"Mi dispiace signor Jeon ma è la verità."
"Non ha un cazzo di senso quello che dite. Come potrei io morire all'età di venticinque anni se sono sano e non ho niente che possa uccidermi?"Dopo che mia madre mi rivelò la verità piangendo miseramente, uscì sbattendo fortemente la porta di casa che per un momento mi passo il terrore in testa di averla rotta.
Non presi l'auto per paura di commettere un incidente dalla rabbia che avevo dentro, dopo varie fermate di autobus arrivai a quel luogo, che credevo mi avrebbe chiarito tutto e invece no.
Aveva reso le cose ancor più complicate per me.
Ne parlai con i miei amici e tutti mi risero in faccia credendo che stessi scherzando, addirittura arrivando a pensare che avevo solo bisogno di attenzioni essendo il più giovane fra di loro.
Credevano che fossi un bambino per caso? Avevo vent'anni.
Ma ora ormai, non ci faccio più caso e come mi disse mia mamma: "vivi come se dovessi morire oggi".In questa giornata di inverno cammino lentamente osservando la neve cadere dal cielo andando a riempire il nostro cammino. Mi sto dirigendo a lavoro e quel luogo è il motivo per il quale io stia ancora camminando in questa strada.
Lavoro in un palazzo di vari piani in cui in ogni piano sono presenti vari attrezzature per i giocatori.
Sono sempre stato appassionato dei giochi e quando trovai un luogo del genere in Corea ricordo che ero la persona più felice al mondo in quel momento.
Passare del tempo qui, insegnare ai ragazzi come muoversi in vari giochi, vederli divertirsi e nella pausa farlo anch'io sento che la mia vita sia meravigliosa in quei attimi.
Solo quando rientro a casa e vedo il calendario con il conto dei giorni rimanenti mi rendo conto della triste realtà uscendo da quel sogno che non potrà durare ancora per troppo tempo."Buongiorno Jungkook, puntuale come sempre. Lascio il comando a te allora, ho degli affari da svolgere fuori paese." dice il mio capo dandomi giocosamente uno schiaffo sul capo e andandosene.
Lui è un uomo sui cinquant'anni, molto gentile e ci tratta tutti come se fossimo i suoi figli. Quando iniziò a creare questo luogo aveva solo un piano ed era molto brutto il palazzo sia dentro che fuori.
Ma piano piano, continuando per più di sedici anni questa attività riuscì ad acquistare tutto il palazzo, riempendolo di attrezzature e modificandolo sia dall'esterno che dall'interno sembrando completamente nuovo.Poso le mie cose nello stanzino e mi preparo per iniziare questa giornata.
"Ciao Jungkook hyung." mi saluta una delle ragazze presenti. Ricambio con un cenno e mi dirigo all'entrata in cui sono presenti vari ragazzi ad aspettare la nostra apertura."Buongiorno ragazzi" saluto cordialmente con un sorriso sul volto. Li vedo entrare uno ad uno pagando il biglietto, ma tranne uno di loro rimane fermo.
"Hai bisogno d'aiuto nel pagare?" chiedo.
"Eh, a m-me?" si indica con fare timido.
"Si a te." rispondo sorridendo.
"E-cco è la mia prima volta qui e..non so cosa giocare." tutto il suo volto si tinge di un rosso accesso facendomi pensare che è un ragazzo davvero carino.
"Vieni, ti aiuto io. Ti porterò al quinto piano, li ci sono dei giochi che credo ti faranno piacere questo posto."
Lui annuisce emozionato e inizia a seguirmi verso l'ascensore. Una volta dentro li chiedo come si chiama.
"J-Jimin."
"Ok Jimin, io sono Jungkook sono sicuro che ti divertirai molto."
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25 years (JIKOOK)
FanfictionSin dalla nascita il suo destino era già stato segnato. Sarebbe morto all'età di venti cinque anni, così avevano detto i dottori. Jungkook prima di due anni della fine della sua vita, iniziò a chiudersi in sé convincendosi che non avrebbe mai sperim...