Neve e Fango|| Emis Killa

otto

-cazzo ma lo hai visto.- disse Fabio ridendo e raccontando nuovamente il fatto accaduto poco tempo prima -sembrava un cazzo di nano incazzato.- disse ridendo e facendo ridere gli altri sue due amici, io guardavo Emiliano, aveva lo sguardo fisso su qualcosa o qualcuno e non comprendevo il motivo, era serio, evitava ogni tipo di distrazione nemmeno il racconto esagerato di Fabio riusciva a farlo ridere.

-tutto bene Emi?- chiesi -sì, tutto okay.- disse -ma credo che presto dovremmo stabilire alcune regole.- disse sistemandosi un grosso anello d'oro sulle dita -in che senso?- domandai -presto lo scoprirai baby, ma promettimi una cosa...- disse distogliendo lo sguardo per posarlo su di me -cosa?- chiesi -che non ti allontani da nessuno per alcun motivo al mondo.- disse serio -Emiliano quel tipo ha avuto molte occasioni per avvicinasi a me, e non lo ha fatto.- dissi -e poi perché ti stai preoccupando così tanto per me?- chiesi, lui sorrise quasi divertito -avrei motivi per non farlo.- disse -eppure lo voglio fare.- continuò -non c'è motivo.- risposi -ormai sei da giorni qua, dovresti aver capito come gira.- rispose -Emiliano so bene come gira, credi davvero che la mia vita sia soltanto rapine andate a culo?- dissi ridendo -non ci sei mai stata in galera.- disse serio -no, vero.- confermai -qualche notte ci son stata.- continuai -la notte non è il giorno scema, è questo il punto.- rispose

-posso sapere una cosa?- domandai -dimmi.- rispose -perché ce l'hai tanto così con lui?- chiesi -perché è un figlio di puttana, non ci sono altri  motivi.- rispose -c'è un motivo per tutto Emiliano, e anche per questo.- dissi come se la cosa fosse ovvia, Emiliano rimase in silenzio, sospirò e si alzò -vieni con me.- disse porgendomi la mano, l'afferrai e lo seguì -vai Emi scassala!- urlò Francesco ridendo seguito dagli altri -stronzi.- disse ridendo Emiliano e scuotendo la testa, sorrisi, ormai era una cosa di abitudine, capita spesso sentire queste "battute" su me e lui, ormai ci avevo fatto l'abitudine, e più lo desiderano e più mi diverte non dargli quello che desideravano.

Entrammo nei bagni comuni, Emiliano fece un solo gesto e il posto si svuotò, restammo soli -vedi, proprio qua.- disse mettendosi al centro della stanza -penso sia successa la cosa che nemmeno io che ho fatto cose ben peggiori avrei potuto mai fare...- disse fissando insistentemente il centro della stanza -avevo una fidanzata...- disse -era qua dentro assieme a me perché credevano fosse mia complice.- disse e fece una piccola risata amara -lei nemmeno aveva idea di quello che facessi, le dicevo che andavo fuori a fare qualche gara di rap, ma io col rap ci avevo chiuso da un bel po', volevo solo portare qualche altro euro in casa, non avevamo granché e ben presto avevamo tutto.- disse e mi guardò, i suoi occhi erano velati di lacrime, mi si strinse il cuore, non avrei mai potuto immaginare che potesse essere così debole infondo. -la cosa era iniziata già da qualche mese, battute spinte, diversi palpeggiamenti, ma quando ha deciso di confessarmi tutto era tardi, non sono riuscito ad intervenire nel momento giusto. Sono entrata in questo posto...- sospirò chiudendo gli occhi -ed era qua, stesa in un letto di sangue, aveva un proiettile in testa. C'è voluto poco a capire che era stato lui...e tu...tu me la ricordi maledettamente tanto, ed è per questo che non voglio riaccada...- disse, restai in silenzio, forse più per una questione di rispetto per il racconto appena concluso in maniera tragica, non sapevo cosa fare.

Mi avvicinai a lui e allungai le braccia attorno al suo collo, lui posò le mani sui fianchi e mi strinse, accarezzai i capelli neri ricci chiudendo gli occhi e godendomi gli attimi di tranquillità -farò come vuoi, non ti preoccupare Emi...- dissi allontanandomi di poco da lui, il suo volto era preciso davanti a me, lui non rispose e posò le labbra sulle mie, chiusi gli occhi e mi lasciai andare all'unico momento di dolcezza che ero riuscita ad avere in quelle mure grigie.