Lui le aprì la porta e lei senza dirgli niente gli si lanciò contro, lo abbracciò gettandogli le braccia al collo: probabilmente lui pensava che era impazzita o che forse voleva solo prenderlo in giro, ma Sansa sperò con tutto il cuore che lui comprendesse, almeno un po', il tormento che le incendiava l'animo e il cuore. Quando fu sul punto di credere che lui l'avrebbe respinta e cacciata dalla sua stanza, lui invece l'avvolse tra le sue braccia e immerse la testa tra i suoi capelli. Lo sentì come rilassarsi di colpo in quell'abbraccio: Sansa strinse più forte la sua presa e respirò anche lei forte.
Di colpo era come se avesse sganciato una pesante armatura da cui non riusciva a liberarsi e tornasse a respirare e a stare bene.
Non sapeva cosa dirgli o cosa fare, lasciò che in quel momento fosse il suo cuore a parlare se fosse stato necessario o ad agire se lo avesse ritenuto opportuno, Sansa sciolse lentamente l'abbraccio e guardò Sandor: grazie alla luce del fuoco poteva vedere solo la parte bruciata della sua pelle colorarsi ora di nero ora di colori arancioni.
"Sansa." la chiamò lui e lei lo guardò negli occhi.
"Sandor." rispose lei usando quasi il suo stesso tono.
Lui si avvicinò lentamente al suo viso, avrebbe potuto respingerlo e avrebbe potuto gridare, ma lei non lo fece. Lei gli permise di avvicinarsi a lei e di accarezzarle prima le sue labbra e poi di assaggiarle piano, con calma. Gli si aggrappò come nel timore di poter cadere o non riuscire a sostenere quel contatto e lui, quasi comprendendo ciò che provava, la prese tra le sue braccia e la strinse in una piacevole morsa dalla quale la ragazza non riuscì né tantomeno intese sottrarsi.
L'alba venne fin troppo presto per Sandor Clegane: avrebbe dato qualunque cosa pur di poterla guardare ancora dormire serena, poter vedere il suo viso rilassato e le sue labbra dischiuse.
La notte appena trascorsa era stata quella più bella che lui avesse mai passato: si erano riavvicinati e a lui questo bastava e valeva più di ogni altra possibile cosa. Bastava anche se non l'aveva avuta come lui avrebbe desiderato averla, ma comprese che amare qualcuno non era necessariamente possederla, ma anche sapere che lei si fidava di lui e che soprattutto la fiducia di Sansa nei suoi confronti aveva solo vacillato, ma non era venuta meno.
Deglutì pensando che quella notte che avevano appena passato insieme era stata anche la loro prima e ultima notte: lui sarebbe partito con gli Stark e avrebbe marciato verso Sud. A Sud c'era suo fratello e lì tutto sarebbe finito. Avrebbe avuto la sua vendetta.
Osservò ancora la giovane che giaceva lì accanto a lui e che cominciava lentamente a muoversi nel sonno, guardò ogni sua singola piccola smorfia contrarle il delicato viso e poi la vide aprire gli occhi: il cielo più limpido sembrava fissarlo, uno specchio d'acqua in cui lui si rifletteva annegandoci quasi.
"Buongiorno." lo salutò lei.
Lui non le aveva mai rivolto un saluto per augurarle il buongiorno o cose simili, e quella mattina non fece distinzioni, lui le rivolse un piccolo sorriso che fece contrarre in modo grottesco la parte lesionata della sua bocca.
"Sei riuscito a dormire?" le chiese lei dolcemente.
Sembrò come ricevere un pugno, lui abbassò lo sguardo e divenne di colpo triste, ma le rispose semplicemente "Sì."
"Qualcosa ti turba?"
Lui la fissò "Avrei dovuto dirtelo ieri sera, ma... lo faccio adesso. Oggi parto."
Lei corrugò la fronte "Per dove?"
"Verso il posto da cui sei fuggita." le rispose.
Lei stupita gli chiese "Ma perché?"
"Tuo fratello marcia verso sud e mi ha chiesto di unirmi a lui, e poi lì c'è mio fratello." Sansa sbiancò "Hai sempre saputo che ciò che volevo di più era combatterlo e vincere contro di lui." le ricordò, ma Sansa si mise a sedere così che i loro volti fossero alla stessa altezza.
"Ma... io..." lo guardò, era come se di colpo l'aria fosse stata risucchiata via "io... credevo che..."
"Beh, ti sbagliavi, uccelletto." disse lui sedendosi meglio sul letto "Il mio destino è sempre stato quello."
"Ma lui..." tacque per un istante "è troppo forte e..." le mancò il fiato, ma Sandor capì cosa volesse dirgli, sorrise e la guardò a lungo, le accarezzò la guancia in un gesto lento e dolce.
"Posso sconfiggerlo."
Sansa lo guardò in volto "E se... ti uccidesse?" lei tremava e lui lo vedeva, le prese una mano e le rispose "Se mi uccide, allora tutto sarà finito." tacque "Ma saprò di aver dato la mia vita affinché la tua non fosse persa laggiù come potrebbe accadere alla mia."
Gli occhi di Sansa si riempirono di lacrime "N – n – no. Ti prego..."
Sandor proseguì "Ma se vinco, potrò forse ricominciare a vivere e riuscirò forse a togliere la corazza del Mastino dalle spalle per sempre."
Sansa non replicò, abbassò la testa, le labbra presero a tremare forte e le lacrime a solcarle le guance.
"Lo sapevi, lo hai sempre saputo che lo avrei affrontato prima o poi."
A Sansa sfuggì un gemito di dolore, non riusciva a commentare le parole dell'uomo che le stava accanto, ma che sentiva scivolare via come neve tra le dita.
"Ho una cosa per te." disse lui "O meglio, è sempre stata tua." frugò nella sua tunica e da lì Sansa vide il suo braccialetto, quello che lei aveva venduto per riposare in una locanda tanto tempo prima, quel braccialetto che suo padre le aveva portato dalla Terra Oltre la Barriera "Non so perché non te l'abbia restituito prima, ma è giusto che ritorni dalla sua legittima proprietaria." Sansa con gli occhi pieni di lacrime guardò quel prezioso gioiello che Sandor le stava restituendo, tirò su col naso e lei poi gli disse "Significa che non tornerai."
Non era una domanda la sua e Sandor lo capì, lui aggiunse "E' un modo per ricordarti del viaggio che abbiamo compiuto insieme e che un cane si è preso cura di te e ha vegliato su di te come meglio poteva."
"Un uomo." precisò lei "Tu non sei un cane, per me non lo sei mai stato. Sandor."
Sandor seppe che se non se ne fosse andato allora, non sarebbe più partito, avrebbe asciugato le sue lacrime, l'avrebbe stretta a sé e gli dèi solo sapevano cosa le avrebbe fatto, ma non poteva. Non era più il momento di procrastinare l'inevitabile: Sandor si vestì e si mise l'armatura, gettò lo sguardo più e più volte sugli occhi ora in tempesta di Sansa, ma non cedette.
"Ti amo." lei gli disse quando lui stava per varcare la soglia e andare via.
Lui la guardò a lungo, non le rispose, non disse che l'amava anche lui, ma ciò non perché non ricambiasse il suo sentimento, ma perché sentiva che se avesse ammesso l'esistenza di quell'amore, lui non l'avrebbe più lasciata e purtroppo doveva invece farlo.
Era giunto il momento di affrontare il suo demone.
____
Buongiorno!
E' passato tanto dall'ultimo aggiornamento, chissà se ci sarà ancora qualcuno...
Non so se ve l'ho già scritto, nel caso mi ripeto, la storia sarà portata a termine anche se,
come potete già notare, ci vorrà più tempo tra un aggiornamento e l'altro.
Nel caso in cui ci sia ancora qualcuno a leggermi, lo ringrazio dal più profondo del cuore
per la pazienza e la voglia che ha ancora di seguirmi.
Buona giornata!!
STAI LEGGENDO
La Principessa del Nord e il Mastino
FanfictionSansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re... STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE...