Trascorsero tante lune da quando Sandor era partito assieme all'esercito di suo fratello Robb. Sansa osservava tutte le sere l'orizzonte nella speranza di scorgere un vessillo o un segno tangibile del loro ritorno, del suo ritorno.
Lei non si rassegnava all'idea che Sandor avesse incontrato un destino infausto.
Non sarebbe stato giusto.
Non dopo tutto quello che lui era riuscito a fare, a conquistare, non dopo che aveva ritrovato e riscoperto il suo lato umano.
No, Sansa non poteva credere che gli dèi avrebbero permesso una simile ingiustizia. Non verso un'altra persona a lei tanto cara.
Se Sandor non fosse sopravvissuto probabilmente lei avrebbe smesso di credere in qualunque dio, se lui fosse morto allora Sansa pensò che lui aveva ragione quando le diceva che non c'era nessuno dio clemente o buono a cui affidarsi: ci si doveva affidare esclusivamente a se stessi.
Sansa benché non nutrisse la stessa fede di quando era fanciulla, voleva ancora sperare in un dio antico o nuovo che fosse che aiutasse Sandor nel suo intento. Non era una nobile azione la sua certo, ma a Sansa non importava: Sandor doveva vivere, per lei, o lei ne sarebbe morta.
Non aveva idea di quando precisamente fosse iniziato quel sentimento così forte verso Sandor, ma sapeva certamente che era un ardore che non aveva mai nutrito verso nessuno e soprattutto mai così forte e così totalizzante.
La neve riprese a cadere lenta e a coprire ancora una volta la strada che conduceva lì al castello, ancora un giorno senza nessuna notizia di Robb né sua. Sansa si avvolse nella sua mantella color ghiaccio e uscì fuori dalla sua stanza; a passo svelto si diresse verso la porta che dava all'ingresso della fortezza: il cancello era aperto e lì fuori vi erano le guardie a protezione della famiglia Stark e degli altri abitanti della roccaforte.
La ragazza osservò le luci del sole abbandonare ancora una volta Grande Inverno, la neve brillava e riluceva sotto quegli ultimi raggi di sole, provò quasi una sensazione di vuoto improvvisa nell'osservare quella soffice coltre che via via si formava sotto e intorno a lei e alla sua casa e alla sua gente.
Amare significava questo? Essere più vulnerabili? Sansa si sentiva come nuda senza di lui, indifesa come un soldato senza l'armatura, lui e quelle perenni battute le mancavano terribilmente. Avrebbe dato qualunque cosa per ricevere un corvo e sapere se l'esercito di Robb aveva vinto, perso o se stavano ancora combattendo, avrebbe voluto sapere chi era stato il vincitore tra Sandor e la Montagna.
Avrebbe spedito lei stessa un corvo, ma con quella neve che non cessava di cadere era impossibile mandarne o riceverne uno.
"Questo inverno è decisamente più freddo del precedente." disse Catelyn raggiungendo la figlia fuori.
"Sì, lo è." disse semplicemente Sansa.
"E' terribile l'attesa, vero?" chiese nuovamente sua madre.
La ragazza guardò il volto pallido e stanco di sua madre: anche lei aveva perduto il sonno.
"Quando ci fu la ribellione" riprese il genitore "e aspettavo tuo padre, ricordo quanta angoscia e pena provavo per lui. E' il destino di noi Lady aspettare e pregare per il ritorno dei nostri uomini."
Sansa abbassò leggermente il capo e poi disse "Io non so più quali dèi pregare. Nessuno di loro ascolta. E a questo punto mi chiedo se Sandor... se il Mastino" si corresse "non abbia avuto sempre ragione. E se non ci fossero dèi e fossimo soli? Se ci fossimo costruiti gli dèi per sperare in un aiuto superiore, ma fossimo soltanto noi a esistere?"
Catelyn la guardò e spostò una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio "Sei cambiata, bambina mia. Prima eri... ingenua, ora sei così... disillusa. Non so se lasciarti con lui sia stato così saggio da parte mia."
"Madre, lasciarmi con lui è stato ciò che andava fatto. Lui mi ha fatto guardare alla vita in modo diverso: ho capito che la vita non è una ballata e che con i miei modi tanto garbati non si arriva da nessuno parte e ho anche imparato che ci sarà sempre qualcuno pronto a tradire e pugnalare alle spalle per il proprio interesse." Sansa guardò sua madre "Con lui ho capito chi sono. Sono una principessa del Nord, ma non so se sarò mai capace di regnare con tutto quello che ho appreso nel corso delle lune passate."
Sua madre sospirò "Troverai qualcuno con il quale capirai come fare."
Sansa osservò le tenebre avanzare, quelle parole le fecero contrarre dolorosamente lo stomaco, non commentò le ultime parole di sua madre: in realtà, nel suo animo si celava una verità che forse sua madre non avrebbe né capito né supportato.
"Sono un po' stanca, vado a dormire." la informò.
"Ti faccio mandare qualcosa da mangiare, devi nutrirti. Sono passati due giorni da quando hai mangiato l'ultima volta, così morirai prima che arrivi la primavera!" esclamò la donna.
"Come desideri, madre."
La giovane si stese e immediatamente sprofondò in un lungo sonno popolato da strane creature fatte di ghiaccio, i loro occhi erano blu, c'erano corvi e altri uccelli che volavano nel cielo e che al loro passaggio gracchiavano più forte, poi improvvisamente tutto tacque, quelle creature erano svanite e assieme ad esse anche i corvi. Vide un castello in fiamme, riconobbe poco dopo che si trattava della Fortezza Rossa, bruciava e le sue torri cadevano pezzo dopo pezzo, un drago immenso vi volava su e bruciava ogni cosa al suo passaggio e quando la terribile bestia le permise di vedere il resto della Fortezza, vide su uno scalone in pietra Sandor e suo fratello combattere: Sandor era pieno di sangue, tagli e graffi. La Montagna era furente, spietata e colpiva suo fratello con gran forza.
Sansa avrebbe voluto urlare a Sandor di stare attento e schivare il colpo, ma non poteva: dalla sua bocca non usciva un singolo suono. Lei poteva solo guardare quanto gli stava accadendo...
Sansa sobbalzò destandosi, il sudore le bagnava la fronte e la veste che indossava per la notte le era adesa come una seconda pelle. Si alzò e guardò fuori dalla sua finestra: sperò con tutto il suo cuore che quelle immagini viste non corrispondessero al vero, sperò che fosse la paura soltanto ad averle giocato un brutto scherzo. Forse quel terribile incubo era solo un modo attraverso il quale la sua mente voleva spingerla a riflettere a fondo su ciò che sentiva e soprattutto sul trovare il coraggio di ammettere ad alta voce ciò che il suo cuore desiderava.
Sì, doveva essere quello.
Sangue, fango, polvere, schegge di legno, cadaveri, fuoco. Era questo quello che Sandor aveva visto da quando aveva rimesso piede ad Approdo del Re, la guerra aveva dilaniato le case, le mura della città. Questa a poco a poco aveva ceduto agli assalti del Nord. Il Giovane Lupo stava conquistando progressivamente la città, i morti che caddero per mano sua e dei suoi uomini furono innumerevoli. Le ferite riportate da lui, da Sandor, da tutti gli uomini degli Stark furono innumerevoli.
Avevano affrontato talmente tanti uomini da quando avevano lasciato Grande Inverno, che Sandor non ne ricordava né il numero né tantomeno i loro volti, giovani, vecchi, malati, in salute, grassi, magri, bianchi, scuri, Sandor non ne ricordava nemmeno uno. Le sue mani erano sporche di sangue vecchio e che ormai tinteggiava la sua pelle rendendola più scura e più impiastricciata.
I tagli che gli ricoprivano le braccia muscolose, il petto massiccio e il volto semibruciato lo rendevano ancora più minaccioso se possibile, il sangue che gli scorreva e quello che ormai era essiccato aveva fatto sì che i suoi compagni avessero cominciato a soprannominarlo come "Il Sanguinario Mastino".
Lui che aveva lottato per sbarazzarsi del soprannome di Mastino, si vide affibbiare un soprannome peggiore e ancora più temibile del precedente, forse il suo destino era questo: ammazzare e ricoprirsi del sangue altrui.
La piccola Stark si sbagliava: il Mastino non l'avrebbe mai lasciato. Non in questa vita almeno.
La sera era sopraggiunta e gli uomini del Nord come quelli del Sud si erano ritirati per assistere e curare le ferite dei propri soldati: Robb e il Nano, pensò Sandor, dovevano aver pattuito in questo modo. Che ne fosse dei Lannister, Sandor lo ignorava. Fino a quel momento non aveva incontrato né intravisto nessuno di loro, aveva combattuto contro la Guardia Cittadina, mercenari e altri soldati appartenenti ad altre casate, ma di loro neanche l'ombra. Sandor non vide nemmeno suo fratello Gregor.
Lui era lì per lui, solo per lui, ma questo non lo disse mai ad alta voce. Non per mancanza di coraggio, ma perché aspettava solo di vederlo e sarebbe partito al suo inseguimento.
Che la Regina lo avesse preso al suo seguito e gli facesse da Guardia del Corpo?
Gregor una Guardia del Corpo? No, non poteva essere. Quell'essere viveva solo per se stesso e per uccidere, stuprare, niente di più.
O forse lei lo aveva scelto proprio per tale ragione? Avrebbe dovuto immaginarlo da molto prima!
Si diede dello stupido, ma decise che il giorno seguente avrebbe raggiunto la Fortezza Rossa sia che il ragazzo approvasse sia che non gli avesse dato il suo permesso, ne aveva abbastanza di ubbidire e basta!
All'alba abbandonò la sua tenda e si diresse verso la Fortezza Rossa, vi giunse con molta facilità. L'immensa roccaforte sembrava abbandonata, vi entrò senza che nessuno lo fermasse, salì l'immensa e imponente scalinata, attraversò i corridoi e poi giunse nella Sala del Trono, non c'era nessuno. Possibile che i Lannister avessero abbandonato il loro baluardo senza combattere?
Sandor fu salvato dal rumore dei passi di corsa di qualcuno, si voltò e fece appena in tempo a parare e schivare due colpi di un'ascia e di una spada, roteò su se stesso e sgozzò i due della Guardia Reale, immediatamente altri lo aggredirono, ma lui non si fece cogliere impreparato da neanche un colpo.
"Un cane che si rivolta contro i propri padroni." disse una voce alle sue spalle, era la Regina. Era comparsa da non si sa dove, i capelli erano tremendamente corti dall'ultima volta che l'aveva vista, ma il suo atteggiamento era sempre regale e al tempo stesso sprezzante.
"Hai fatto male i tuoi conti, Clegane." sputò con disprezzo "Qui c'è pane per i tuoi denti. Ser Gregor." suo fratello comparve dal buio a lato della Regina Cersei, era mastodontico e dall'aria ferina.
"Sapevo che Robb Stark avrebbe mandato te, ma non immaginavo da solo." in quell'istante si udirono urla e tonfi qualche piano più sotto, la Regina perse il sorriso e ordinò ai suoi di lasciare che la sua Guardia se la vedesse contro il Mastino. Dopodiché lei e altre ombre sparirono dietro ad una porta, ma a Sandor non importava assolutamente nulla della regina o della famiglia reale: lui voleva Gregor e basta.
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Buonasera e buona Pasqua!
Spero che il mio aggiornare sia stato gradito :)
Ci lasciamo in un altro momento cruciale...
un momento decisivo: Sandor, a differenza della serie tv/libri, vivrà?
Morirà?
Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti!
Ancora auguri a voi e alle vostre famiglie,
a presto!
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La Principessa del Nord e il Mastino
FanfictionSansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re... STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE...