dieci

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-io devo andare un attimo in cella a prendere qualcosa, un secondo...- dissi indietreggiando per rientrare nella piccola stanza che condividevo con le mie amiche -Ginevra.- disse qualcuno prendendomi per il poso e tirandomi velocemente all'interno della cella -che cazzo ti tiri, stavo rientrando.- dissi massaggiando il polso e guardando male i due ragazzi davanti a me. -ma mi spiegate che diavolo volete?!- dissi infuriandomi -stai calma.- intervenne Samuele scattando come una molla -detto da te... sembra che tu mi voglia sbranare.- dissi alzando un sopracciglio in modo quasi scettico. -smettetela, sembrate due bambini.- disse Michele -insomma, che cosa volete?- dissi infine distogliendo lo sguardo da Samuele che continuava a sembrare un cane in gabbia, pronto a sbranare il cucciolo che aveva di fronte. 

-volevamo parlarti di questa cosa...sì, di quello che è successo.- disse Michele quasi imbarazzato ad accennare l'accaduto -non mi pare ci sia qualcosa di cui parlare Michele, l'unica cosa che siete riusciti a fare è stata illudermi, perché io davvero credevo di aver trovato degli amici, delle persone di cui mi potessi fidare, ma ho visto che non è così, io vi consideravo la mia famiglia, e sapete bene che la famiglia è sacra per me.- disse Samuele alzò lo sguardo -oh povera piccola orfana.- disse scuotendo la testa -stai zitto.- risposi stringendo le mani in due pugni -oppure?- disse alzando un sopracciglio in segno di sfida -lo sai meglio di me chi è il figlio di puttana tra i due.- risposi, Samuele fece per aggredirmi -che ti pensi, solo perché sei la tipa di quel coglione allora hai diritto di fare la stronza?!- urlò mentre Michele, a fatica, lo tratteneva -solo perché hai un carattere di merda non vuol dire che tu debba mettere i piedi in testa alle persone solo per non mostrare quanto, alla fine, tu sia debole.- risposi -ti ammazzo! Giuro!- urlò continuando ad dimenarsi -avanti.- alzai le spalle -basta!- urlò Michele esausto -sei inutile cazzo, esci!- urlò al suo amico che lo guardò con aria sorpresa -cosa?- disse guardando quello che per lui era suo fratello -stai solo facendo casino e insultando le persone senza un cazzo di motivo logico, esci e pensa prima di parlare, coglione.- disse indicandogli l'uscita della cella. Il moro senza fare altra resistenza e continuando a tenere il suo sguardo incazzato su di me uscì. Ma qualcosa mi diceva che non era finita così.

-mi dispiace..- disse Michele una volta che le cose sembravano essersi calmate -dicevo, mi scuso per tutto quello che è accaduto, purtroppo non volevo accadesse, ma volevamo difenderti...- disse - da cosa?- domandai -da tutta quella situazione, Ginevra, non è semplice e tu non potevi continuare...- disse -e volevi farmi finire in carcere?!- dissi innervosendomi -era l'unica soluzione e poi...- lo interruppi  -non voglio sentire nient'altro, andate a fanculo entrambi. Voi e la vostra mania di superiorità, la verità è che avete sempre avuto paura di me, avete sempre avuto paura che potessi essere superiore di me. Siete ridicoli, scomparite.- dissi uscendo dalla mia cella -ricordati che non tutti sembrano quel che sono!- mi urlò dietro, non ci diedi peso e andai in cortile. 

Neve e Fango|| Emis KillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora