Ramsay Bolton

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Sansa fu svegliata di colpo da una mano che le coprì la bocca e da qualcun altro che la caricava di peso e la trascinava via da Sandor che intanto fu circondato da tre soldati... Sansa spalancò gli occhi per il terrore, ma non riuscì ad emettere neanche un suono... lei aveva provato a reagire, ad aggrapparsi alle rocce o ai tronchi, ma tutto fu vano. Non sarebbe mai riuscita a resistere alla forza di quei soldati. Vide tre uomini avvicinarsi a Sandor mentre dormiva, vigliacchi!
Sansa fu caricata su una carrozza che non aveva nulla di bello o elegante, era sporca e arrugginita, sembrava uno di quei trasporti usati per condurre via i condannati a morte. Sansa comprese in quel preciso istante che chiunque fossero quei cavalieri e a qualunque casata appartenessero, avevano il compito di rapirla e imprigionarla.
Questo significava che suo fratello Robb era stato sconfitto e che lei, come forse sua madre, era una prigioniera? Pregò affinché non fosse così. Pregò che ci fosse stato uno sbaglio e che quei cavalieri l'avessero solo confusa con qualcun'altra, ma le sue speranze furono vanificate quando vide un castello dall'aria decisamente sinistra: il castello aveva alte mura e merli triangolari che sembrano affilati denti di pietra. Le torri avevano un'aria decisamente imponente. Quel profondo stato di inquietudine fu acuito anche dal cielo plumbeo che rendeva quella roccaforte ancora più tetra.
Sansa respirò forte e osservò il castello avvicinarsi sempre più e quando le porte si chiusero dietro di lei capì che era in trappola.
Fu trascinata giù dall'abitacolo con pochissima grazia dagli stessi uomini che l'avevano portata via e condotta in luoghi ancora più cupi: quella in cui la stavano conducendo doveva essere una prigione, pensò Sansa, ma si sbagliò perché fu condotta nella sala grande che era decisamente buia e carica di fumo, file di torce su entrambi i lati della sala erano sorrette da braccia scheletriche sporgenti dalle pareti.
La ragazza terrorizzata guardò verso il fondo dell'ampia sala e da lì vide seduto al tavolo principale, il Bastardo di Bolton seduto sullo scranno del lord suo padre intento a bere forse vino da una coppa.
Sansa aveva solo sentito nominare il Bastardo di Roose Bolton, ma non l'aveva mai visto: Ramsay vestiva di nero e rosa: stivali, cinturone, fodero e farsetto di pelle nera e un giubbotto di velluto rosa con tagli ornamentali di seta rosso scuro. Nonostante lo splendido abbigliamento, rimaneva un uomo brutto, dall'ossatura grossa e con le spalle cadenti. Aveva la pelle rosacea e foruncolosa, il naso largo, la bocca piccola, i capelli lunghi, scuri e secchi. Le sue labbra erano grosse e carnose, ma la prima cosa che si notava in lui erano gli occhi. Gli stessi occhi del lord suo padre: piccoli, ravvicinati, stranamente pallidi. "Grigio spettro" definivano alcuni quella sfumatura, ma in realtà erano tutt'altro che incolore, come due schegge di ghiaccio sporco.
"Avvicinati." disse una voce, la sua voce. Sansa tremò visibilmente prima di essere spintonata dagli uomini di Bolton a farsi avanti e obbedire agli ordini del giovane seduto poco più avanti a lei, Sansa scossa mosse passi incerti verso di lui e lo guardò dritta negli occhi, quegli occhi la spaventarono sin da subito, avevano qualcosa di strano e malefico al tempo stesso.
"Lei" riprese Ramsay "è la sorella dell'ormai famoso Re del Nord? Siete sicuri che sia lei?" chiese rivolgendosi ai suoi stessi soldati "Non è una lupa, è al massimo... un cerbiatto, o qualcosa che si avvicini ad esso. Guardate come trema!" la sbeffeggiò "Ce l'ha la lingua? O gliel'avete tagliata prima che ve l'ordinassi?"
Sansa rabbrividì e senza cessare di tremare disse "Perdonami, mio lord. E' solo che sono stata condotta alla tua presenza contro la mia volontà."
Ramsay rise, ma era una risata priva di allegria la sua, aggiunse quindi "Un cerbiatto ammaestrato. Quante belle parole l'una dietro l'altra, giovane Stark. Continua."
La stava forse prendendo in giro? Sansa lo guardò perplessa "Mio lord?"
"Mio lord!" ripeté lui ridendo e facendo ridere i suoi uomini "Da oggi sarò lord, capito?" disse rivolgendosi agli altri, Sansa guardava a destra e a sinistra, sperava di vedere una via d'uscita – fino a quel momento rimasta a lei nascosta – da cui scappare, ma niente.
"Sai cosa ha fatto tuo fratello?" le chiese tornando di colpo serio.
Sansa trasalì per quel suo repentino cambio d'espressione "No, mio signore."
Il Bastardo sorrise "Ha ammazzato mio padre come un comune criminale." Sansa sbiancò "Non amavo mio padre." sorrise "Tuttavia devo dare un segnale a tuo fratello, intendo farlo punendolo attraverso te."
"Me?" ripeté.
"Sì." tacque "Ma come? Come dovrei punirla?" chiese ai suoi uomini.
"Tagliale una mano." propose uno.
"Frustala e poi tagliale le dita dei piedi."
"Frustala e lasciacela a noi." propose un terzo.
Ogni ipotesi era più terrificante della precedente, Sansa si sentì come carne da macello. Cercò di restare forte e non cedere alla propria paura, «I Bolton sono sempre stati tanto crudeli quanto astuti» aveva sentito dire dagli uomini di suo padre una volta tanto tempo prima.
Ramsay la guardò e lei sostenne il suo sguardo, doveva essere forte, doveva essere forte, si ripeté. Non doveva cedere. Se l'avesse fatto, forse le avrebbero fatto di tutto, ma se si dimostrava impavida avrebbe anche potuto far desistere il giovane dai suoi propositi.
"Portatela giù." disse ai suoi con un sorriso alquanto diabolico che non fece presagire nulla di buono alla giovane che fu immediatamente afferrata e trascinata lungo una ripida scalinata a chiocciola che conduceva nei sotterranei probabilmente.
Ben presto la giovane comprese di trovarsi nelle segrete del castello: attraversarono stanze pregne di muffa, ma anche catene agganciate ai muri e Sansa scorse in una stanza un focolare acceso e nei pressi dello stesso tanti utensili di cui lei ignorava l'uso, ma a giudicare dall'aspetto non erano strumenti per preparare pozioni o per curare il castello.
Superarono poi una porta enorme a forma d'arco e da lì in poi il sole o qualunque tipo di luce aveva cessato di baciare quelle stanze: tutto era immerso nell'oscurità più totale. Ebbe la raggelante sensazione di essere stata inghiottita da un gigante e cosa ancora più agghiacciante fu che all'improvviso qualcuno la prese per le spalle e la spinse in avanti verso il buio: Sansa cadde e picchiò la testa e i palmi delle mani.
Restò per qualche istante ferma, poi tossì. Si mise a quattro zampe e poi seduta sulle ginocchia, avrebbe voluto essere in grado di vedere qualcosa, ma le fu pressoché impossibile.
Sentì qualcuno ringhiare in lontananza, ma non seppe la direzione da cui proveniva.
"C'è nessuno?" chiese tremando.
Aveva paura, ma anche tanto freddo: lì si gelava.
Nessuno le rispose se non il medesimo sommesso ringhio di prima.
Improvvisamente un cane abbaiò e ringhiando sbatté contro qualcosa, il mammifero si trovava in una gabbia presumibilmente e lei era a pochissima distanza da essa.
Retrocesse fino a toccare qualcosa che cadde rovinosamente a terra producendo un rumore metallico e che fece inferocire i cani ancora di più; Sansa si rannicchiò portandosi le ginocchia al petto e pianse per la paura, dov'era Sandor?
Che ne era stato di lui?


Sandor fu svegliato da un violentissimo calcio allo stomaco, quando realizzò che sopra di sé si trovavano tre soldati armati di tutto punto, i suoi sensi divennero immediatamente pronti: prese al volo la gamba di uno dei tre che stava per colpirlo e lo fece cadere all'indietro, rotolò prendendo al volo la spada del soldato nemico e iniziò a duellare con gli altri due, Sandor colpì violentemente il secondo soldato con un calcio e trafisse il terzo.
In quel momento ebbe la possibilità di guardare verso Sansa, ma ciò che vide fu solo il suo mantello lasciato per terra e una carrozza ormai troppo distante per poterla inseguire. Sandor si voltò verso il primo soldato prendendolo per la gola "Dove l'hanno portata?"
"Va – va – vaffanculo." rispose senza fiato.
"Te lo chiedo di nuovo e stavolta gentilmente." disse Sandor stringendo ancora più forte la presa e sollevando il soldato di qualche centimetro "Dove l'avete portata?"
"..." Sandor strinse ancora più forte "F – forte... Terrore. Forte Terrore, lasciami... t – ti prego..." rispose il soldato che stava divenendo paonazzo in viso.
Sandor strinse appena poco più forte la presa e poi lo lasciò cadere, il soldato era svenuto.
Il primo soldato provò a colpire Sandor che però con un debole gesto lo immobilizzò e trafisse uccidendolo. Sputò per terra e maledisse i Bolton tutti.
Raggiunse Straniero che si era allontanato in parte dalla scena e, dopo aver raccolto il mantello di Sansa e poche altre cose, si issò in sella e partì alla volta di Grande Inverno: non era lontano da lì e soprattutto realizzò che non avrebbe mai potuto entrare a Forte Terrore da solo.

La Principessa del Nord e il MastinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora