Goodbye forever.

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Le orecchie iniziarono a tapparsi, sentivo un fischio continuo. Ansimavo per la preoccupazione, il corpo mi tremava. Era da due anni che non mi veniva un attacco di panico, e ora eccomi qui, in ginocchio sul pavimento, con gli occhi sbarrati, fissi in un punto. «Va tutto bene Hayley, calmati» sussurrava Justin, accarezzandomi le spalle, anche se riuscivo a sentire la sua paura attraverso la voce titubante.

«Do-dobbiamo fermarlo» balbettai. Appoggiai la mano per terra, mi diedi la spinta, usai tutta la forza d’animo che avevo per alzarmi.
Presi Justin per il polso e lo pregai di seguirmi con lo sguardo. «Andiamo» disse solo lui. Abbassai la maniglia, lanciando un’ultima occhiata al messaggio di Phil. Justin mi afferrò istintivamente la mano, e io sentii un po’ di calore che mi rincuorò.

«Dove pensi che sia?» mi chiese, mentre correvamo per i corridoi, guardando in ogni stanza aperta, angolo e vicolo che trovavamo. Ripensai all’ultimo nostro saluto, quando mi aveva detto che doveva andare da un suo “amico”, e sospettavo fosse proprio Ron. Forse avevano un nascondiglio? Non riuscivo a ragionare per la troppa ansia, ma arrivai ad una conclusione abbastanza convincente: il bullo passava molto tempo nel giardino dietro la scuola, a spacciare droga, da quel che ne sapevo io. Eravamo in mezzo al corridoio principale, quando decisi di svoltare verso la mensa. Justin venne trainato dal mio braccio, ma continuò a stare al mio passo, senza mai lasciarmi la mano.

«Justin» mormorai, all’improvviso. Mi bloccai di scatto. Gli occhi fissi verso ciò che non avrei voluto vedere. Phil era davanti a noi, un sorriso stanco sul volto magro e consumato. Aprì la bocca in un saluto, ma gli uscì solo un filo di voce. Scossi la testa, ma non ebbi la forza di avvicinarmi, avevo paura. «Phil, perché... perché hai scritto quel messaggio?» Justin parlò al posto io. Io trattenni il respiro.
Phil lo ignorò, e si girò verso di me. Abbassai lo sguardo: non riuscivo a reggere la vista del suo viso smunto  pallido. Chiusi gli occhi, ma li riaprii appena sentii la sua voce. «Grazie per essere venuta, Hayley. Sono davvero felice.» era come un dito gelato che mi passava sulla schiena, cercava di essere tranquillo e gentile, ma io sentivo solo brividi che mi percorrevano il corpo. «Hayley...» mi chiamò Justin. Sentii la sua presa farsi più forte sulla mia mano. Aveva paura che Phil potesse farmi del male, ma la mia unica preoccupazione in quel momento era che ne facesse a se stesso.

«Mi sono spaventata.. posso... posso aiutarti se vuoi» esclamai, agitandomi.
Scosse la testa, sorridendomi. Si appoggiò ad un tavolo dietro di lui, percepii un rumore strano provenire dalla sua tasca posteriore, ma non ci feci caso, perché Phil continuò: «No, non ti preoccupare. Non ho pià bisogno del tuo aiuto, ormai. – portò una mano dietro la schiena – Grazie ancora per essere stata mia amica» un oggetto metalico tenuto in modo maldestro tra le dita tremanti. Un lampo improvviso davanti agli occhi, vidi le mie piccole mani da bambina. Phil tirò fuori una pistola nera come la pece, la tenne puntata verso il pavimento. Sentii gli occhi che bruciavano, la gola secca. «Ti prego Phil... – sussurrai. Mi coprii la bocca, le lacrime scesero – tu non sei un errore...».

Un gesto lento, la pistola raggiunse la tempia di Phil.
«Hayley... promettimi una cosa.»
Un suono distinto, caricò l’arma. Le gambe mi tremavano.
«Vivi per me.»
Phil sorrise per l’ultima volta.
«NO, PHIL!» urlai, con la voce rotta.

Successe tutto troppo in fretta. Una mano calda mi coprii gli occhi, e io non vidi nulla. Sentii solo lo sparo assordante, un fondo e di nuovo un rumore metallico. Non cercai nemmeno di immaginarmi la scena, ma sapevo cos’era successo. E sapevo anche che Justin mi aveva coperto la visuale per evitare di farmi vedere l’orrore. Io, però, lo sentivo sulla mia pelle. Sentivo la voglia di urlare fino a rompermi le corde vocali, piangere, cadere fino a non provare più dolore. Iniziai a singhiozzare e a tremare, le gambe mi cedettero. Justin mi abbracciò stretta, accarezzandomi i capelli. «Calmati Hayley, è finita...». Tenni gli occhi chiusi. Ero a conoscenza del fatto di essere sporca del sangue di Phil. I piedi si mossero da soli, mi sentii trascinata via da Justin. Poi capii di aver detto «Ti prego, portami via...» senza rendermene conto. «Forse è meglio così» mi disse in un orecchio, mentre, ancora stringendomi, mi scortava in infermeria. Si stava prendendo cura di me per la seconda volta, e io per tutto quel tempo mi ero sempre appoggiata a lui, dando per scontato il suo aiuto. Mentre pensavo questo, delle urla interruppero il flusso nella mia testa. Riconobbi subito le voci terrorizzate di tutto il gruppo, si avvicinarono in un secondo. Mi sentii toccata e allontanata da Justin, ma tenni gli occhi ancora chiusi. Il mondo esterno continuava a farmeli bruciare. Non me n’ero accorta, ma piangevo ancora, come se stessi facendo un incubo continuo senza riuscire a svegliarmi. Marley mi prese il viso e mi chiese, insieme ad un’altra decine di voci: «COS’E’ SUCCESSO, HAYLEY? CHE CAZZO VI E’ SUCCESSO?».
Justin non parlava. Gli altri continuarono a chiedere perché eravamo sporchi di sangue, perché non dicevamo nulla, perché io piangevo. Brett mi prese il polso e mi strinse tra le sue braccia. Capii che erano sopraggiunte anche Angie e Eryn dai passi frettolosi e le loro voci. «Oh mio dio, ragazzi, state bene? Oh cazzo, no, che succede?» esclamò Angie, e la avvertii vicina, quasi attaccata al mio orecchio. Finalmente Justin bisbigliò: «Dobbiamo portare Hayley in infermeria.» ma non aggiunse altro, non servì. Appena pronunciata l’ultima parola, qualcuno mi sollevò da terra e mi prese in braccio, poi iniziò a correre insieme a tutti gli altri.
«Seriamente, Hayley sta finendo troppe volte in infermeria...» commentò Terry. Già.
 

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