tredici

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La sensazione di un qualcosa continuava a persistere, quella giornata in particolare mi diceva che qualcosa non andava, cercavo di non pensarci, cercavo di evitare quelle cose che potrebbero portarmi al posto sbagliato nel momento sbagliato, ma sembrava che qualsiasi cosa facessi fosse sempre e costantemente sbagliata.
-qualcosa non va amore?- domandò Emiliano notando il mio sguardo assente -diciamo..-risposi alzando le spalle -qualcuno ti ha dato qualche problema?- chiese confuso dal mio cambiamento di umore -no, emi, nulla di tutto questo, solo...è una giornata strana- alzai le spalle -va bene...come vuoi...vieni con me dai, non è il caso che tu stia da sola- sorrise prendendomi per mano, ricambiai il sorriso e ci unimmo agli altri.

-Gin, mi hanno dato questo bigliettino- disse Denise -da parte di chi?- domandai, lei alzò le spalle -chi è?- chiese Emiliano, notai la calligrafia femminile, qualche compagna voleva incontrarmi, ma perché? -non ci andare- disse il moro al mio fianco -non sappiamo chi cazzo è- continuò -lo so, ma vedi, è una tipa...- dissi indicando la scrittura -e quindi?- alzò un sopracciglio -magari ha bisogno di me, due minuti- dissi allontanandomi sotto lo sguardo poco convinto del mio fidanzato.

Arrivai nella mia cella, punto di incontro stabilito, ma quando entrai in essa non era una ragazza la persona che mi cercava ma bensì un maschio. Era lui.
-che vuoi?- domandai con aria spavalda quando, dentro la mia testa cercavo un modo per scappare. E se fossi corsa via in questo momento sarebbe stato troppo semplice -secondo te?- disse ridendo -è divertente pensare a quanto è semplice ingannarvi a voi donne, vi vantate tanto di avere astuzia, vi vantate tanto di tutto...- ride -ma siete povere, e i cerca di una sola cosa- disse toccandosi la parte bassa dei pantaloni -quella sicuramente non la cerco da te.- dissi alzando le spalle e indietreggiando verso l'uscita. Mi afferrò per un polso -vediamo bambolina- disse gettandomi sul mio letto, si tolse la cinta, l'uomo con la divisa aveva uno sguardo sadico, come se non aspettasse altro -mi hai fatto picchiare da quel figlio di puttana di Rizzo e di Fini, ora mi sembra giusto che qualcuno ne ripaghi le conseguenze- disse tirandomi giù il pantalone della divisa, iniziai a scalciare -figlio di puttana- dissi dimenandomi quando quest'ultimo mi prese i polsi ponendomeli sopra alla testa -non sei contenta bambolina?- disse ridendo e abbassandosi i boxer contemporaneamente al mio intimo, cercai di dimenarmi nuovamente, ma ormai sembrava tutto inutile -ho un debole per le donne dal carattere forte- disse dando una spinta decisa, facendomi male -lasciami!- urlai cercando di impormi contro la sua forza muscolare -come mi ecciti bambina- continuò avventandosi sul mio corpo come se avesse vinto chissà che premio. Riuscì a sfilare una mano dalla sua presa, in qualche modo gli colpii il viso, abbastanza forte da farlo allontanare bruscamente, mi rivestì, l'uomo in divisa ancora mezzo nudo cercò di afferrarmi, mi alzai di scatto lui si rivestì per quanto gli fosse possibile. -puttana!- urlò l'uomo dal volto sfigurato, iniziai a correre, pensando a dove potessi nascondermi, in quale posto sicuro potessi farlo.
Era tutta colpa mia, avrei dovuto dare ascolto da Emiliano, è soltanto colpa mia.





Vi avverto che questa storia avrà pochi capitoli. Ma che saranno belli sostanziosi ;)

Neve e Fango|| Emis KillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora