due

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Non ero mai stata in un posto del genere, era tutto così strano. Lo avevo visto solo dell'esterno, Michele e Samuele mi sembravano tranquilli e per quanto cercassi di sembrarlo anch'io avevo timore di stare in quei posto. Eppure avrei dovuto saperlo, ho rischiato tante volte, avrei dovuto immaginarlo. Eppure mi sembra tutto così finto, come se fosse un sogno, come se la mia mente negasse la realtà. E più la neghi e più quest'ultima ti aggredisce nei modi più crudeli possibili, nessuno può scappare per sempre, per quanto si desidera è impossibile.

-avanti- disse la guardia spingendomi mentre i miei amici venivano portati nella loro cella. Dove mi stavano portando? - avrai delle ottime compagne, pivelle come te- mi derise l'uomo - sicuramente sono meno coglione di te- risposi tirando dritto. L'uomo rimase in silenzio. Arrivammo davanti alla mia cella, c'erano solo due ragazze, una dai capelli rossi e l'altra neri, proprio come i miei. - oh le sorelline- disse divertito l'uomo - farai una brutta fine se continui così - dissi - anche te bambolina, se non abbassi questa cazzo di cresta- sussurrò al mio orecchio mentre il cancello della cella si apriva elettronicamente. - fottiti- sussurrai a denti stretti.

Mi tolse le manette e mi spinse all'interno - sorelle Impronta, trattatela bene- disse richiudendo le grate. Le due rimasero sedute sui loro letti. -benvenuta-disse la ragazza dai capelli rossi - io sono Denise, lei è mia sorella Sofia - disse indicando la ragazza alle mie spalle - piacere, Ginevra- sorrisi - vai, le lenzuola sono li. Fatti il letto - dissr Sofia indicandomi il letto sopra quello di Denise, annui e sistemai le lenzuola - sta attenta, ti cazziano se non le fai bene- disse la rossa, alzai le spalle - sti coglioni non dovrebbero avere diritto di parola - dissi mentre sistemavo la federa del cuscino - appunto- concordo la corvina-ma qua il mondo gira al contrario - continuò - che merda- sbuffai - sentiamo, perché sei qua ? - domandò Denise - rapina a mano armata, ci hanno beccato praticamente subito. I miei compagni sono dei coglioni, glielo avevo detto che sarebbe andata male- dissi sedendomi sullo scomodo materasso - intuito femminile, che ne capiscono quei scemi- disse Sofia - esattamente - concordò Denise-voi perché siete dentro? - domandai - spaccio e omicidio- disse la rossa - siamo state accusate di una cosa che non abbiamo fatto. Semplicemente perché eravamo li, incoscienti- disse la corvina - cazzo, mi spiace- risposi

Alzarono le spalle, sembrava si fossero arrese - quando sei qua, tutte le scuse non valgono a un cazzo- disse Denise, annui - com'è qua? - chiesi - tranquillo, se non rompi i coglioni alla persona sbagliata - disse Sofia - tipo? - domandai - Emiliano Giambelli, è dentro già da cinque anni per spaccio, furto e omicidio- disse poi - non si è fatto mancare nulla- commentai - per niente- rispose Denise-è un bel ragazzo, sprecato purtroppo. Non puoi scegliere la vita- alzo le spalle - puoi scegliere le situazioni che ri portano a sto posto di merda o in un ufficio, quindi direi che la scegli. - risposi -giusta osservazione- commentò Sofia - si ma.. Insomma, stai attenta - disse - è uno dei classici tipi che non ha nulla da perdere. Stai alla larga - disse - alla larga come me dai guai, eppure - risi, le due si unirono a me - mi piaci ragazza, andremo d'accordo- disse Sofia - meglio cosi, in sto posto non so come  andrà a finire-commentai - non ti preoccupare di questo, preoccupati di ciò che sarà una volta fuori- disse

-dormite! - urlò una guardia facendoci sobbalzate - si, ora-rispose Denise prima che potessi replicare - sta zitta- mi disse - è meglio se ti lasci andare un attimo, qua dentro non sopravvivi se ti comporti così - disse poi gettandosi a letto.

Qua dentro non so nemmeno se riuscirò a sopravvivere. È tutto così strano e assurdo, mi sembra di vivere in un sogno, una brutta favola con un finale alternativo, non ne sarei mai uscita. Per la prima volta pensai ai miei, sempre troppo poco interessati alla mia vita, e sempre troppo assenti per capire che la figlia aveva intrapreso una brutta strada, per capire che non sarei mia stata ciò che volevano, e che ora come ora non lo sarei mai più stata. Queo standard troppo rigidi e pretenziosi per me, che ho sempre cercato di accontantare il prossimo, che ho sempre cercato di essere l'orgoglio dei miei. Ora so che non lo sono mai stata, e che in parte questa vita è l'alternativa a quella triste che mi avevano offerto i miei genitori. Ho preferito correre rischi, vivere cose che nessuno avrebbe mai fatto, correre rischi. Invece di una vita sedentaria, abitudinaria. Avrei potuto avere un ragazzo e pensare di costruire una famiglia, ma non sono nata per questo. Sono nata per fare la malandrina.

Neve e Fango|| Emis KillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora