18: La mierda en mi cerebro

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Inginocchiata in mezzo al bosco, Raquél non riusciva a sbollire la rabbia. Non riusciva ad accettare il fatto che il Professore avesse organizzato quel tradimento senza metterla al corrente. Per cosa, poi? Poteva capire il desiderio di incastrare Sierra, ma che motivo aveva avuto di tradire Zulema e Macarena? Si sarebbero separati nel giro di pochi giorni.

Quel tradimento era un gesto davvero vile, codardo e Raquél riusciva a concepirlo. 

Colpì la terra, ferendosi con un sasso, mentre udiva i passi del Professore avvicinarsi. Dio, l'ultima cosa che voleva in quel momento era sentire la sua voce. 

- Raquél. - disse alle sue spalle. 

Lei si alzò i piedi, stringendo i pugni, ma non si voltò. 

- Raquél, so che sei arrabbiata, ma dobbiamo ripartire. Abbiamo ancora molta strada da fare e più tempo ci mettiamo, più corriamo il rischio di essere rintracciati, lo sai bene. - 

- Sai perché mi sono innamorata di te, Sergio? Perché ho scelto di avere questa vita? - 

Il Professore non rispose, abbassando lo sguardo.

- Perché nonostante tutto, tu hai sempre fatto le tue scelte per una buona causa. Una causa giusta. Abbiamo rubato, assoldato dei criminali, ma i nostri intenti erano giusti. Volevamo lanciare un messaggio, volevamo giustizia verso un sistema che di giusto ha ben poco. Abbiamo sempre fatto tutto senza mai sporcarci la coscienza, perché credevamo in quello che facevamo. - 

Sergio rimase ancora in silenzio, lasciandola continuare. Capiva che stava per dire qualcosa di cui aveva bisogno di liberarsi da molto tempo, capiva che avrebbe dovuto ascoltarla. 

- Tu non hai idea della merda che ho passato in quel carcere. Di cosa ho visto, di cosa ho vissuto. Perché quando la tua vita è in pericolo, non basta una causa giusta e nobile per salvarti il culo. Ho fatto cose che non avrei mai pensato di poter fare, per motivi in cui non avrei mai immaginato di poter credere. -

Fece una pausa, strofinandosi il viso in corrispondenza della cicatrice. 

- Da quando ho messo piede fuori da quell'inferno non ho mai smesso di chiedermi chi fossi diventata. Non ho mai smesso per un fottuto istante di mettermi in dubbio. E tu non hai neanche la minima idea della merda che c'è nella mia testa in questo momento. Del conflitto che vivo ogni giorno, cercando disperatamente di fare la cosa giusta in un mondo che, ormai, di giusto ha ben poco. Eppure, io ci provo, ogni cazzo di giorno. A redimermi dalle mie azioni, a tornare la persona che ero prima, a cancellare il passato. Ma la verità, Sergio, è che io non tornerò mai ad essere la persona che ero prima. Perché ormai sono questa, ho fatto quello che ho fatto e non posso fare finta di niente. La consapevolezza di poter fare cose orribili mi sveglia alla mattina e mi culla la notte. E sai cosa mi fa più paura in tutto questo? Che, forse, un giorno, potrei fare la scelta sbagliata e commettere di nuovo azioni di cui forse non mi pentirei neanche. - 

Il Professore si aggiustò gli occhiali sul naso, schiarendosi la voce, ma Raquél gli impedì di parlare. 

- Non azzardarti a raccontarmi cazzate riguardo quello che hai fatto. Che era per la nostra sopravvivenza, che Zulema ci avrebbe traditi di nuovo, perché so che non è così. L'hai fatto per paura, perché credi che l'unico posto in cui una persona come Zulema dovrebbe stare è in carcere. D'accordo, posso anche darti ragione, ma l'hai data in pasto a Sierra. A Sierra, ti rendi conto?!? E Maca è incinta! Questo non è per salvarci la vita e per proteggerci da loro, Sergio. Questa è una vendetta. E fa parte delle azioni che sto cercando di non fare per non essere la persona che ho paura di essere diventata. -

Fece una pausa, abbassando lo sguardo e rilassando i muscoli, poi concluse:

- Non pensavo, però, che tu lo fossi.- 

No me jodas (sequel di -A mi me van a recordar-)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora