13. El plan

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Zulema uscì dalla roulotte per prima, con una tazza di caffè in mano. Aveva un'aria parecchio contrariata e si accigliò ancora di più non appena vide il Professore venirle incontro con un'aria incredibilmente colpevole dipinta sul volto.

- Zulema, mi dispiace per poco prima, io non sapevo, temevo che... - non ebbe la possibilità di terminare la frase perché la mora lo interruppe, prendendolo per la mascella e parlandogli a qualche centimetro dal viso.

- Azzardati a mettere piede nella nostra roulotte e ti taglio le palle mentre dormi. - le sussurrò con l'aria più minacciosa che era in grado di esibire.

- Io... - cercò di replicare Sergio, ma Zulema le mise un dito sulle labbra intimandogli di fare silenzio.

- Andiamo Zulema, un po meno aggressiva! - urlò una voce alle loro spalle. Era Macarena, che in vestaglia era finalmente uscita a sua volta dalla roulotte.

Zulema lasciò la mascella di Sergio e lo superò, rivolgendogli uno sguardo minaccioso.

Raquél, che aveva osservato la scena da lontano, non aveva osato intervenire. Le sembrava strano che Zulema si fosse arrabbiata in quel modo, ma d'altra parte era meglio non sottovalutarla. La conosceva abbastanza da sapere che erano due le possibilità che la portavano a comportarsi così. O era furiosa, o stava giocando a terrorizzare Sergio. Non si sarebbe stupita della seconda alternativa. Ad ogni modo, sapeva bene che un suo intervento avrebbe solamente peggiorato la situazione.

Sergio, che, dal canto suo, sentiva di aver appena rischiato la propria vita, si asciugò un rigolo di sudore che gli stava scendendo lungo la tempia e cercò di ricomporsi.

- Abbiamo finalmente il piano. - dichiarò Raquél, facendogli da apripista e dandogli ancora un po' di tempo per rimettere in ordine le idee dopo quell'esperienza traumatica.

- Era ora! - borbottó Zulema, sedendosi su una sedia. Maca rimase in piedi, osservando Raquél che spiegava una cartina su un tavolino in mezzo a loro.

- Partiremo tra due giorni e ci avvicineremo il più possibile a Madrid, pernottando in un casale abbandonato in queste zone. - Sergio indicó un punto della mappa. - Da lì, sorveglieremo Sierra con un drone per un paio di settimane. Rileveremo tutto, abitudini, orari, frequentazioni. -

Raquél continuò:

- Sappiamo che è sorvegliata 24 ore su 24. Una pattuglia è sempre piazzata davanti a casa sua e altre due guardie sorvegliano la strada che da sul giardino sul retro. -

- E noi a cosa vi serviamo in tutto questo? - la interruppe Macarena, che stava iniziando a spazientirsi di quel piano apparentemente così monotono e scontato.

- Una volta rilevati gli orari di cambio della guardia, voi due vi sostituirete alla pattuglia che fa il turno di notte sul retro, dandomi la possibilità di entrare. Disattiveremo le telecamere della sua abitazione da remoto, così da non suscitare sospetto o lasciare prove. Sarà un lavoro pulito. Entro, prendo Paula ed esco. Poi Sierra sarà tutta tua. - concluse rivolgendo uno sguardo complice a Zulema.

La mora, però, non sembrava convinta. Scoppiò in quella che sembrava una mezza risata ed una mezza presa in giro, come ad etichettare quel piano come ridicolo.

- "Entro, prendo Paula ed esco". - le fece il verso. - Così, come se fosse un pacco! Tutto qui il piano? Mi deludi Professore. E tu, Raquél, pensi di poter fare tutto come se niente fosse? Pensi di non fare una piega quando ti troverai davanti la donna che ti ha rubato tua figlia? - lasciò che scendesse il silenzio, facendo pesare quelle domande.

- Non le lascerò alcuna possibilità di difendersi. Saremo tutti armati, lei sotto tiro. E voi sarete sulla soglia, pronte a portare rinforzi. Sierra è stronza, ma non è stupida. Non rischierebbe la vita solo per impedirmi di riprendermi mia figlia. -

No me jodas (sequel di -A mi me van a recordar-)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora