9. Mi hijo

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- Ciao Zulema. - disse Raquél, abbassando le braccia. Zulema si irrigidí e dal tetto si sentí un rumore di caricatore: anche Maca ora aveva un colpo in canna.

- Dammi un buon motivo per cui non dovrei sparare. -

Raquél rise, nonostante, alle sue spalle, Sergio non avesse mosso un muscolo. Era paralizzato, immobile, con le mani in alto e lo sguardo fisso sulla canna della pistola di Zulema, terrorizzato all'idea che potesse premere il grilletto. Quella di presentarsi disarmati era stata un'idea di Raquél. "Tanto si incazzerá comunque no? Tantovale farle vedere che non ha niente da temere e che veniamo in pace" aveva detto. E lui, stupidamente, le aveva dato ragione. Ora se ne stava pentendo.

- Un buon motivo per non spararmi? - rispose Raquél, senza perdere la calma. - Beh, il primo l'hai appena detto tu. Mi devi questa vita. Mi devi l'evasione, mi devi i soldi che mi hai rubato. -

- Non ti devo niente per l'evasione. - tagliò corto Zulema - l'accordo era che mi avresti fatto evadere in cambio di protezione. L'hai avuta, no? -

- Anche su questo potremmo discutere. - rispose Raquél, toccandosi la ferita sotto l'occhio.

- Avanti, dimmi che cazzo vuoi o vattene. -

- Siamo qui per offrirti un accordo. E vendetta. Soprattutto vendetta. So che quello che ti ha fatto Sierra in quella cella di isolamento non è andato giù nemmeno a te. -

Zulema rimise la pistola nei pantaloni, alzò lo sguardo verso Maca e le fece segno di abbassare il fucile.

- Prego allora, accomodatevi. - disse in maniera caricaturale, facendo segno di avvicinarsi alla roulotte e prendere posto su una delle numerose sedute sotto la veranda. A Raquél ricordò il benvenuto di Saray, il primo giorno in cui feve il suo ingresso in cella.

Zulema prese posto sul divanetto a fianco all'entrata, mentre Maca, ormai scesa dal tetto, le porgeva una birra. Poi si volto verso Sergio e Raquél, disorientati da quel repentino cambio di comportamento, e ne offrì una anche a loro.

Sergio prese in mano la bottiglia, riluttante.

- È avvelenata? - esordì, attirando lo sguardo incredulo di tutti.

- Se avessi voluto ammazzarti ti avrei sparato. - gli rispose secca Maca.

Raquél lo fulminò con lo sguardo.

- Beh, grazie... È che non amo molto la birra. - aggiunse, sistemandosi nervosamente gli occhiali. Nessuno, però, diede retta a quell'affermazione.

Ci fu un momento di silenzio in cui Zulema si rollava una sigaretta, Maca la osservava sorseggiando la sua birra e Sergio e Raquél se ne stavano seduti a fissarla immersi in un enorme disagio.

Improvvisamente, Zulema esclamò:

- Allora?! Non avevate una proposta? -

Fu così che Raquél si mise a raccontare.

Raccontò di come avevano scoperto dell'affido di Paula, di come Sierra gli aveva teso un'imboscata. Della fuga, del viaggio per tornare in Spagna e di come avevano scoperto che proprio Sierra aveva preso in affidamento la piccola. Aveva gli occhi lucidi e mentre parlava si sentiva un groppo in gola.

Zulema e Macarena ascoltarono quella storia senza fiatare, consapevoli che il suo racconto non era solo per informarle dell'accaduto, ma anche per elaborarlo e cercare di scenderci a patti.

Quando Raquél si zittí, non aveva ancora spiegato il motivo per cui erano arrivati fino a loro. Così, intervenne Sergio.

- Siamo qui perché abbiamo bisogno del vostro aiuto. -

No me jodas (sequel di -A mi me van a recordar-)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora