15: ¿Quién eres?

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- Ciao Alicia. - disse Raquél, lapidaria.

Alicia, pietrificata sul posto, per la prima volta nella sua vita non seppe cosa dire. Rimase in silenzio, fissando la pistola che la sua storica nemica le stava puntando contro. Era una magnum, non sarebbe stata una ferita lieve neanche se colpita di striscio.

Raquél si inginocchiò di fronte a sua figlia, senza smettere di minacciare Sierra con l'arma, scostandole i capelli dal volto e guardandola negli occhi.

- Come stai, tesoro? -

- Mamma... Alicia mi ha detto che non saresti mai più tornata! - esclamò Paula, scoppiando in lacrime e gettandosi al collo di sua madre.

- Lo so, tesoro, lo so... Ma vedi, ci sono alcune persone che dicono le bugie, anche se non si dovrebbe. E Alicia ti ha detto una bugia. - dichiarò, rialzandosi in piedi e facendo un passo verso Sierra, proteggendo Paula dietro di sé.

Agitò la pistola, facendo segno a Sierra di inginocchiarsi. Sierra obbedì, ma il suo sguardo corse verso il materasso, sotto il quale nascondeva sempre un'arma. Raquél se ne accorse, ordinò a Paula di non muoversi ed andò a controllare. Trovò una pistola a tamburo, che si mise immediatamente nei pantaloni, senza smettere di puntare la sua contro Alicia.

Le lanciò un paio di manette, dicendo:

- Ammanettati al letto. -

Sierra scoppiò a ridere, ma Raquél era irremovibile, così fu costretta ad obbedire.

- Entrambe le mani. - le intimò Raquél. Sierra obbedì, con il suo cervello che iniziava a escogitare ad una velocità increbibile una via di fuga.

Non le importava tanto di Paula, quanto di Clara. Se Raquél l'avesse toccata, non glielo avrebbe mai perdonato. Era una torturatrice, una stronza, ma non era un'assassina. Ma, per Clara, lo sarebbe diventata.

- Paula, tesoro, vai nell'altra stanza e chiudi la porta. Aspettami lì, arrivo tra un momento, d'accordo? -

- Me lo prometti, mamma? -

- Te lo prometto. - le rispose, dandole un bacio sulla testa.

Quando Paula fu uscita, Raquél si avvicinò ad Alicia e la colpì con il calcio della pistola alla tempia. Poi la colpì di nuovo, in faccia, e di nuovo, finché il suo viso non divenne un bagno di sangue.

Alicia non emise un suono, ma all'ennesimo colpo tossì, sputando un grumo di sangue. Quando alzò lo sguardo, Raquél le stava puntando la pistola alla fronte, con la canna a solo qualche centimetro dalla sua testa, uno sguardo disumano dipinto in volto.

Alicia rise.

- Non ti facevo così violenta, sai? Quell'inutile Professore deve averti proprio cambiata! - quell'affermazione le costò una ginocchiata sul naso.

- Sai cosa mi ha cambiata, Alicia? Il carcere. - le disse, tornando a puntarle la pistola alla fronte.

In quel momento, Sierra ebbe paura. Paura della persona che Raquél sembrava essere diventata. Il suo sguardo era in qualche modo cambiato, era più freddo, più duro. Lo sguardo di una persona ferita che aveva attraversato l'inferno, sopravvivendo, ma ad un prezzo altissimo.

In quel momento notò anche la cicatrice sotto lo zigomo, ormai guarita. La rappresentazione del fardello che ormai avrebbe portato per sempre: la consapevolezza che la vita che si era scelta aveva un prezzo altissimo e che non avrebbe permesso a nessuno di renderlo ancora più alto.

E, per la prima volta, capì che anche le sue azioni avevano delle conseguenze. E che forse, quelle conseguenze, ora la stavano portando verso la morte.

No me jodas (sequel di -A mi me van a recordar-)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora