Erano giorni strani, come se qualcuno continuasse a tenermi d'occhio, come se qualcuno attendesse il momento esatto per avvicinarsi a me. Forse sbaglio a non parlarne con Emiliano, ma forse sbaglio allo stesso modo se gliene parlo, magari è tutto frutto della mia testa e nemmeno me ne rendo conto, forse è qualche specie di ansia che proviene dalle continue rapine di quella che ormai sembra una vita passata, o semplicemente è solo una sciocca paranoia che mi è venuta in testa.
-dovresti stare attenta- disse Fabio avvicinandosi a me e accendendosi una sigaretta, lo guardai confusa -lo sai, Emiliano te l'ha spiegato- disse per poi indicare con un cenno del capo una guardia carceraria che fissava entrambi -oh..si, me né dimentico- confessai, lui scosse la testa -non possiamo essere ovunque Gi, e tu da sola non credo te la possa cavare- disse -scusa?- dissi alzando un sopracciglio -non nel senso che sei donna, nel senso che quello è davvero un figlio di puttana e non riusciresti a fermarlo, sono serio.- disse e si girò verso di me, i suoi occhi erano seri e la sua espressione altrettanto. Avevo imparato a conoscere Fabio, e avevo capito che quando scherzava glielo si leggeva negli occhi, ma quando era serio si notava anche dai suoi atteggiamenti, e questa volta lo diceva davvero. Rimasi in silenzio e abbassai lo sguardo, non sapendo di cosa parlare. Lui diversamente da me non sembrava interessato al fatto che non ci fosse nessuna conversazione, non sembrava nemmeno infastidito dal fatto di dover stare affianco a me -ma tu...fuori?- domandai -cosa?- chiese -non so, hai famiglia?- chiesi, lui fece una piccola risata amara -si, purtroppo per loro- disse -per quale motivo?- domandai confusa -non era quello che avevo promesso alla mia fidanzata, né tanto meno a mia figlia- disse -hai una figlia?- dissi sorpresa, non sembrava una persona che volesse figli, e da come ne parlava, quelle rare volte, era fermamente convinto -si, è mia figlia adottiva, è una storia lunga, ma tra noi alla fine esiste davvero un legame di sangue- disse -capisco..- risposi senza fare altre domande -mi spiace per lei...insomma, la madre, non quella vera, quella adottiva..- disse e sembrò imbarazzato -per cosa?- domandai, rivolgendo lo sguardo sulla guardia che nel frattempo si era posizionato proprio davanti a me -non può rifarsi una vita e non può aspettarmi per sempre- disse sconsolato -non sono io che glielo vieto, ma è lei che insiste ad aspettarmi - disse, sorrisi -se ti aspetta vuol dire che ti ama sul serio- risposi -dovrebbe smetterla...- disse e alzò lo sguardo posizionandolo sul tipo davanti a noi. Serrò la mascella, si avvicinò Cosimo e Francesco -tutto bene?- domandò il guercio -mh, quasi bro, Emi?- domandò -con zanna, stanno sistemando delle cose- rispose, Fabio annuì -Cos, senti, vieni con me, Fra rimani qua con Ginevra- disse vicino all'altro -dove vai?- domandai confusa - a sistemare due cose- disse avviandosi a passo svelto verso la guardia

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Neve e Fango|| Emis Killa
Fanfiction« Il primo "Ti amo" detto su quel letto cigolante» #11 "rap" {15/11/2020}