Da: Yari.dancer
A: Kumiko.Kimura
Oggetto: DA LEGGERE INSIEME AD HOBI...
Cara Kumiko,
Caro Hobi,
so che questa mia mail vi arriverà fredda e inaspettata ma in questo momento non sarei in grado di affrontare una conversazione telefonica con nessuno di voi due e allo stesso tempo mi sto trascinando un fardello che non riesco più a sopportare. Vi chiedo scusa in partenza per quello che sto per raccontarvi e vi imploro di arrivare fino alla fine di questo mio delirio. Vi prometto che cercherò di essere il più chiaro possibile, in modo da non far nascere in voi nessuna domanda. Andiamo con ordine.
Entrambi probabilmente eravate convinti che fossi figlio unico, ma non è così. Ho un fratello, Jarvis, più piccolo di me di undici mesi esatti. Proprio così, siamo nati lo stesso anno, io a gennaio e lui a dicembre. Da bambini eravamo sempre insieme e tutti pensavano fossimo gemelli; probabilmente l'hanno pensato anche le persone che c'erano attorno a noi al pub. Sì, Jarvis è venuto a trovarmi a Seoul dalla Malesia, anzi, per la precisione è venuto a cercarmi visto che sono sparito nel nulla a diciotto anni.
Vi starete chiedendo come mai avessimo chiuso qualsiasi rapporto nonostante il legame profondo che ci univa e la risposta è molto semplice. Mio padre. Mio padre è, anzi, era visto che è morto (non rattristatevi, è una liberazione per il mondo) il proprietario di una grossa azienda di stoffe e tessuti. Non fatevi strane idee: mi ha diseredato quando sono andato via di casa. Sia io che mio fratello abbiamo ricevuto un'educazione esemplare, in quanto futuri dirigenti dell'azienda di famiglia. Almeno... Questo era il volere di mio padre. E per Jarvis è stato così, per me ovviamente no. Ma questo lo sapete.
Mio padre non ha mai visto di buon occhio la mia passione per la danza e a tredici anni ha smesso di darmi il permesso di prendere lezioni private. Mi allenavo da solo e di nascosto, e se ci riuscivo era solo per merito di mia madre che mi copriva. Ho comunque sempre cercato di compiacerlo, di essere un bravo figlio, di seguire la strada che aveva tracciato per me nonostante il mio sogno fosse un altro. Dentro di me sapevo che tra me e Jarvis ero io il suo preferito, ma non perché fossi più intelligente, più sveglio o più intraprendente. Anzi, a dire la verità queste doti le ha tutte mio fratello. Semplicemente Jarvis soffre di una malattia genetica non ereditaria piuttosto rara, che l'ha reso sterile. Capite bene che per uno come mio padre la discendenza era tutto, e un figlio che non avrebbe mai potuto donargli dei nipoti era sostanzialmente inutile. Jarvis ci ha sofferto per anni, poi a una certa se n'è fatto una ragione. Nessuno dei nostri conoscenti sapeva di questa malattia e anche noi quattro non ne parlavamo mai. Era una specie di argomento tabù.
Prima di andare avanti vorrei che vi immaginiate un giovane Yari diciottenne, innamorato della danza ma pronto a rinunciare a lei per diventare ciò per cui era nato: un dirigente d'azienda. E la passione per la danza non era l'unica cosa che dovevo reprimere. La mia sessualità mi è sempre apparsa poco chiara, offuscata, man mano che crescevo mi rendevo conto che mi attraevano più i ragazzi delle ragazze, ma la sola idea mi ripugnava. Non ne ho mai parlato esplicitamente con nessuno, né con Jarvis, né con mia madre, né tantomeno con mio padre. Ecco perché quando sono stato promesso sposo con la figlia del suo socio in affari ho tirato un sospiro di sollievo. Proprio così, un matrimonio combinato. In Malesia è molto comune tra le persone ricche, per salvaguardare il patrimonio.
Shayasa era un'amica di famiglia, ci conoscevamo da quando eravamo piccolissimi, giocavamo assieme a palle di fango, andavamo a scuola insieme, studiavamo insieme. Io, lei e Jarvis eravamo un triangolo d'acciaio inossidabile. Sapere che sarebbe diventata mia moglie mi rassicurava, mi autoconvincevo ogni giorno che potevo innamorarmi di lei, di quella ragazza bellissima che mi conosceva alla perfezione, che si sarebbe sicuramente presa cura di me, della nostra famiglia e dei nostri bambini.
Ma il dubbio che potesse non funzionare, che io potessi "non funzionare" c'era. Avevo solo un modo per scoprirlo.
Eravamo già promessi sposi, eravamo giovani, eravamo ribelli. Abbiamo fatto l'amore. La mia prima e la mia ultima volta con una ragazza. Ancora oggi non ho idea di come io ci sia riuscito, forse all'epoca il mio desiderio di apparire come mio padre mi aveva educato era più forte di qualsiasi cosa. Volevo quasi raccontaglielo, sapete? Volevo dirgli che non avevo deluso il nome della nostra famiglia, che ero stato un vero uomo, che l'avevo fatta star bene. Volevo promettergli che gli avrei regalato un discendente, un giorno.
Ma le cose sono andate diversamente.
Proprio quella sera, appena tornato a casa, l'ho sentito discutere con mia madre. Discutevano piuttosto spesso ma quella volta i toni erano particolarmente accesi, probabilmente mio padre aveva bevuto. Ricordo di aver sorpreso Jarvis attaccato alla porta per origliare e mi ero unito a lui. Sembrava una sfuriata troppo importante per perdersela. Ebbene, volete sapere quali erano le esatte parole di mio padre? Ve le riporto fedelmente.
"Un figlio frocio e un figlio sterile, Nadya, ecco cosa mi hai dato. Un figlio frocio ed un figlio sterile. La mia discendenza è distrutta, deturpata, fallita..."
Quindi avevo passato anni ad autoconvincermi di non essere quello che sapevo benissimo essere per colpa sua, lui se n'era accorto lo stesso e non aveva fatto nulla. Mi ero costretto a perdere la verginità con una ragazza quando non era assolutamente quello che il mio corpo mi stava chiedendo pur di dimostrargli che avrei potuto dargli una discendenza. Avevo passato anni a ballare di nascosto, senza un'insegnante, senza una guida. Avevo sputato sangue su quei maledettissimi libri di economia e commercio, anche se non me ne importava un emerito cazzo.
Il seguito potete immaginarlo. Ho mandato tutto a puttane e sono partito per Seoul, la capitale asiatica della danza. Non conoscevo nemmeno la lingua e avevo a stento i soldi per sopravvivere un mese ma non me ne importava un accidente. Volevo solo mettere più distanza possibile tra me e mio padre. Il mio ultimo ricordo malese è di Jarvis che singhiozza implorandomi di ripensarci, mio padre che continua a sbraitare in cucina, mia madre in silenzio, da buona moglie sottomessa. Non gliene faccio una colpa, povera donna. Le ho lasciato un biglietto, identico a quello che ho lasciato per Shayasa. Un messaggio di scuse e la richiesta di far finta che fossi morto. Nessun indirizzo, nessun numero di telefono, nessuna indicazione. Ho fatto la stessa richiesta a mio fratello e lui mi ha obbedito. In ogni caso mio padre gli ha sempre impedito di contattarmi. Fino alla fine.
È stato bello rivedere Jarvis dopo tutti questi anni, sapete? Gli affari vanno alla grande da quando è a capo dell'azienda di famiglia. Ho scoperto che si è perfino sposato e un po' mi è dispiaciuto non essere andato al suo matrimonio. Indovinate chi è sua moglie? Proprio così. Shayasa. Mio fratello è sempre stato profondamente innamorato di lei, fin da bambino, ma non l'ha mai confessato a nessuno, nemmeno a me. Non avrei mai accettato di fidanzarmi ufficialmente con lei se l'avessi saputo. Per fortuna il destino ha sistemato tutto. Quasi tutto.
Jarvis mi ha raccontato com'è andata, cosa è successo dopo che sono scappato. All'inizio è scoppiato il panico, ma è durato poco: ero maggiorenne, me n'ero andato di mia spontanea volontà e le forze dell'ordine non potevano far niente per costringermi a tornare. Mio padre ha preso alla lettera la mia richiesta di considerarmi morto e ha vietato a tutti di cercarmi, perfino di pronunciare il mio nome. Pian piano si stavano costruendo una nuova normalità. Finché Shayasa ha scoperto di essere incinta ed è corsa da mio fratello, disperata. Io ero fuggito da poco più di un mese, lei stava ancora piangendo la mia scomparsa, era sola, persa e con una creatura in grembo che non avrebbe mai avuto il coraggio di sopprimere. Jarvis l'ha presa con sé senza pensarci due volte e il giorno dopo si sono fidanzati ufficialmente. Quando il pancione di Shayasa è diventato evidente tutti hanno dato per scontato che fosse incinta di mio fratello. E i miei genitori si sono ben guardati dal negarlo, anzi, questa notizia era oro colato per mio padre, che finalmente aveva la sua tanto desiderata discendenza. Il segreto di Jarvis e Shayasa era al sicuro con loro.
Kumiko... Hobi... Ho una figlia. Si chiama Safìa, ha otto anni e una passione spropositata per la danza.
Ora ho bisogno di tempo. Perdonatemi.
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A Dancer Called Yari [Paing Takhon x BTS 🖤 Completa!]
FanfictionNon è facile vivere a Seoul se sei un ragazzo malese che ha mollato tutto per inseguire un sogno. Non è facile vivere a Seoul se sei costretto a nascondere la tua omosessualità per colpa dei pregiudizi. Non è facile vivere a Seoul se sei innamorato...