Resto un paio di minuti imbambolata a guardare occhi di ghiaccio,ma poi mi rendo conto che è proprio il momento di sgattaiolare via,come se lui non avesse visto nulla e cercare di trovare la via di casa,o per lo meno capire dove mi trovi esattamente. Resta comunque il fatto che sono in compagnia di un ragazzo che si allena da solo,in mezzo al nulla,in una palestra chiusa,di notte. Quindi seguo la mia idea. Solo che nel girarmi metto male il piede,inciampo su una pietra e barcollo cercando di non perdere l'equilibrio e cadere come una pera.
Ma che cazzo ci faceva una pietra proprio lì.Gran bella figura di merda.
"Ehm...tutto ok?" prova a chiedere lui.
"Sisi certo,ho solo perso una caviglia,se la vedi in giro avvisami" rispondo con una nota di sarcasmo, senza però guardarlo negli occhi,non riuscirei a sostenere nuovamente quello sguardo.
Lui mi guarda perplesso come se la pazza fossi io... Beh si forse potrei sembrarlo,ma non lo sono!
"Siediti qua và,almeno eviti di romperti qualcos'altro" dice indicando una panchina facendomi sedere.
Mentre è distratto colgo l'occasione per osservare di lui ogni particolare possibile.
Indossa un pantalone di tuta rosso con su scritto "Walker",presumo si il suo cognome,ha i capelli ricci,abbastanza lunghi da sfiorali gli occhi.Quegli occhi. Sono vivi e vispi. Celesti come il cielo d'estate e profondi come gli oceani. Ha una voce sicura e calda,essendo anche lui un adolescente non è troppo profonda e roca.
È alto,io gli arrivò pressoché alle spalle. Perfettamente direi,per ammirare i suoi muscoli,non troppo prorompenti però ,delineano il suo corpo,come fosse una scultura in gesso. Ha le nocche rosse e leggermente spaccate.Sotto la sottile maglietta bianca traspaiono a macchie dei tatuaggi. Mi affascinano,ognuno di essi ha colori e sfumature diversi,mi colpisce uno sopra la clavicola che però non riesco bene a capire cosa rappresenti.
Ma poi scuotendo la testa e asciugando la bava che mi arriva a terra ricordo cosa mi ha detto e rispondo a tono.
"Ah ah ah,e tu chi saresti? L'ortopedico del quartiere?".
"Oh,piccola nana,vacci piano con le parole" risponde ridendo.
Nana.
Mi ha chiamato nana.
Si magari non avrò l'altezza delle modelle di Victoria's secrets ma non sono nemmeno un tappo.
"Sbaglio o mi hai chiamato nana?" finalmente trovo coraggio e lo guardò dritto negli occhi.
Lui ricambia lo sguardo e ricomincia a ridacchiare.
"No non sbagli,nana, è esattamente quello che ho fatto" mi sfida fissando lo sguardo dritto nei miei occhi con un sorriso furbo.
Dopo qualche secondo distolgo lo sguardo e sento il calore prendere il sopravvento sulle mie guance. Il colore di quest'ultime è paragonabile al colore della sua tuta.
Facendo finta di niente giro gli occhi e faccio per alzarmi con noncuranza,ma scordo di avere la caviglia fuori uso. Strizzo gli occhi e mi esce un gemito per il dolore.
Ecco,non posso nemmeno andarmene,bisogna cambiare tattica.
Sbuffando mi risiedo cadendo a peso morto sulla panchina.
Sedendomi guardo le mie gambe e noto solo ora che ho la pelle d'oca. Pur essendo settembre e stando a Los Angeles la sera l'aria è fredda per indossare solo una maglietta è un paio di pantaloncini. Passo lo sguardo su di lui e mi chiedo come possa non sentire freddo con indosso solo un pantalone di tuta e una maglietta. Sono diventata un mini cubetto di ghiaccio,ma credo che non siano colpa del freddo i miei brividi lungo la schiena.
Senza dire nulla,come se mi avesse letto nel pensiero, occhi di ghiaccio fruga all'interno del suo borsone e tira fuori una felpa. La lancia verso di me come per dire di indossarla e io non sapendo cosa dire per ringraziarlo mi limito ad accennare un sorriso.
Non mi aspettavo questo gesto.
Quell'attimo di silenzio viene interrotto,fortunatamente.Stava diventando imbarazzante continuare a lanciarsi sguardi a vicenda.
"Allora,hai un nome?" chiede accovacciandosi affianco a me.
"No guarda sono una ragazza senza nome e senza famiglia appena scappata da un orfanotrofio..." solo dopo averlo detto mi rendo conto di non averlo pensato solamente. Un altro mio difetto da ragazza dello Scopione è che penso sempre a voce alta e non ho filtri mentre dico qualcosa.'Brook riesci ad essere serie almeno in una conversazione?'
Lui rimane perplesso.
"Ehm-ehm si chiama sarcasmo,mai sentito parlarne?"cerco di sfotterlo.
0-1 per Brook
"Certo nana, non sono nato ieri e tanto meno stupido,prima o poi dovrai dirmi il tuo nome"
"Altrimenti?" dico io.
Walker si alza in piedi,arriva a sfiorarmi il naso e sussurra
"Altrimenti non avrai più il privilegio di indossare la mia felpa e l'unica cosa che non ti farà morire dal freddo saranno le tue guancia rosse dall'imbarazzo" .
Boom.
1-1 per Walker.
Cazzo.'Ti sta prendendo per il culo stupida' interviene il mio subconscio.
"Ok, allora ti dirò il mio nome solo se tu poi mi dirai il tuo" dico socchiudendo gli occhi.
"Ci sto" risponde subito lui con aria di sfida.
"Brook,il mio nome è Brooklyn Foster,forza,ora dimmi il tuo!"
"Bene nana,grazie per avermelo detto,ma a te per ora basterà chiamarmi Walker,è così che mi chiamano tutti"2-1 per Foster.
'dai Brooklyn sai fare di meglio,usa un po' del tuo sarcasmo' penso.
"Perché non vuoi dirmelo? Oh,mamma e papà non sono orgogliosi di te e sfoghi tutta la tua frustrazione picchiando un povero sacco da box? Oppure è un nome così brutto da essere impronunciabile" dico tutto d'un fiato cercando di centrare il bersaglio.
Lui mi guarda impassibile,come fosse di un blocco di ghiaccio,simile ai suoi occhi.
"Che c'è il gatto ti ha mangiato la lingua?" continuo a girare il coltello nella piaga .
"Non puoi parlarmi così,nessuno l'ha mai fatto.Te ne pentirai Foster!"
"Si certo,come no,contaci" dico allontanandomi,ma con la sua felpa addosso.
Il dolore alla caviglia è diminuito tanto da permettermi di allontanarmi abbastanza in fretta.
Con il borsone in mano si gira anche lui per andarsene con ancora l'aria turbata,ma una volta metabolizzato si rende conto che la sua felpa è ancora addosso a me
"Ehi ridammi la mia felpa nana" grida ormai lontano sfoderando un sorriso perfetto.
"Mi dispiace, non sento, sei troppo lontano" rispondo alzando la voce anch'io.
"Dai vedi il lato positivo,hai tempo fino al prossimo allenamento per ricordare il tuo nome,fino a quel momento questa felpa resterà con me."
Prendo respiro e continuo:
"Dai Walker,non essere modesto,so che non vedi l'ora di rivedermi,te la sto rendendo più facile"finisco la mia frase d'effetto mettendo la ciliegina sulla torta.
Soddisfatta mi giro e ricomincio a camminare.
" 'Fanculo Brooklyn Foster" dice il ragazzo che ormai è lontano da me aprendo braccia in segno di resa.
"Vacci tu Walker" ricambio con il dito medio.
Mi scappa una risata,ripensando alle nostre parole. Scuoto la testa e mi concentro per trovare un modo di tornare una volta per tutte a casa.
Anche se non so ancora il suo nome,almeno ho la sua felpa e so dove trovarlo.
3-1 per Brooklyn Foster.
______________________________________Ciao a tutti,ecco qui un nuovo capitolo di questa storia!Ecco il ragazzo misterioso,ha un bel caratterino anche lui...Brook ha avuto la meglio e ci ha guardagnato anche una felpa!!! Cosa succederà nel prossimo capitolo??
Continuate a leggere la storia per scoprirlo!
Spero vi piaccia e se vi va lasciate un commento e una stellina ✨
Fatemi sapere cosa ne pensate... a presto!
-Gaia💘xoxo
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Nonplussed
ChickLitNonplussed(inglese):Quando provi qualcosa di talmente forte e contrastante che non sei in grado di descrivere a parole. Trama:Brooklyn Foster,una liceale di 17 anni,ama leggere,scattare fotografie e andare in skate. Una ragazza che riesce a inquadra...