Cap. 31 - Jam Session

108 18 20
                                    

Pov Hobi 

Frustrazione. Rabbia. Angoscia. Tristezza. Incredulità. La mia testa è un mix di emozioni contrastanti che si mischiano come le palline del bingo, senza che io riesca in nessun modo a governarle. Il tour è finito, sono tornato a Seoul dopo sette mesi, dovrei essere al massimo della felicità e invece no. Sono frustrato. Arrabbiato. Angosciato. Triste. Incredulo. Vorrei svuotarmi la mente ma non ci riesco, vorrei concentrarmi sul pezzo che sto scrivendo per il mio nuovo mixtape ma il cervello non ne vuole sapere di collaborare. Ha ragione. Non gli ho concesso nemmeno una pausa dopo un tour estenuante, stanotte avrò dormito due ore scarse e all'alba sono venuto in agenzia sperando di riuscire a distrarmi buttandomi a capofitto nel lavoro. Macché.

Lancio la penna sulla scrivania, chiudo il mio quaderno per gli appunti e mi alzo. Rimanere su questa sedia a fissare un foglio bianco è completamente inutile. Sono qui da stamattina e non ho combinato un'emerita mazza. Quello che mi ci vuole è una bella sessione di freestyle in sala prove. Apro la porta della mia ormai fidata stanza marrone dalle strisce nere, collego il telefono e accedo a Spotify. Scrollo le mie playlist per cercare qualche canzone con cui scaldarmi e mi imbatto in quella di dancehall. Espiro e scrollo immediatamente il dito sul telefono per farla scomparire dallo schermo. Non ho nessuna intenzione di ascoltare la sua musica.

Faccio partire un brano a caso e inizio a fare un po' di stretching, le mani intrecciate dietro la nuca per sciogliere il collo e le spalle. Mi sento come se mi fosse passato addosso un tir con tanto di rimorchio. Sto chiedendo troppo al mio corpo, ne sono consapevole, ma fermarmi vuol dire pensare e pensare vuol dire pensare a lui. E non voglio farlo.

Mi siedo per terra, allungando bene le gambe per attivare i muscoli. A chi voglio darla a bere. Non potrei non pensare a lui nemmeno se mi interrassero. Persino questa canzone che è partita a caso mi fa pensare a lui. La dolcezza della melodia, la voce soave della cantante, le parole in inglese che riesco a captare nonostante non conosca il testo. Non posso farci niente. Yari è ovunque, anche se lo sto evitando.

Alzo le gambe a candela, ruotandole come se stessi andando in bicicletta, cercando di concentrarmi sulla respirazione. Involontariamente la maglietta mi si solleva scoprendomi la schiena, ma la lascio lì dov'è. Chissà se Yari avrà già trovato le mie magliette. Sì, come no, e magari si è anche precipitato a casa Bangtan per chiedermi perdono per essersi volatilizzato. Puff, svanito nel nulla. Meglio del miglior abracadabra di Maga Magò.

Yari è a farsi i cazzi suoi, Hobi. Vedi di ficcartelo bene in testa... Hai letto il messaggio di Taehyung, no? Il tuo pseudo ragazzo è atterrato a Incheon più di due ore fa e non si è nemmeno preso la briga di fartelo sapere...

Il solo pensarci mi fa talmente salire il fottone da convincermi a togliere questa musica smielata del cazzo e partire con del sano hip hop. Ondeggio la testa a ritmo e mi lascio andare. Ora sì che ragioniamo. Torno al centro della pista ed inizio ad improvvisare un freestyle mixando con un po' di breakdance e house. Proprio come ai vecchi tempi, quando ballavo per strada a Gwangju. Che bei ricordi.

E finalmente la mia testa si svuota completamente, libera da qualsiasi paranoia, da qualsiasi scazzo, da qualsiasi problema. Siamo solo io, lo specchio e la musica. Fanculo mondo. Fanculo Yari.

Mi avvicino al telefono, il petto ansante che si solleva e si abbassa per il fiatone. Non mi ero per niente reso conto che fosse passata già un'ora. È proprio vero che il tempo vola quando si è immersi nella propria passione. Dai, mettiamo un po' delle canzoni dei BTS, giusto per tirarcela un po'. Apro la cartella arista e attivo lo shuffle.

A Dancer Called Yari [Paing Takhon x BTS 🖤 Completa!]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora