Il Parco degli Dei

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Buonasera!
Sono passati mesi dall'ultima volta che ho pubblicato,
probabilmente non ci sarà più nessuno a leggere quanto scrivo,
ma come vi dissi tempo fa, anche se con ritardo, la storia sarà completata.
Dopo questo, penso ci saranno al massimo o uno o due capitoli ancora.
Detto ciò mi congedo e vi lascio al capitolo!
xoxo


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I loro corpi erano ancora nudi, si erano addormentati così. Il corpo di Sansa adeso al suo, il petto di Sandor adeso alla schiena di lei. Era quasi l'alba e Sandor non dormiva già più da un po', osservava le cicatrici che le frustate avevano impresso sulla pelle candida di lei, si allontanò appena per accarezzarne una, seguì con il dito una delle cicatrici e si sentì stringere il cuore pensando al dolore che doveva aver sofferto.
"Non farlo." disse lei svegliandosi di colpo "Non voglio che... insomma, che le tocchi." aggiunse voltando il suo viso verso di lui.
Lui allontanò di colpo la mano dalla cicatrice e la posò sul ventre di lei, lei gliela prese portandosela all'altezza del petto e la strinse forte per poi baciarla delicatamente.
"Non avrei mai dovuto addormentarmi quella notte. Non me lo perdonerò mai." le confidò con voce amara.
"Sono qui. Con te. Ramsay è morto. E io sono qui, viva grazie a te." lo rassicurò Sansa, lei che era sempre stata rassicurata da lui, oggi era lei che cercava di rasserenare l'uomo.
Lui le baciò delicatamente i capelli "Vedere come ti ha ridotto... mi fa male. Avrei preferito avere io la schiena segnata." lui fece passare un braccio sotto la sua testa facendo in modo che potesse appoggiarcisi su e stare comoda "Farei di tutto per te."
"Lo fai già." gli ricordò voltando leggermente la testa e baciandolo.
Le loro lingue si incontrarono di nuovo e il loro bacio fu ancora meno impacciato della notte precedente, meno casto, si stavano amando di nuovo con meno paura di alcune ore prima, si stavano amando con la consapevolezza che oltre quella porta c'era la realtà, la dura realtà che volente o nolente bussava alla porta della principessa del Nord e della sua guardia del corpo. L'uno sapeva esattamente qual era il posto dell'altra eppure lì, in quella stanza ancora avvolta da una leggera penombra, tra le lenzuola della Stark, tutto pareva possibile. Sapevano quanto erano sciocchi solo nel crederlo, ma in quegli istanti, non c'era nessun altro, nessun titolo, nessun obbligo, nessun padrone o servitore, nessun confine da dover conquistare o proteggere, c'era solo l'amore tra due persone apparentemente molto diverse fra loro, in realtà più simili di quanto avessero creduto fino a quel momento.
"Io ora però devo andare. Nessuno mi deve vedere nel tuo letto." disse Sandor mettendosi a sedere e rivestendosi.
Sansa lo guardò "Ma..." stava per replicare, ma Sandor scosse la testa e le disse "Non dire niente, continua a dormire." le baciò delicatamente le labbra, poi si rivestì cercando di fare il tutto il più silenziosamente possibile e poi se ne andò, scivolando fuori la porta nel corridoio ancora buio e facendo finta di essere rimasto lì, davanti alla porta, a guardia della sua principessa.
Sansa pensò a come sarebbe stato bello vivere sempre con lui, lasciare Grande Inverno insieme a lui: aveva tanto aspirato a tornare a casa sua e mai avrebbe pensato di desiderare di fuggire da essa, ma forse per restare con l'uomo che amava, doveva solo fuggire, nessuno l'avrebbe mai capita, né sua madre né suo fratello né gli abitanti di Grande Inverno. Avrebbero tutti pensato che avesse perso il senno, l'avrebbero mal giudicata, scrutata, additata e giudicata.








Quando Sandor chiuse la porta alle sue spalle, provò una sensazione di benessere e al tempo stesso di grande inquietudine. Quella notte era stata decisamente la più bella, la più sorprendente e la più sconvolgente che avesse mai vissuto: aveva trascorso la notte con la donna che amava, ma al tempo stesso lo aveva fatto nel modo più squallido, di nascosto, da vile.
Se fosse stata una qualunque, a Sandor gliene sarebbe importato poco o nulla di lasciarla lì nel letto ancora nuda a dormire, ma era Sansa Stark, cazzo! A cosa pensava esattamente quando aveva condiviso il suo letto, a quando ci faceva l'amore e a quando le aveva detto di doversene andare via?
Si era comportato come un ladro, come un vile ladro: aveva rubato la sua virtù e... no, un momento, la virtù di Sansa se l'era presa quel maledetto schifoso di Ramsay Bolton, quindi lui non le aveva rubato nulla in fondo.
Ma chi voleva prendere in giro?
Si sentiva ugualmente colpevole.
Uscì fuori dalla fortezza e andò da Straniero, voleva lavarsi e liberarsi da ogni possibile odore che potesse ricondurre a lei, che potesse far capire agli altri – ma soprattutto a Robb Stark e a sua madre – quanto era accaduto con Sansa. Si sentiva... solo i maledetti Inferi lo sapevano veramente!
Quando si buttò nel fiume, si lavò come un forsennato, ma quando ebbe finito, gli sembrò come se l'odore di Sansa gli fosse penetrato nella carne, la sentiva ancora, c'era ancora quel suo buonissimo profumo che ricordava quella notte.
Anche il cielo terso di quella mattina, così bello, così pulito gli rammentava i suoi occhi. Ogni cosa quella mattina sembrava ricordargli di aver trascorso la notte con la sua giovane principessa.
Ritornando a Grande Inverno si sentì da una parte come se avesse violato qualcosa di sacro e che non spettava a lui toccare e amare, ma dall'altra si sentì il cane più fortunato di tutto il continente!
Lei lo aveva voluto con sé quella notte, lo aveva amato e lo aveva fatto sentire amato. Sandor non credeva ci si potesse mai sentire così dopo aver condiviso il letto con una donna, ma lei non era mai stata una qualunque, o meglio non per lui: lui l'aveva sempre vista come una ragazzina da proteggere, da mettere in guardia, a volte persino da se stessa tanto che era ingenua! L'aveva vista indifesa, impaurita, tremante, spezzata, ma l'aveva anche vista risollevarsi ed essere ancora più forte di prima e questi momenti lei li aveva vissuti con lui e Sandor non poté che sentirsi fortunato per averla in un certo senso vista crescere e cambiare.
Ricordò quel giorno quando lui le stava mostrando come maneggiare una spada e le disse che da lei lui non avrebbe mai imparato nulla, quanto si sbagliava: aveva imparato che cos'era la compassione, com'era aiutare gli altri ed essere aiutati, come ci si sentiva a stare bene con sé stessi, come porre fine a un'ossessione che divorava l'animo, aveva imparato che cosa significasse amare.
Tutto questo lui lo doveva a lei, a Sansa Stark.
Riportò Straniero nella stalla, poi salì ai piani superiori, incrociò un tipetto smilzo e dai capelli rosso fuoco che gli si parò davanti "Clegane, il nostro Signore ti sta cercando! Ti aspetta nel Parco degli Dei." lo avvisò, dette quelle parole il ragazzino se ne andò via a passo svelto.
Sandor per la prima volta ebbe timore che Robb Stark avesse compreso ogni cosa, se così però fosse stato – si disse – avrebbe accettato la decisione sia che fosse di mandarlo via sia di destituirlo da cavaliere o guardia di sua sorella. D'altronde non avrebbe mai potuto replicare, non era lui al comando.
A passo svelto si recò nell'antico parco e vide Robb Stark in procinto di parlare con Lady Olenna lì sotto l'antico albero diga, i suoi passi riecheggiarono in quell'immenso luogo e così non fu difficile per i due udirlo arrivare. Quando Sandor fu vicino ai due, fece vagare il suo sguardo dall'uno all'altra per poi inchinare leggermente la testa in segno di rispetto.
"Clegane." gli disse a mo' di saluto il giovane.
"Lord Stark, Lady Olenna." li salutò.
"Ti starai chiedendo perché ti abbiamo voluto vedere." affermò l'anziana donna.
Sandor non rispose, attese che fosse la donna o il ragazzo a parlare, Robb rivolse uno sguardo alla donna prima di proseguire, come se stesse aspettando il permesso della stessa per parlare "Certe cose si notano e noi le abbiamo notate."
"Altezza?" disse Sandor non capendo a cosa alludesse, o meglio sperava di sembrare estraneo alle loro parole.
"Mio nipote Loras ha capito che la sorella del qui presente Robb Stark non manifesta alcun tipo di interesse nei suoi confronti. A dirla tutta non mi sorprende." affermò la donna "Mio nipote è un po' troppo... delicato, troppo incline ad attività fatue, non poteva pretendere che la giovane Sansa Stark, dopo quanto ha vissuto, fosse ancora interessata a simili superficialità." Sandor non distolse lo sguardo dalla donna "Quindi il matrimonio non avrà luogo. Non posso dire di non esserne dispiaciuta, in fondo voi Stark" sostenne guardando il Lord di Grande Inverno "mi siete sempre piaciuti e il matrimonio tra le nostre casate è ciò che avrei gradito, ma al cuore non si comanda. Ho ragione Sandor Clegane?" l'uomo guardò la Regina di Spine "Suvvia, con noi puoi parlare, non ti mangiamo mica! E poi, pur volendo, sei più alto di me e sei il doppio del Giovane Lupo!"
"Non saprei cosa dire, Altezza." disse semplicemente.
La donna annuì "Diplomatico il vostro cavaliere, Lord Stark. Mi piace." gli rivolse un altro sguardo per poi alzarsi e rivolgersi al fratello di Sansa "Bene, per noi è ora di tornare ad Alto Giardino, se vorrete, sarete sempre i benvenuti."
"Vi ringrazio, Lady Olenna." la salutò Robb Stark baciandole la mano in segno di rispetto.
"Lady Olenna." la salutò Sandor inchinandosi leggermente.
La donna rivolse un mezzo sorriso a Sandor per poi allontanarsi lentamente.
Sandor e Robb rimasero in silenzio per alcuni minuti, poi fu il giovane a prendere la parola "Come hai appena sentito il matrimonio fra Sansa e Loras Tyrell è stato annullato."
"Sì." disse semplicemente Sandor.
Robb guardò a lungo il Cavaliere poi disse "So cosa provi per mia sorella." Sandor lo guardò in volto "E so cosa lei prova per te. Tu la ami. E lei ama te. Se ne sono resi conto un po' tutti, persino Lady Olenna."
"Mi dispiace, mio Signore."
Robb corrugò la fronte "Davvero? Non dire parole che non pensi."
"Ciò che provo io non conta." affermò Sandor.
"Ma ciò che prova Sansa sì. Lei ci tiene a te. Ci tiene più di quanto lei stessa voglia ammettere. Quando tu sei stato male lei non si è mai allontanata da te. Forse solo alcune volte perché le veniva imposto di uscire, ma altrimenti sarebbe rimasta sempre. Avrebbe vegliato notte e giorno. Quello che voglio sapere da te, e ti prego di essere assolutamente sincero con me, è se la ami anche tu. Perché stiamo parlando di mia sorella, l'unica sorella che ho qui. L'altra... solo gli dèi sanno dove sia!"
Sandor sentì il suo cuore battergli forte: mai avrebbe pensato di avere una simile conversazione con qualcuno, figuriamoci con il suo Signore e fratello della donna che amava.
"Sì, Altezza. La amo. Farei di tutto pur di saperla felice."
Robb annuì "Bene. Ora puoi andare." gli disse lasciandolo interdetto, tuttavia non replicò, non indugiò un istante di più in quel luogo: fece come gli era stato ordinato.
Quando fu fuori dalla stanza di Sansa, si sentì completamente frastornato, non si capacitava dell'incontro avuto con il fratello di lei e al tempo stesso non si capacitava di come fosse ancora lì al loro servizio, si chiese se non stava per essere ordita una qualche trappola ai suoi danni.
Si sforzò di apparire sereno a Sansa e alla sua dama di compagnia quando la porta si aprì, la visione che ebbe di Sansa gli smorzò il fiato: i capelli rossi erano stati pettinati con molta cura, le guance erano rosee e gli occhi azzurri sembravano essere ancora più belli del solito, il vestito che indossava era di un verde brillante che metteva in risalto il colore dei suoi capelli e il candore della sua pelle.
Quando i loro occhi si incontrarono, lei gli sorrise e quelle nuvole che avevano adombrato fino a quel momento il cuore e lo spirito di Sandor sembrarono svanire.

La Principessa del Nord e il MastinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora