VI CAPITOLO-Meglio così

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"Che cazzo é successo?"
È Liz grazie a Dio.
Sento la sua voce chiaramente,come se la musica a tutto volume fosse ovattata,come se non fosse più il ritmo che fa ballare questa gente,ma solo un suono dentro un paio di cuffiette.
Ancora scossa mi stacco dalla presa di occhi di ghiaccio,ma mi è difficile.
Mi stringe a se come se potessi scomparire da un momento all'altro.Spalancò gli occhi e l'unica cosa che mi viene in mente è afferrare la mano di Liz e fare ciò c'è mi è sempre sembrata la risposta a tutto:scappare.
Scappare da tutto è sempre stato un 'salvavita' per me,in qualsiasi situazione non riuscissi ad avere il controllo totale di tutto ciò che mi accadeva intorno, era una scorciatoia,lo è sempre stata,io scappavo,dalle responsabilità,dalle paure,per l'ansia di non essere abbastanza,di non riuscire a contrastare ed attutire i colpi.
Ormai non avevo più la cognizione del tempo e tanto meno dello spazio,mi fermo solamente quando sento la mano di Liz bloccarmi il braccio e solo allora mi accorgo di avere lei accanto a me.
Le mie gambe chiedono pietà e la mia schiena è una pista lucida,sulla quale scorrono gocce di sudore.
"Brook fermati,non stai respirando,cosa ti sta succedendo?"
"Sapevo di non dover venire,sapevo che sarebbe stato sbagliato,che sarebbe stato difficile,questo non è il mio posto".
La voce di Liz trema,ha paura,non sa cosa fare...
Io invece conosco questa sensazione,già da un bel po'.
Ebbi il mio primo attacco di panico a 13 anni.
Prestino, a quanto pare mi piace fare le cose prima degli altri. Bruciare le tappe. Brutta abitudine la mia.
Naturalmente l'attacco d'ansia o di panico non lo si chiede. Non lo si aspetta.
Lo si teme e basta.
Lo si prova una volta per farti impallidire per anni interi ad ogni battito cardiaco un po' strano. Alla gola che si stringe.
Quel giorno pensai "Morirò soffocata". Ho pianto come una bambina per ore. Tremavo ed ero fradicia di sudori gelati. Avevo perso sensibilità alle dita. Iperventilazione.
Solo anni dopo sono riuscita a dare un nome a questa merda. Spero ogni volta sia l'ultima,ma non è mai così. Penso di stare bene,di essere apposto,ma non è mai così. Non è mai così.
Convivendoci da molto tempo riesco a gestirli, i miei fratelli fortunatamente non hanno mai dovuto assistere a uno dei mille episodi,meglio così,avrebbero dato di matto credendo di avere una sorella pazza.
I miei genitori invece sì,mi portarono da molti psicoanalisti,nessuno sapeva dare una spiegazione certa è una soluzione,certo si erano degli attacchi di panico,molto comuni nell'età adolescenziale,ma nient'altro.
Io la sapevo la risposta,erano una cosa mia,un'altro pezzo di me e come tali io,solamente me stessa poteva fermarli uscirne.
La cosa che più mi logorava dentro non era tanto la mia stessa paura per gli attacchi di panico ma paura per gli altri, per coloro che mi stanno accanto, per davvero,avevo paura di far stare male loro ancora di più di quanto lo sia stata io, manifestare il mio dolore avanti ai loro occhi era una scena traumatica, a me faceva bene, perché mi liberavo dal dolore, ma in questo modo mostravo a loro ciò che era dentro me, scatenando in loro migliaia di preoccupazioni, dal mio punto di vista inutili, perché io riesciuscivo a controllare il mio dolore, io ho imparato a conviverci.

Ricordo le parole della dottoressa Jons durante le sedute con lei:
'Respira lentamente Brooklyn ,libera la tua mente,immagina di stare in uno spazio aperto' e nella mia mente ero sempre in un lago circondato dal verde,a rimanere a galla su quell'acqua limpida,li regnava il silenzio è la calma.
In quel momento riuscivo a controllare la mia mente, a mettere in ordine i pensieri e a raggiungere un respiro regolare.
E anche questa volta è come se la mia mente riuscisse a rientrare nel mio corpo esalando un respiro,profondo e desiderato.
Con il corpo ancora dolorante vedo Liz difronte a me seduta,con le ginocchia sulla fronte e le mani sul viso.
"L-Liz" dico con un filo di voce sfiorandole i capelli ,la mia gola è ancora secca e a ogni respiro sento un fuoco ardere nei polmoni.
Liz fa un sussulto è appena mi vede non dice nulla,mi abbraccia solamente,il che vale molto di più di mille parole.
Dopo qualche minuto ci stacchiamo dall'abbraccio e guardandoci intorno vediamo tutta la città illuminata dai led e dalle luci dei negozio e palazzi. Se non fosse per l'orario potremmo scambiare il giorno per la notte qui.
Liz fa per alzarsi ma io la prendo per mano e la prego di poter rimanere ancora un po' qui su a vedere le luci.
Con un sorriso debole e gli occhi pieni di dolcezza si risiede affianco a me.
Ora sto bene.
Forse è proprio qui che dovevo essere.
Forse un piccolo spiraglio alla fine del tunnel c'è.
Forse è tutto già scritto.
Forse è meglio così.
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Ciao a tutti,ecco qui un nuovo capitolo di questa storia!
Spero vi piaccia e se vi va lasciate un commento e una stellina
Fatemi sapere cosa ne pensate... a presto!
-Gaia💘
xoxo

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