Winterfell

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Sansa, dopo aver ucciso Ramsay, chiese di restare da sola. Sandor la vide allontanarsi, non la seguì: capì che per quanta fierezza e distacco volesse mostrare, la morte l'aveva sconvolta.
Sandor andò via, Sansa salì sulla torre. La giovane sentì il vento freddo divenire sempre più graffiante, salì ancora e là, sul punto più alto della torre, lontano da tutti i soldati a difesa di Grande Inverno, si sedette e stette a sentire il vento diventare sempre più penetrante, gli ululati dei meta – lupo presero a cullarla in quella gelida serata.
Gli occhi presero a pizzicarle, era il freddo, era il freddo, non ciò che aveva fatto.
Si era vendicata.
Aveva fatto bene.
Strinse gli occhi, ma quando li riaprì, timide lacrime presero a rigarle il volto.
Ramsay meritava di morire, meritava di soffrire, lo meritava.
Non aveva sbagliato.
Se non l'avesse fatto lei, l'avrebbe fatto Robb.
Calma, Sansa. Stai calma.
Sei a casa.
Nessuno più ti farà del male.
Calma.
Uccidere Ramsay non l'aveva appagata come aveva pensato, anzi.
Si sentiva un'assassina.
Era un'assassina.
Era diventata esattamente come gli altri.
Come Joffrey.
Come il boia di Approdo del Re.
Come le tante persone che aveva incontrato sul suo cammino.
Lei aveva sempre e solo desiderato il meglio per se stessa, voleva solo essere felice, essere una principessa, avere un uomo forte accanto a sé con cui un giorno avere dei figli. Invece...
Invece... il tempo l'aveva resa dura, aggressiva, feroce. Le erano rimaste solo le belle parole, ma era divenuta sgraziata nei modi di porsi e verso la vita.
Provò una terribile vergogna verso se stessa, pianse.

Sandor intanto si recò nella sala dove c'erano già tanti soldati intenti a mangiare e a bere, Sandor si mise in un angolo a bere... voleva annegare in quel liquido rosso, l'unica cosa che gli dava pace e consolazione dalla sua fottuta e inutile vita. Pensò che forse sarebbe stato meglio morire per mano di quei maledetti Bolton, a quest'ora Sansa avrebbe avuto un buon ricordo di lui, invece ora lo odiava!
Questo gli sembrò il segno che forse gli occorreva per lasciare per sempre la Stark: lei ora era al sicuro, era tornata a casa sua, aveva raggiunto il suo obiettivo e da quel giorno poteva dormire serenamente. Lui non avrebbe mai potuto restare lì, non con lo sguardo carico di... non sapeva neanche lui di cosa esattamente, ma sapeva che non riusciva a restare lì con lei senza capire, senza sapere che cosa le passasse per la testa.
"Clegane" lui alzò lo sguardo era il Giovane Lupo "grazie per aver accompagnato Sansa oggi. Doveva affrontare i suoi dèmoni." Sandor annuì solo debolmente col capo "Domani marceremo verso Sud, andremo ad Approdo del Re." tacque "So che vuoi andartene per la tua strada, ma tu sei un uomo valoroso e hai saputo ben guidare l'esercito che ti avevo affidato per espugnare Forte Terrore. Vuoi unirti a noi?"
"Approdo del Re?" ripeté Sandor.
"Sì. Paura di rivedere la tua gente o di affrontare anche tuo fratello, Clegane?" lo provocò Robb Stark.
"Mio fratello è lì?" chiese e un lampo sembrò attraversargli la mente.
"Proprio così, allora sarai dei nostri?" incalzò lo Stark.
"Aye, cazzo sì!" rispose con ardore facendo sbattere il bicchiere vuoto sul tavolo.
Smise di bere poco dopo quando Robb e i suoi uomini erano andati via e il fuoco nel camino stava lentamente morendo, si alzò e andò quindi nella sua stanza...

Dopo ore, o meglio quelle che le sembrarono ore, la dama di compagnia di Sansa la trovò, era gelida. La accompagnò immediatamente nella sua stanza e accese il fuoco, poi la fece sedere su una sedia accanto ad esso dove Sansa riprese calore e colore.
Poi la sua dama di compagnia la condusse dinanzi allo specchio e prese a spazzolarle i lunghi capelli rossi e lì Sansa prese a osservarsi a lungo nello specchio, poi chiese alla giovane dietro di lei, ma sembrava più parlare a se stessa "Ti sembro tanto diversa da quando sono partita?"
"Lady Sansa, se posso essere sincera..." iniziò lei.
"Devi." la incitò Sansa.
"Beh, lo siete. E non parlo solo dei vostri capelli tanto più lunghi o del vostro viso tanto più pallido e magro, ma anche i vostri modi e la vostra andatura è cambiata. Siete più donna e meno bambina."
"Lo sono." disse lei abbassando la voce "Si dovrebbe essere grati di ogni cosa, giusto? Sia bella che brutta?"
"Dipende. Mia signora, io... oso solo immaginare cosa abbiate potuto affrontare e sopportare con i Bolton e con quell'uomo dal volto orrendo!"
Sansa alzò lo sguardo "Sandor è... solo un uomo ferito. Ma è decisamente l'uomo migliore che abbia avuto al mio fianco, è colui che... mi ha protetta e... sopportato le mie fandonie. Eppure l'ho trattato in modo così... orribile in questi giorni." disse ad alta voce, ma era chiaro che parlasse a se stessa e al suo comportamento terribilmente disdicevole nell'ultima settimana.
"Non sentitevi in colpa, lady Sansa, avete affrontato terribili pene con Ramsay Bolton."
"E Sandor cosa c'entrava?" chiese "Perché me la sono presa con lui?" tacque, doveva scusarsi immediatamente "Perdonami." disse alzandosi e andando verso la porta "Io... devo... fare una cosa."
"Ma, mia signora, vostro fratello mi ha raccomandata di farvi compagnia fino a quando non vi foste addormentata!" disse la ragazza.
Sansa si voltò "Se incontri mio fratello, digli che mi hai vista addormentarmi." dette quelle parole, lei uscì e, presa una fiaccola, scese due piani più sotto. Fece molta attenzione a non fare troppo rumore o a non attirare eccessivamente l'attenzione e ricordando di aver visto dove si trovava la sua stanza, bussò piano alla porta subito dopo aver posto poco lontano da essa la fiaccola.

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Ho postato il capitolo in tarda serata
in quanto ora ho avuto l'ispirazione,
in un freddo sabato cullata dalle
note di 'Winterfell'.
Spero vi sia piaciuto, se vi fa piacere lasciate un commento
e... se potete leggete questo capitolo ascoltando
la musica di GOT 'Winterfell' ;)
Vi ho inserito la colonna sonora così da "portarvi" lì.

La Principessa del Nord e il MastinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora