sedici

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04:00 a.m.

Tolsi lentamente le coperte dal mio corpo, cercando di non svegliarla, il suo sonno era parecchio agitato e solo adesso era riuscita a calmarsi e sembrava che le cose stessero andando bene. I ragazzi erano fuori, gettai un'occhiata ai miei due compagni di cella nella speranza che avessero capito il loro ruolo importante in questa situazione. Aprì la porta della cella, e uscì fuori. Attesi che tutti andassero nella direzione opposta, e bloccai Fabio -ho bisogno di te.- dissi -cosa?- domandò -promettimi che baderai a lei.- dissi, e nella penombra intravidi un lampo di confusione nella sua espressione -perché?- chiese -perché so che mi porteranno via da qua, sarò pericoloso per il bene comune, quindi mi porteranno in un carcere di massima sicurezza...stai attento a lei.- dissi -capito?- domandai poi -si, bro, tranquillo.- disse Fabio annuendo e capendo la situazione un po' brutta.

I ragazzi incominciarono a fare casino, avevano fatto scoppiare una rissa e assieme ad essa diversi colpi. I poliziotti si allarmarono, corsero dall'altro lato della zona per i maschi e finalmente ebbi il via libera, iniziai a muovermi velocemente cercando di non dare dell'occhio. La zona dove dovrebbero stare a fare le guardie di notte dovrebbe essere non molto distante adesso. Mi toccai il fianco, sentendo la pistola che avevo preso velocemente da sotto al cuscino. Era arrivato il momento.

La stanza era leggermente illuminata da tutti i numerosi schermi che riprendevano le diverse zone del carcere, zone che ormai conoscevo bene. Lui era attaccato allo schermo centrale a fissare la rissa che i miei amici avevano innescato -cazzo di poliziotti siete?- urlò -vi fate picchiare da un gruppo di dementi!- continuò gettandosi a peso morto sulla sedia posta alle sue spalle -che cazzo state facendo!- urlò come se potessero sentirlo -cazzo di poliziotti siete?!- ripeté -loro morti come te.- entrai puntandogli la pistola munita di silenziatore per evitare che gli spari potessero attirare l'attenzione. -come cazzo ci sei arrivato qua?- domandò sorpreso e attaccandosi alla sedia sorpreso -non sono problemi tuoi.- dissi avvicinandomi -sei tu che hai architettato tutto eh?!- disse alzandosi in piedi -sei scappato una volta, non scappi la seconda, te lo avevo giurato.- dissi avvicinandomi tenendogli sempre la pistola puntata -sei venuto per la tua troia immagino.- disse come se si sentisse invincibile, ma aveva perso in partenza -sì, esattamente.- dissi nonostante quell'appellativo mi stava soltanto dando la conferma che desiderasse la morte -ha proprio un bel corpicino comunque, fattelo dire, complimenti...hai delle ottime scelte. Solo che è un po' difficile da domare.- disse ridendo -immagino che le piaccia violento, la prossima volta glielo darò con più forza.- portai la pistola sulla sua guancia -si fa domare benissimo, e non ha bisogno della violenza puoi starne certo. Solo che scopa con me, non con te, che non hai nemmeno le palle.- dissi stringendo i denti poi per evitare di urlare -dovresti chiederlo a l'altra...oh già, è morta.- disse ridendo, lo colpì al volto con la parte finale della pistola, lui cadde a terra -e ora la raggiungi.- dissi puntando la forte e sparando prima che potesse rispondere.

Uscì fuori di corsa, tolsi il silenziatore e sparai due colpi, il segnale che era finito tutto.

Rientrai nella mia cella. Ginevra dormiva ancora, come se nulla l'avesse disturbata, come se niente fosse accaduto. I miei compagni di cella attesero un segno positivo, era finito tutto. Nel giro di pochi minuti si concluse tutto e calò nuovamente il silenzio.

[...]

-tutto troppo tranquillo...- dissi guardando Fabio che annuì. Da lontano vidi due guardie, non erano dei nostri. Erano per me. -Emi...- sussurrò lei aggrappandosi a me -no, Gin, lo sapevo, stai qua.- dissi togliendo le sue mani dal mio corpo -ci sarà Fabio con te, per qualsiasi cosa. Ti prometto che ci vedremo presto.- dissi accarezzandole il volto -perché cazzo lo hai fatto!- urlò lei -ti avevo detto di no!- continuò -capirai il motivo quando ti passerà l'incazzatura.- continuai e le lasciai un bacio a stampo -sei uno stronzo.- disse lei iniziando a piangere.

Andai contro alle due guardie -Emiliano Giambelli?- domandò uno di loro -sono io, andiamo.- dissi indicando con un cenno del capo il portone, uno di loro prese le manette e iniziò a mettermele al polso, sentivo Ginevra piangere. Non era quello che volevo succedesse, non volevo piangesse, ma è stato tutto per una sola causa, non potevo lasciare questa cosa impunita, non potevo permettere che le facesse del male, non potevo permettere che l'ammazzasse, mi girai, mentre i due tentavano di tirarmi -Ginevra, ti amo!- urlai mentre i suoi occhi lucidi si incastrarono nei miei. Lei rimase in silenzio, sapevo che non poteva dire di no, sapevo che ci saremmo rivisti presto. O almeno speravo che lei trovasse quello giusto, speravo che si facesse la vita che meritasse, speravo smettesse di soffrire per me.

D'altro canto io non credo riuscirei ad innamorarmi di un'altra, non riuscirei a pensare a nessun'altra al posto suo, nessuna riuscirebbe a prendere il suo posto. Sarei disposto a tutto, pur di aspettarla e vederla felice. Perché alla fine avrei fatto anche di peggio se fosse servito, avrei ribaltato il mondo, per l'unica persona che mi ha ridato un sentimento che pensavo fosse morto da tempo.









Siamo arrivati alla fine, ma voglio lasciare un avviso, domani una storia

Neve e Fango|| Emis KillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora