11. El puto amor duele

98 13 7
                                    

Dopo essere tornata più sbronza di quando era partita, Zulema si chiuse nella roulotte, pretendendo di essere lasciata sola.

Maca non si preoccupò molto, insomma, era pur sempre Zulema, ed il fatto che fosse tornata era già un segnale positivo. Le avrebbe parlato, con calma, a tempo debito. Anche se non era del tutto sicura di che cosa avrebbe potuto dirle.

Cosa si dice a Zulema in questi casi? Dopo una sbronza di (forse) frustrazione?

Ma, soprattutto, cosa l'aveva frustrata così tanto? Solamente quella mattina sembrava che le cose tra loro avessero avuto una svolta, che qualcosa fosse davvero cambiato nel loro rapporto. Entrambe sembravano aver accettato i propri sentimenti, proprio per questo la reazione di Zulema sembrava così tanto paradossale. Maca non ci stava capendo niente. Forse, non dirle niente sarebbe stata la soluzione più opportuna, visto come stavano le cose.

Lanciò un altro sasso in acqua e si sedette a fumare sul divanetto accanto alla porta della roulotte. Dall'interno non proveniva nessuna luce, nessun rumore. Non sapeva bene le condizioni di Zulema, non era riuscita a comprendere a pieno come stesse quando l'aveva minacciata con la pistola. Che non era in sé era chiaro, ma non sapeva se era solamente colpa della rabbia, oppure se fosse davvero ancora sbronza.

Aspettò qualche minuto, per sicurezza, ma quando si rese conto che davvero dall'interno non proveniva nessun rumore, decise di provare a rientrare. Non aveva fame, perciò la cena non sarebbe stata un problema. La giornata era stata già abbastanza provante così ed aveva bisogno di una bella dormita per schiarirsi le idee. Sicuramente, la mattina successiva, molte cose sarebbero state più chiare ad entrambe.

Aprì la porta cercando di fare meno rumore possibile. Appena entrata, vide Zulema dormire, voltata dall'altra parte. Era davvero ancora ubriaca, allora. Si avvicinò e sentì subito il suo respiro pesante. Dormiva profondamente. Doveva essersi davvero distrutta per essere in quelle condizioni.

Iniziò a svestirsi, continuando a riflettere su cosa in particolare potesse aver fatto saltare i nervi a Zulema in quel modo.

Il fatto di non averle detto che voleva un figlio? No, non si faceva problemi del genere. I non detti erano all'ordine del giorno tra loro.

Il fatto di aver chiesto un figlio come prezzo per il loro aiuto al Professore e Raquél? No, nemmeno quella poteva essere una risposta verosimile. Se a Zulema non fosse andato bene, non si sarebbe fatta problemi a rifiutare.

Che cosa allora l'aveva disturbata così tanto?

Una campanella si accese nella sua mente, ma ebbe troppa paura di concettualizzarla subito.

Prese la maglia intima con la quale ultimamente dormiva, se la mise e rivolse un ultimo sguardo alla Zulema profondamente addormentata davanti a lei.

Faceva freddo, il suo letto era lontano dalla stufa ed era probabilmente gelido.

Non ci pensò molto.
Forse pensare in quella situazione non era altro che deleterio. Si infilò nel letto di Zulema senza pensarci due volte e si strinse a lei. Quella situazione sembrava così estrema che aveva la sensazione di poter uscirne solamente con un gesto estremo.

Sapeva che, infilandosi nel letto di Zulema, avrebbe potuto risolvere tutto, o rovinare tutto.

La sentì sussultare non appena le avvolse un braccio intorno alla vita. A parte il bacio di quella mattina, non si erano più toccate dalla notte di Natale. Non erano mai più state così vicine, e fu una sensazione forte per entrambe.

- Che cazzo fai, Maca!? - esclamò Zulema, voltandosi a guardarla, ma senza divincolarsi da quella sorta di abbraccio.

Maca la osservò un momento nella penombra prima di rispondere. Aveva gli occhi lucidi, le pupille dilatate.

No me jodas (sequel di -A mi me van a recordar-)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora