12. ¡Qué tonto!

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Sergio aveva lavorato tutta la notte al piano, non aveva smesso di pensare un momento.

Prima avrebbero avuto un piano, prima lo avrebbero messo in atto, prima se ne sarebbero andati da quello squallido parcheggio, da quello stato così pericoloso, il più lontano possibile dalle due criminali più ricercate di Spagna.

Aveva visto dalla finestra del camper la scena tra Macarena e Zulema, in cui la mora le puntava addosso una pistola, visibilmente alterata. Se queste erano le dinamiche all'ordine del giorno, sarebbero arrivati tempi duri.

Non era da lui accelerare le cose, aveva sempre cercato di organizzare tutto minuziosamente, pianificando ogni dettaglio, una reazione per ciascuna situazione possibile, senza tralasciare mai nulla. Ma quella era una circostanza straordinaria, estrema. Collaborare con delle criminali, di per sé, lo portava a voler andarsene il prima possibile, ma un'altra variabile rendeva tutto ancora più complicato: Raquél.

Era così preoccupata per Paula, sapendola nelle mani di Sierra, che non sembrava più sé stessa. Era sempre stata una donna risoluta, determinata, pronta a correre rischi necessari, consapevole delle conseguenze delle sue azioni. Ma ora, sembrava solamente disposta a riprendersi Paula, a qualunque costo. Sperò solo che non fosse anche a costo della vita.

Si stiracchiò, rendendosi conto che Raquél non era al suo fianco. Era solamente l'alba, ma era già sveglia. In quei giorni aveva cominciato a dormire sempre meno ed a mangiare solo lo stretto necessario. Quella situazione la stava consumando all'inverosimile.

Si infilò la vestaglia, si mise gli occhiali ed uscì. L'aria frizzantina lo invase, facendogli venire un brivido di freddo, ma il sole stava spuntando all'orizzonte, sarebbe stata una bella giornata.

Vide Raquél seduta su un masso in riva all'acqua, poco più avanti, fissando l'alba. Si avvicinò a lei e la strinse da dietro, sussurrandole il buongiorno all'orecchio.

Lei ricambiò con un distratto bacio sulla guancia, senza smettere di fissare il cielo di fronte a lei.

- Ci siamo? - gli disse poi, continuando ad evadere il suo sguardo.

- Ci siamo. - rispose lui, cercando di dare il minor peso possibile a quel comportamento.

- Quando arriveranno tutte le attrezzature? -

- Tra un paio di giorni. -

Raquél sbuffò e disse:

- E' troppo tempo, cazzo. -

- Lo so, ma non posso fare più di così. I trasporti clandestini sono quello che sono, e lo sai bene, non possiamo accelerare le procedure più di quanto non lo stiamo già facendo, rischieremmo di perdere tutta la merce. E sai benissimo cosa questo potrebbe significare. -

- Sì, lo so. -

- Abbiamo però scoperto dove abita Sierra. Ho la planimetria e tutte le informazioni demografiche e riguardanti il terreno del quartiere. Sappiamo pressoché tutto. Non appena arriveranno le attrezzature, saremo pronti ad agire. -

Raquél annuì.

- Hai già avvertito Zulema e Macarena che siamo pronti a condividere con loro il piano? - le chiese.

- No. Ieri il clima non era dei migliori e stamattina ancora non si è visto nessuno. O si sono ammazzate, o si sono chiarite. -

- Chiarite? - chiese Sergio, senza capire in quale modo il chiarimento tra quelle donne potesse avere a che fare con il fatto che nessuna delle due fosse ancora sveglia.

Raquél si voltò finalmente a guardarlo, divertita dalla sua espressione confusa.

- Sergio, so che non sono di compagnia ultimamente. Mi rendo conto di essere fredda e mi dispiace. Ma ho come un macigno sulle spalle, un peso infinito con il quale non riesco a convivere in alcun modo. L'unica cosa che posso fare è tenermi attiva, mentalmente e fisicamente, per non sprofondare. -

No me jodas (sequel di -A mi me van a recordar-)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora