vi va lasciate un commento e una stellina
Fatemi sapere cosa ne pensate... a presto!
-Gaia💘

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