Epilogo

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Silenza

La luce del sole che entrava dall'enorme finestra difronte al mio letto mi sveglió. Cercai di riaddormentarmi ma oramai era fatta. Mi Alzai dal letto controvoglia e controllai la mia cabina, ero sempre sola perciò era alternata a disordine assurdo a un ordine maniacale, la perfetta esposizione delle due parti del mio carattere.
Avrei sistemato più tardi.
Mi avvicinai e presi la foto che era caduta e la riappesi al quadro di sughero che tenevo appeso alla parete. Era la foto di un halloween in cui avevo più o meno cinque anni, io con tutta la mia famiglia vestiti da mostri. Per tutta la famiglia intendo, tutta la mia enorme e pazza famiglia, con tutti gli zii e i cugini.
La foto fu messa insieme alle altre: alcune di mamma e papà quando erano più giovani, alcune con i miei genitori, con mio fratello o i miei cugini, ovvero i miei migliori amici, e i miei zii.

Si, sono Silena Bianca Chase Jackson e sono la figlia di Percy Jackson e Annabeth Chase, i più grandi semidei del loro tempo.
La mia vita era completamente normale prima di questa giornata, per quanto la vita di una semidea puó esserlo.
Mi lavai e indossai una maglia arancione del campo sopra un paio di pantaloncini di jeans, legai i capelli neri e ricci in una treccia morbida da cui fuoriuscivano diverse ciocche e me ne fregai altamente dei miei bei occhi verde mare gonfi come palloni. Presi σεισμός (il nome greco antico della parola "terremoto", non sono di certo una tipa calma, insomma: non sarei degna figlia dei miei genitori), la spada di bronzo celeste con l'impugnatura d'argento, regalatamegli da mia nonna Atena, e la misi nel fodero sulla cintura.
Si, la cara vecchia dea della saggezza e della guerra non era un granchè con i figli semidivini ma pochi di loro avevano a loro volta dei figli, perciò Atena si ritrovava ad avere pochi nipoti. Poi mi toccai il polso sinistro, in un gesto automatico, dove tenevo il mio bracciale di perle, regalino divino di mio nonno Poseidone (si, gli dei erano un pó gelosi), bastava toccare la perla giusta e questo si trasformava in uno scudo che ritraeva l'oceano e le sue creature. In realtà non l'aveva fatto lui, ma mio zio Tyson in una delle sue fucine.
Uscì dalla cabina e, visto che era relativamente presto, mi fermai un pó a guardare l'oceano. L'odore del mare, il rumore delle onde e il riverbero del sole mi facevano sentire meglio. Poi mi avviai verso  la mensa.
A metà strada incontrai i figli di Atena, in una fila rigorosamente indiana, in cui riconobbi mio fratello, Luke Charlie Chase Jackson: quattordici anni e un metro e ottantacinque, di muscoli, capelli biondi e gli occhi azzurri.
Lui era il perfetto figlio di Atena, si confondeva tra loro in modo perfetto ma era meglio non farlo arrabbiare se non volete che scateni una tempesta.
"Ehy Luke!" chiamai
Lui sbadiglió e sorrise.
"Sei rimasto fino a tardi a leggere?" chiesi alzando gli occhi al cielo
Lui mi guardó con i suoi occhi azzurri (ereditati da nonna Sally) tendente al grigio tempesta e quella sua espressione, che faceva prendere paura a chiunque, io sapevo imitarla bene ma non ero brava come lui o la mamma.
"Trevor me l'aveva consigliato e mi stava piacendo troppo" disse
Poi iniziammo a parlare di libri.
Ehy! Sono pur sempre una discendente di Atena!
Non era però quello l'argomento di cui volevo parlare con lui: girava voce che il mio bel fratellino si frequentasse con un bel ragazzo della cabina undici (non chiedetemi come fosse possibile, ma gli opposti si attraggono). Dovevate vedere mamma e papà quando Luke ci ha detto che gli piacevano anche i ragazzi, mio padre respiró per la prima volta dopo venti minuti e la mamma si alzó sgridandolo per averle fatto venire un colpo pensando che fosse successa una disgrazia.
Arrivammo alla mensa e ognuno si sedette ai propri tavoli. Passai per quello di Afrodite per dare un bacio tra i capelli a James, devo ammetterlo: forse è il mio cugino preferito, o forse solo perché è il più piccolo.
James era un perfetto figlio di Afrodite, con i capelli castani, la pelle scura e gli occhi azzurri di zio Jason. Era la persona più gentile e allegra che io conoscessi, forse solo dopo zia Piper. E poi, con la lingua ammaliatrice, era in grado di fare cose strabilianti nonostante i suoi undici anni di età.
Mentre andavo al mio tavolo, passai per quello di Zeus e salutai i miei due cugini. Erano gemelli e, semplicemente, non ho detto che loro erano i miei cugini preferiti perché li considero più come se fossi anche io una loro gemella. Siamo nati tutti e tre lo stesso giorno, dello stesso mese ben sedici anni fa, per pura coincidenza, visto che loro dovevano nascere mesi dopo.
Magari Andromeda e Tristan erano gemelli ma era simili tra loro quanto io potevo esserlo con un cavallo, e non parlo solo dell'aspetto fisico.
Andromeda aveva i capelli castani, la carnagione chiara e gli occhi azzurri, inoltre, mia cugina, non ci pensava su mai due volte ed era irruenta e un ottima leader, proprio come zio Jason. Tristan, invece, con quel viso e fisico identico a quello di suo padre, ma i capelli neri (ereditati da zia Talia) e gli occhi caleodoscopici, non c'entrava niente con Andromeda. In più, Tristan, era riflessivo ed era la perfetta spalla, la persona che chiunque vorrebbe al proprio fianco in una battaglia, e non solo per la bravura con la spada.
Spostai, abitualmente, lo sguardo sul tavolo di Ade mentre facevo colazione.
Lì c'erano i miei due cugini: Enea e Sammy Levesque Zhang. Sammy era il più piccolo ma era identico al fratello, aveva ricevuto da poco la benedizione di Marte ed era cresciuto di venti centimetri, i muscoli gli erano aumentati e il viso era diventato più spigoloso. Era incredibilmente bello (ci credo che tutti gli andavano dietro) con la pelle scura, gli occhi neri e mandorla con i capelli neri e ricci, che portava un pó più lunghi del fratello. Sam mi sorrise, un sorriso che ricambiai, e poi diede una gomitata al fratello più grande che guardava la sua tazza di cereali con aria triste.
Enea alzó lo sguardo e mi sorrise, un sorriso sincero e bellissimo che fece fare le capriole agli ippocampi dentro il mio stomaco. Si, mi piaceva quello che praticamente era mio cugino (i nostri genitori ci facevano il bagnetto insieme!), ma era impossibile non farlo: Enea era poco più piccolo di me, aveva la pelle leggermente più chiara di quella del fratello, ma comunque più scura della mia (che era praticamente trasparente) aveva I capelli neri e ricci, gli occhi dello stesso colore e forma di zia Hazel, alto forse un metro e novanta, grazie agli dei, i ragazzi più alti di me sono così pochi che si possono contare sulla punta delle dita (grazie mamma e papà), e con un bel fisico. Aveva ricevuto la benedizione di Marte a tredici anni, proprio come Sammy. Ma soprattutto era il suo carattere che adoravo, era estremamente dolce e sicuro di sé, pronto ad affrontare ogni cosa, sotto questo punto di vista era completamente diverso da Sammy, lui era insicuro ma aveva lo stesso carattere dolce che contraddisteva zio Frank. E poi, Enea, era uno dei pochi che mi teneva testa con la spada (con i pugnali no, vincevo io, e lui era molto più bravo di me con l'arco) e adoravo questa cosa, noi ci intendavamo, sapete.. Discendenti degli dei della guerra.
Disolsi lo sguardo, molto probabilmente con il viso rosso, e mi voltai verso il tavolo di Apollo. Un viso amico, o meglio, famigliare, scoccava sguardi a me e Enea sorridendo. Quella testa bionda di mio cugino Patroclo era il nostro primo fan.
Dai capelli biondi ricci, la pelle bianca,gli occhi azzurri e il fisico sottile,alto,Patroclo,era figlio di Apollo ed era identico a zio Will,nonostante non fosse figlio biologico di lui e zio Nico.
Era come se lo fosse: Patroclo era arrivato al campo di Giove in una cesta di vimini,portato dalla Lupa quando aveva appena un anno e mezzo (sei mesi più di me), proprio come zio Jason tanti anni fa, e zio Nico e zio Will avevano deciso di adottarlo per dargli una vita migliore.
Nonostante tutto, Patroclo, si sentiva più a suo agio al campo di giove (dove noi tutti passavamo i natali e le vacanze invernali).
Io Alzai gli occhi al cielo, rivolta a mio cugino, e Guardai Esperanza, seduta al tavolo di Efesto.
Mia cugina aveva il viso snello e dai tratti morbidi come quello della madre, contratto in un espressione seria. Gli occhi marroni caldi mi scrutavano con attenzione, con le orecchie dal elfo pronte a percepire ogni rumore; era come se si stesse preparando alla caccia alla bandiera, come ogni venerdì sera.
I capelli lunghi, lisci color caramello, erano sciolti, come sempre, e sporchi di grasso alla fine di una ciocca, che le era sulla spalla e che, di sicuro, si era sporcata perchè le era andata a finire in mezzo alle mani mentre armeggiava con qualcosa per tenersi impegnata (vizio preso da zio Leo). Oltre alle strane abitudini, da zio Leo aveva preso anche il carattere scherzoso e riflessivo e la grandiosa abilità di saper imprecare in ben quattro lingue: inglese, greco, latino (lingue standard per un semidio) e spagnolo.
Mi fece cenno con la testa, per dirmi che dovevamo vederci dopo, con gli altri, al nostro solito posto.
Dopo colazione ci avviammo tutti, senza farci notare, in cima alla collina, che dava sui campi di fragole e, ovviamente, Esperanza arrivó per ultima.
"Sei in ritardo, come sempre" borbottó mio fratello
Certe volte mi ricordavano proprio mamma e zio Leo.
"Come sta Cambel, Luke?" chiese Esperanza per dargli fastidio
"Ah! Allora è Cambel il suo nome!" esclamai
"Sta zitta" borbottó Luke
"Andromeda,Tristan, prendete nota, è Cambel il ragazzo carino figlio di Hermes!" dissi a mia cugina
Gli altri risero sotto i baffi.
"Consideralo fatto" sorrise Tristan
"Ti conviene non replicare, Luke" disse Patroclo divertito
Luke lanció fulmini dagli occhi, faceva sul serio paura, peggio della mamma quando sgattaiolavamo di notte insieme a papà per rubare i biscotti a sua insaputa.
Patroclo e Esperanza si scambiarono uno sguardo di intesa.
Esperanza si dichiaró quando aveva quattordici anni (un annetto fa, più o meno) a Patroclo, ma lui disse che la vedeva come una sorella (ciò che probabilmente avrei io come risposta da Enea), che erano cresciuti insieme e da quel momento quei due erano inseparabili. Più uniti che mai.
"Dai, Esperanza, spara" disse Sammy
"Si, ehm, I nostri genitori verranno qui oggi" disse
Aggrottai le sopracciglia.
"Mamma si sta occupando di un progetto importante, è impossibile" dissi
"Ieri sera mamma e papà mi hanno chiamati, mi hanno detto che sarebbero venuti oggi insieme ai vostri genitori" disse Esperanza prendendo un paio di ingranaggi dalla tasca del pantalone mimetico a vita alta.
"Quindi sta succedendo qualcosa" decretó Enea
"Quello che ho pensato io.." disse Esperanza
"Oh dei, spero non un'altra missione!" disse Andromeda stringendo James al suo fianco
Nell'ultima missione, zio Jas era quasi morto, nessuno ci teneva a un'altra missione.
"Spero di no, lo spero davvero tanto" disse Esperanza
Rimanemmo in silenzio.
"Non possiamo fare niente, per ora, dobbiamo aspettare che arrivino" disse Luke
"Torniamo alle nostre cose" disse infine Patroclo
Annuì.
"Ehy, Sil, mi fai vedere quella mossa che ti ha insegnato zia Annabeth?" mi chiese Tristan mentre scendevamo la collina
"Certo, ma sei sicuro che poi Camille non sia gelosa?" chiesi per prenderlo in giro
Lui alzó gli occhi al cielo.
"Dai! Era appena arrivata al campo" si difese lui mettendomi un braccio intorno alle spalle
Io, Tristan e Andromeda eravamo andati a recuperare questa ragazza dal Vermont (troppo grande per essere condotta da suo Padre Ares), e subito, durante il viaggio, aveva trovato affinità con Tristan, poco dopo si erano messi insieme. E a quanto pare la ragazza si era sentita intimidita dal nostro rapporto fraterno.
In realtà mi piaceva Camille, era forte, e avevamo un bel rapporto di amicizia.
Sentivo, sulle mie spalle e sulla mano che avevo sulla schiena di Tristan, i suoi muscoli contratti, non mi faceva lo stesso effetto che mi faceva toccare Enea: Tristan era mio fratello come lo era Luke.
E Dei se era simile a zio Jas, ogni volta mi veniva un colpo e, mi piaceva prendere in giro Tristan, mostrandogli la foto di Halloween dove di zio Jason era vestito da superman (affianco a una super sexy Robin, un piccolo batman e una piccola supergirl) e dirgli che era lui.
"Tranquillo" risi
"Andromeda, vieni anche tu?" chiesi
Andromeda, ancora stretta al fratello minore, scosse la testa.
Continuava a ripere a James che non poteva portarlo in volo (cosa con cui si era fissato in questo periodo) perché non era ancora brava a controllare i venti.
"Jackson mi aspetta per il Tiro con l'arco" disse lei
Jackson era il fighissimo fidanzato di Andromeda, con gli occhi azzurri, afroamericano, figlio di Efesto.
"Va bene" dissi
"Vengo io, devo riuscirti a battere" disse Patroclo
"Figlia del miglior spadaccino del millennio, ricordi?" dissi
Lui alzó gli occhi al cielo.
Arrivammo nell' arena e cominciammo ad allenarci.
"Il polso più teso" mi ammonì una voce alle mie spalle
"Dei, ma cosa ti insegna tua madre?" disse
Quasi non mi cadde la spada dalle mani mentre mi giravo verso mio padre.
"Papà!" esclamai
Gli corsi incontro e gli saltai addosso.
"Bambina, vacci piano, non sono più giovane come un tempo" mi disse
Per me sarebbe rimasto sempre il mio giovane e bellissimo papà.
Gli baciai le guance, la fronte, il naso. Non ci vedevamo da un mese e mezzo e a me era parsa un eternità.
"Dov'è la mamma? Non vedo l'ora di vederla!" dissi
"Alla sei, dai raggiungiamola" mi disse mettendomi un braccio intorno alle spalle
"Domani mattina combatti con me, ti faccio vedere come fare" mi disse mentre camminavamo
Sorrisi.
Difronte alla cabina sei c'era la mia dolce e bellissima mamma. Che abbracciai strinsi fino a quando non ci stavamo per soffocare a vicenda. Poi mi prese il viso tra le mani e mi Bació la fronte.
"Mi sei mancata così tanto" mi disse mentre Luke e papà si salutavano
"Anche tu, mamma" dissi abbracciandola di nuovo
Poi andammo alla casa grande, dove incontrammo il resto della famiglia e salutami gli zii.
Cenammo tutti, insieme anche a zio Grover e a zia Juniper, a uno stesso tavolo come quando facevamo le riunioni di famiglia, scherzando e ridendo.
Guardai Enea, che stringeva stretta zia Hazel, quei due avevano lo stesso sguardo, e sorrisi d'istinto. Enea mi guardó e sorrise, ricambiai e distolsi lo sguardo contro voglia. Lo proiettai contro mia madre, difronte a me che mi guardava e sorrideva mentre parlava con Esperanza e zio Leo.
Dopo cena io, mamma, papà e Luke andammo a fare una passeggiata. Papà e Luke più avanti che si scambiavano idee su alcune mosse di attacco.
Io e mamma passeggiavamo più dietro di loro, con i piedi nell'oceano.
"Beh? Qualche ragazzo?" mi chiese a un certo punto
"Mamma.." dissi piano
"Parliamo, piuttosto, del ragazzo di Luke" dissi io sorridendo e cercando di cambiare argomento
"Si, me ne ha parlato, un ragazzo di Hermes, si stanno solo frequentando.. Ha voluto sottolinearlo" sorrise lei
Nella nostra famiglia non ci sono mai stati segreti, io e Luke parlavamo liberamente con i nostri genitori.
"E tu?" disse lei
Alzai le spalle.
"Ho un carattere difficile, lo sai, nessuno riesce a tenermi testa" dissi io
"Beh,i tuoi cugini si di certo" disse lei guardandomi di sottecchi
"Tristan? È mio fratello" dissi
"Patroclo non è il mio tipo, lo sai" continuai
"Non ho mai fatto nomi.." disse
"Siamo tutti cresciuti insieme.. Sarebbe strano, troppo" dissi io
"Non bisogna trattenersi dall'amare, al cuore non si comanda, l'ho imparato a mie spese" disse prendendomi una mano
Io e papà andammo a dormire nella nostra Cabina e la mattina dopo ognuno si sedette al proprio tavolo per la colazione. L'aria era serena e sottile, i cuori leggeri, una normale mattinata al campo mezzosangue.
"Bambina? Mi ascolti?" mi chiamó mio padre, difronte a me
No, non lo ascoltavo, ero persa a guardare Enea parlare con zio Nico e Sam.
Sorrisi a mio padre, ma lui si giró comunque per vedere chi guardavo.
"Comunque.." riprese
"Ti stavo dicendo che dopo dobbiamo andare tutti alla casa grande, dobbiamo dirvi un paio di novità" mi disse
Tesi l'orecchie.
"Tutto bene? È successo qualcosa?" chiesi preoccupata
"Tranquilla.." mi disse piano
Dopo cena ci radunammo alla casa grande, intorno al tavolo da ping pong.
"Su, cosa ci tenete nascosto?" chiese Esperanza
Zia Piper stava per parlare quando Amelia Stoll fece il suo ingresso preoccupata.
"Chirone, problemi, al pino di Talia, intrusi" disse con il fiatone
I nostri genitori si guardarono tra loro mentre noi scattavamo fuori dalla casa grande.
Raggiungemmo l'entrata del campo e ci trovammo difronte i più comici intrusi di sempre. Undici ragazzi, di età differente, che si guardavano intorno intontiti.
"Buono, Peleo.." disse Tristan fermando il drago
"Tu non avevi la barba nella foto che mi ha fatto vedere mio padre" disse senza peli sulla lingua, un ragazzo indicando mio padre
Aveva I capelli scuri e gli occhi azzurri, poteva avere la mia età ma, se era un semidio, era magrolino.
"E tu sei il figlio di Harry" constató sorridendo mio padre
"Di un pó, tuo padre si ficca ancora nei guai per sport?" chiese zio Jason sorridendo
Il ragazzo si scambió lo sguardo con uno più piccolo, con gli occhi verdi brillanti, simili ai miei.
"Sono semidei.." mi sussurró Esperanza
"E non conoscono i nostri genitori?" domandó poi
"Questa storia non mi piace" disse Enea
"Non dirlo a me" dissi
Adesso ci guardavamo tutti in modo strano.
"Leo, hai detto che te li saresti ricordati tu" disse piano zio Nico
"Oh sì" disse zio Leo
"Ehm, allora.." inizió
"Quello lì è Fred Weasley, davvero molto simile al suo omonimo" aggiunse
"Conoscevi mio zio?" chiese un ragazzo alto, con la carnagione palliddisima e una zazzera di capelli super rossi
"Lunga storia.." disse zio Leo
"Poi, sua sorella Roxanne" continuó indicando una ragazza dai capelli ricci, la pelle scura e una spruzzata di lentiggini sul naso
Incredibile pensare che quei due fossero fratelli.
"Dominique Weasley e suo fratello Louis" disse indicando una ragazza rossa dagli occhi azzurri, di una bellezza incredibile, e sui diciotto anni (l'età di Fred). Indicó anche un ragazzino sui quattordici anni, con i capelli super biondi e gli occhi azzurri, con i lineamenti morbidi del volto e labbra carnose.
"Poi.." sussuró zio Leo
"Leo, gli abbiamo provati decine e decine di volte!" sorrise esasperata zia Cal
"Sisi, Rose e Hugo Granger Weasley" disse indicando due fratelli
La prima, poteva avere la mia età, con i capelli ricci e rossi, le lentiggini e un paio di occhi molto più che intelligenti. Il secondo, forse dell'età di Luke, fotocopia della sorella in tutto e per tutto.
"Poi Molly e Lucy Weasley" disse zio Leo
Le due ragazze avevano quasi la stessa età ma la prima aveva lunghi capelli marroni e gli occhi dello stesso colore e la seconda un aria timida (al contrario degli altri) con i capelli corti rossi e gli occhiali sul naso difronte a un paio di occhi azzurro pallido.
"Scorpius Malfoy" disse verso un ragazzino biondo
"E infine, James, Albus e Lily Potter" disse indicando gli ultimi tre ragazzi
James aveva I capelli ricci marroni, gli occhi azzurri e una terribile aria da combina guai.
Albus sembrava essere appena più piccolo di lui, con i capelli neri e gli occhi verdi e seri.
E infine Lily,poteva avere appena tredici anni, ma era alta il giusto con il fisico slanciato, lunghi capelli rossi e occhi marroni, presto avrebbe avuto tutto il campo ai suoi piedi.
Esperanza emise un fischio.
"Quanti Weasley" disse suscitando qualche sorriso
"Sono semidei? Perché non li portiamo da Chirone?" disse Sam
"Non lo sono, vi ricordate quando vi abbiamo raccontato di quando siamo andati in Inghilterra e dell'esistenza dei maghi?" chiese zia Piper
Annuimmo tutti.
"Bene.." disse indicando un gesto i ragazzi difronte a loro
"Voi siete maghi?" chiese Luke
"Certo che si" sorrise Lily
La prendemmo abbastanza bene, tutti tranne io, tanto che una leggera brezza (simbolo del mio irritamento aumentava) ci spostava i capelli.
Portarono i maghi a fare un giro del campo, con come ultima tappa la mensa.
Passammo difronte l'arena.
"Io mi fermo qui, voi andate avanti, voglio esercitarmi un pó" dissi io
"Con quelle?" chiese Hugo indicando con sguardo ammirato le nostre spade
"Si, con quelle" dissi io
Mi guardarono tutti male, di solito ero una tipa socievole che era l'anima della festa.
"Sicura?" chiese mia madre
"Si, andate avanti" interruppe Enea
"Io e Silena ce la vedremo con le spade" continuó sorridendo appena
Mi venne voglia di vomitare, il mio stomaco non reggeva il fatto che io e lui ci trovassimo da soli. Eravamo cresciuti insieme, giocavamo e ci siamo allenati insieme. Ma prima di tutto questo, prima che sentissi tutto questo.
"Fatti sotto Zhang" dissi sfidandolo
"Non la finirete mai, voi due eh?" chiese zia Hazel
"Non la farò mica vincere così facilmente!" disse Enea
La nostra famiglia, insieme ai nuovi arrivati si allontanarono.
"Su, forza" mi disse prendendo una spada
Presi terremoto e iniziammo a duellare.
Ciò che non avevo in forza, la compensavo in velocità e lui il contrario.
A un certo punto la presi più sul serio, di quanto avrei dovuto, inizió a tirare vento e mi sentì il sangue ribollire. Quando disarmai Enea mi sentì di dire:
"Di nuovo!" con il fiatone
Enea raccolse la spada.
"Che ne dici se invece andiamo a fare una passeggiata? Sulla spiaggia.." mi disse cauto
Ancora con il fiatone, annuì piano. Avevo esagerato e lo sapevo.
Camminammo piano sulla sabbia.
"Perché non mi dici che hai?" mi chiese a un certo punto
Distolsi lo sguardo dall'oceano per guardarlo, poi abbassai lo sguardo sulle scarpe che avevo in mano.
"Non ho niente" dissi
"Niente segreti tra cugini, ricordi?" disse lui sorridendo
"Oh dei! Avevamo cinque anni, non vale più" dissi io ridendo
"Oh ma certo che vale!Un patto è un patto" disse divertito
Ridemmo insieme.
"Ora, sul serio, dimmi che hai" mi disse
-È che mi piace un casino- pensai
Alzai le spalle.
"Non so, non voglio che la nostra bella e monotona vita venga interrotta in qualche modo.." Sospirai
Si fermó e mi guardó.
"Pensi sul serio che i nostri genitori farebbero venire quei ragazzi se fossero un pericolo?" mi chiese con quei suoi occhi seri
Mi buttai su di lui in modo automatico. Misi la testa sul suo petto, gli cinsi il torso con le braccia.
Ma che mi prendeva? Io non ero una tipa così espansiva. Dei! Ero pur sempre figlia di mia madre, i figli di Atena non fanno queste cose!
Eppure quel gesto così intimo, poteva sembrare semplice affetto fraterno.
Enea mi strinse subito a sé.
"No.. Hai ragione" dissi piano
Alzai il viso e incrociai subito i suoi occhi.
Enea imprese una ciocca di capelli e me li mise dietro l'orecchio, poi mi accarezzo appena la mascella.
Mi avvicinai d'istinto e lo baciai. All'inizio Enea rimase pietrificato, dalla sorpresa. Poi, contro ogni mia aspettativa, ricambió il bacio.
Era così che si sentivano le persone quando si baciavano?
Dei! Allora I libri non rendevano giustizia!
O forse, dipende dalla persona che baci. Mi chiesi se era così che si sentivano quando i miei genitori si baciavano.
Ci allontanammo, lo vidi sorridere appena e ricambiai.
Poi la testa mi esplose, urla, urla incontrollabili di persone che schiamazzavano.
Mi portai le mani alla testa mentre Enea mi guardava preoccupato. Ma nella mia testa c'erano solo persone che strillavano.
"NO!" dicevano
"BASTA!"
"NON DI NUOVO" continuavano a urlare
"LORO TORNERANNO DI NUOVO"
Caddi per terra, con la testa tra le mani, urlando molto probabilmente e con Enea che cerca di tranquillizzarmi mentre chiamava aiuto.
Poi, molto probabilmente, svenni.

Halfblood (Percy Jackson-Harry Potter) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora