Sweet Disposition.

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« Hayley, ti prego! »

Corsi il più veloce possibile, senza una meta. La vista era appannata a causa delle lacrime che adesso mi scendevano copiose dagli occhi verde smeraldo. Gli stessi maledetti occhi che ora avrei voluto solo chiudere e strappare, per non vedermi passare davanti l'immagine che avevo in testa, come un continuo flashback.

Lei, riccia, bella, corpo perfetto. Appoggiata alle sue gambe, lo stava baciando. Potevo vedere il gioco di lingue da un metro di distanza. Lui non poteva spiegarmi tutto ciò.

Non c'erano spiegazioni valide.

« VAI VIA » cercai di urlare, ma le parole mi si bloccarono in gola per l'affanno. Deglutii, poi strinsi i denti e svoltai a sinistra.

Sapevo che era più veloce di me, sapevo che mi avrebbe raggiunta. Sentivo i suoi passi rapidi, la sua voce limpida che continuava a chiamarmi. Avrei voluto fermarmi ad ascoltarlo, ma non potevo.

Feci appena in tempo a girare la testa in avanti, per accorgermi di essere finita in una stanza di cui non conoscevo l'esistenza; oltretutto stavo per andare a sbattere contro una porta. Frenai di colpo, portando le mani in avanti. Aspettai pochi secondi, poi sentii di nuovo i passi di Bieber.

« Hayley, per favore, ascoltami! » si bloccò, poco lontano da me, sul ciglio di quella stanza che non avevo mai visitato.

Muri grigi, una finestra sbarrata, e in mezzo quell'unica porta di legno chiaro a dare un po' di colore. Appena lo vidi apparire, reagii di scatto e abbassai la maniglia.

Aprendola capii subito che si trattava di un ripostiglio di medie dimensioni, con una scaffalatura di metallo, taniche vuote, scope sfilacciate e secchi. Era più o meno grande quanto un bagno casalingo.

Stavo per rinchiudermi dentro, ma la mano di Justin fu più veloce ad afferrarmi il polso. Mi fece girare verso di lui, guardava il mio viso sofferente.

Mi dimenai, appoggiando la schiena contro la porta. Mi ricordai di quando mi ero ritrovata nella stessa posizione nel bagno, insieme a lui. Ciò mi fece arrabbiare ancora di più, e cominciai a singhiozzare, a scalciare.

« Calmati, cavolo! » urlò lui, prendendomi l'altro polso e fermandomeli entrambi sopra la testa. Era molto più alto di me, gli arrivavo al collo.

« Lasciami stare! » esclamai in risposta, cercando di non guardarlo in faccia. Gli occhi iniziarono a bruciare a causa delle lacrime.

« Che ti prende, me lo spieghi?! »

Lanciai un "AH!" sarcastico, roteando gli occhi. « Non eri tu quello che "poteva spiegare"? »

Mi fissò a lungo, e per un attimo pensai si fosse arreso. Poi aggrottò la fronte, serrò le labbra. Vedevo la tensione che gli pulsava nelle vene del collo.

« E' Sarah, la mia ex » cominciò. Non era quello che volevo sentire.

« Cosa vuoi che me ne fotta » sussurrai. Stavo diventando così odiosa? Nemmeno io mi sopportavo più.

Justin sospirò, stizzito. « Hayley, sei tu che hai chiesto delucidazioni. Perché sei gelosa?! »

Ringhiai. « NON sono gelosa. E ora lasciami andare » scandii le parole, come a voler sottolineare la minaccia.

Approfittai del momento per dimenarmi, perché Justin aveva allentato la stretta. Riuscii a sfuggirgli e cercai di riaprire la porta, ma mi fermò una seconda volta. Era così dannatamente odioso, non riusciva a capire?

« Smettila di evitarmi » gridò Justin, mentre tiravo la mano stretta di lui verso di me. « Perché dovrei? »

Diedi uno strattone, e persi l'equilibrio, finendo dentro lo sgabuzzino. Justin riuscì a tenermi in piedi, ma mi seguì a ruota e per poco non facemmo cadere lo scaffale pieno di detersivi e stracci.

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