Routine

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Sansa rimase a lungo in silenzio, si sforzò di ricordare che cosa avesse fatto o detto: cercava, insomma, di giustificare il comportamento del Mastino. Ella sapeva per certo che lui non l'aveva toccata: se l'avesse fatto, pensò, glielo avrebbe sicuramente ricordato o le avrebbe rivolto qualche frase spinta per metterla a disagio.
Invece il Mastino aveva l'aria particolarmente truce e sbottava per ogni cosa.

Il sole del mattino illuminò le colline circostanti, mentre Sansa e il Mastino attraversavano un'altra foresta, lì l'aria era fresca e non c'era nessun particolare rumore se non quello della natura immacolata a loro circostante.
"E' bellissimo qui." disse lei con un piccolo sorriso "Che posto è?"
"Una fottuta foresta, una maledetta foresta, sono tutte le une uguali alle altre." rispose lui prendendo la sua borraccia e bevendo.
"Vino?" chiese lei volgendo la testa verso di lui.
"Sì, vuoi?" chiese lui porgendole la borraccia, lei arricciò il naso e guardò avanti.
"No, vi ringrazio. Ho troppo male alla testa." gli rispose voltandosi e osservando il paesaggio che si offriva alla loro vista.
Lui ridacchiò "La mia prima sbronza l'ho avuta a dodici anni, avevo fatto una scommessa con un guardiano di porci." le raccontò abbozzando un sorriso.
"Davvero?" chiese lei stupita.
"Già."
"Com'eravate da piccolo?" chiese lei curiosa.
"Silenzioso." rispose lui ammonendola "Cosa è questa tua domanda? Domanda di cortesia? O altro?"
"No, insomma... se dobbiamo arrivare a Grande Inverno, dovremmo conoscerci, non credete."
"No." replicò lui secco.
"Perché siete così... poco propenso a parlare di voi e del vostro passato? Vi ho solo chiesto della vostra infanzia! Sarete stato bambino, no?" cercò di approfondire la ragazza.
"Ho dimenticato com'ero!" esclamò lui. E in parte era vero.
"Per via di vostro fratello?" ebbe l'audacia di chiedergli anche se non osò guardare la sua espressione.
Lui scosse la testa, non parlava volentieri di quel capitolo della sua vita. Anzi, meno ne ricordava e meglio stava: la sua infanzia era legata a tanti dolorosi ricordi. Non voleva parlarne!
"Come si chiamava vostra madre?" gli chiese ritentando dopo un po' di parlare con lui.
Sandor sbuffò "Che importanza ha?"
"La mia si chiama Catelyn. E' una delle donne più forti e fiere che io conosca, quando crescerò spero di diventare come lei." gli confidò.
"Ho saputo che tua madre tiene prigioniero quel maledetto Lannister che si crede al di sopra di tutti! Che gli Inferi se lo portino!" sputò velenoso Sandor.
Sansa sorrise "Lo so. Sta dimostrando tanto coraggio."
"Anche tu, uccellino, anche tu." aggiunse lui facendo voltare la testa di lei verso di lui e facendo incrociare i loro sguardi.

Quel cielo terso ben presto lasciò il posto alla pioggia e i due furono costretti di nuovo a fermarsi.
Raggiunsero una piccola locanda dove Sansa mangiò della carne stufata con verdure e bevve tanta, tanta acqua, non avrebbe più bevuto vino per... di sicuro non tanto presto.
Si ripromise.
Sandor invece mangiò e bevve a sazietà, era talmente ubriaco che a un certo punto quasi gli cadde il bicchiere dalle mani e fu allora che Sansa lo fermò: non era mai successo che una donna riuscisse a fermarlo, ma lei doveva avere qualche strano potere su di lui perché stranamente non la aggredì, anzi quando lei gli disse di andare a dormire, si lasciò guidare nella stanza che Sansa aveva precedentemente domandato per loro. L'uomo si appoggiò alla ragazzina che lo reggeva a malapena per via della sua stazza e si lasciò guidare su per i gradini polverosi e scricchiolanti, la testa gli doleva più del solito.
I due entrarono in una stanzetta vecchia e che sapeva di muffa, Sansa fece sedere il Mastino sul letto che cigolò sotto il suo peso, poi la giovane si diresse alla finestrella e la aprì. L'aria fresca inondò quella stanza che probabilmente non veniva aperta da anni e Sansa si sentì meglio, appoggiò i palmi delle mani sul piccolo davanzale e chiuse gli occhi respirando l'aria frizzante che le riempì le narici e le mosse dolcemente i capelli.
Chissà se a Grande Inverno stava nevicando, se i lupi ululavano e correvano tra i boschi, aprì gli occhi e guardò il cielo diventare sempre più scuro, poi tornò a guardare dentro e vide il Mastino steso su un fianco, i lineamenti della metà sana del suo viso erano rilassati e per un momento a Sansa sembrò di avere per davvero accanto a sé un uomo poco più grande di lei e non uno di quaranta!
Fu tentata dallo spostargli i capelli neri che gli ricadevano sul viso, ma preferì non toccarlo, non turbare il suo sonno e così fece per stendersi accanto a lui dall'altra parte del letto: questo cigolò appena sotto il lieve peso della giovane Stark e lei solo in quell'istante si rese conto di star giacendo con un uomo, avvampò. Era ubriaco sì, dormiva è vero, ma era un uomo!
Che cosa avrebbe detto sua madre o la sua septa se avessero visto che lei, Sansa Stark di Grande Inverno, giaceva con un uomo che non era suo marito e che per di più era stato al servizio dei Lannister?
Poi però rammentò che quasi sicuramente avevano dormito insieme anche la notte precedente e il cuore perse un battito per poi ripartire al galoppo.

"Puoi stenderti, non ti farò del male."
Il Mastino la tranquillizzò, almeno a parole, circa i suoi intenti, ma Sansa continuò a provare quello stato di profonda vergogna. Strinse gli occhi e posò le mani al petto, poi cedette e si stese, la testa rivolta dall'altra parte. Il Mastino era troppo ubriaco anche solo per pensare di poter toccare l'uccellino, ma anche se l'avesse fatto, non sarebbe stato per farle del male: lui non le avrebbe mai torto un capello.
Stava facendo quel viaggio con lo scopo di riportarla al suo nido, non le avrebbe mai spezzato le ali per soddisfare il suo desiderio, mai.

Il mattino seguente i due ripartirono, il loro rapporto stava cambiando, ormai era evidente.
Si era creata una strana routine: si cavalcava per diverse ore, poi Sandor andava a cercare delle bacche o una lepre, mentre lei accendeva il fuoco o soddisfava impellenze personali, poi dopo aver consumato il loro frugale pasto, Sandor la aiutava a risalire su Straniero per poi continuare a cavalcare, Sandor teneva le briglie e lei teneva le mani sulle sue o lei reggeva le briglie di Straniero e lui le copriva con le sue.
Quel rapporto che si stava creando era strano, ma agli occhi di Sansa risultava bello, semplice e meno spaventoso con il passare dei giorni, agli occhi di Sandor magnifico perché per la prima volta condivideva qualcosa di semplice con qualcuno.

La Principessa del Nord e il MastinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora