Quella notte fu molto più silenziosa delle tante notti che avevano vissuto all’aperto, non c’era nemmeno un gufo a tenere loro compagnia, era una notte fredda, una notte senza stelle.
Sandor era seduto su una roccia molto distante da lei, guardava il cielo, lo osservava con attenzione.
Sansa era rimasta vicino al fuoco, stretta nel mantello che il Mastino le aveva gettato ai piedi dopo l’ennesimo litigio e dopo il quale nessuno dei due aveva più rivolto la parola all’altro.
Sansa era arrabbiata con lui, ma lo era anche con se stessa. Avrebbe voluto che Sandor la capisse, anche solo minimamente, avrebbe voluto sentirgli dire almeno un mi dispiace e invece per lei non aveva avuto che parole di scherno, parole piene di rabbia, piene di una dura verità, piene di una saggezza che a Sansa parevano troppo crudeli da capire o da sentire.
Sansa avrebbe anche voluto scusarsi per le parole che gli aveva rivolto quella mattina, ma sapeva già quale sarebbe stata la sua reazione e perciò tacque.
Si distese su un fianco e provò a dormire, ma le parole del Mastino gli ronzavano in testa ripetutamente perciò si rimise in piedi e stretta nel mantello gli si avvicinò.
Lui benché l’avesse certamente sentita avvicinarsi, non si voltò, continuò a osservare il cielo.
Lei lo osservò per pochi istanti per poi chiedergli “Hai freddo? Vuoi il tuo mantello?”
“No.” fu la risposta secca di Sandor senza rivolgerle uno sguardo.
Sansa tacque, poi disse “Mi dispiace per quello che ti ho detto stamattina, ero arrabbiata con te… ma soprattutto con me. Non so cosa avrei potuto fare e se veramente avrei potuto fare di più, ma mi sento in colpa.”
Lui la guardò un momento con la coda dell’occhio “Lo avevo capito.”
“Davvero?” replicò lei sorpresa.
“Sì, mi hai aggredito per rabbia stamattina, non per odio. Sono due cose diverse.”
Ancora una volta aveva visto in modo lucido e capito ciò che l’animava nel profondo, si chiese se lei avrebbe mai potuto leggere anche solo vagamente un’emozione che corrispondesse al vero stato del suo compagno di viaggio.
“Quindi non sei… deluso?” gli chiese timorosa.
Lui si voltò mostrandole la metà intatta del volto “No.” ancora una volta la sua era un’espressione indecifrabile, si chiese se era vero ciò che le diceva o se si era imposto quella maschera dura e inflessibile anche in quella circostanza. Si decise a chiedergli se le stesse dicendo la verità e la sua fu una risposta che le lasciò tanti interrogativi “Niente è mai come sembra.”
Quella risposta la lasciò senza altre parole. Pur riempiendola di tanti interrogativi.
“Torna al caldo, o domani starai male.” la congedò.
“E tu?” gli chiese alzandosi.
“Io resto qui.” fu la sola risposta che ebbe.
“Non dormi?” gli chiese ancora.
“No.” quella risposta pose fine a tutte le altre eventuali domande che lei avrebbe potuto porgli. Si allontanò e si distese là dove poco prima si trovava e osservando il Mastino, che sembrava danzasse attraverso le lingue di fuoco, si addormentò.
Quando aprì gli occhi poche ore più tardi, non vide più Sandor.
Si mise in piedi e benché avesse osservato attentamente la zona a lei circostante, non riuscì a vederlo. Ebbe per un istante il timore che fosse andato via, ma poi notò Straniero poco lontano da lei e allora capì che doveva essere nei dintorni.
Prese a scendere lungo la collinetta sulla quale avevano dormito, arrivò fino al fiume dove pensò di trovarlo, ma lì non c’era… stava per tornare indietro quando sentì come uno sciabordio d’acqua e allora lo vide: emerse dall’acqua tenendo gli occhi chiusi, fu forse la prima volta che lo vide con un’espressione diversa, meno tesa, meno contratta, per un momento le sembrò davvero un giovane uomo.
Rimase ipnotizzata dal suo viso e poi dal suo corpo che le si mostrò seminudo in tutta la sua imponenza, notò vari tagli sul petto e sull’addome. Cicatrici molto recenti e altre rosee, altre ancora biancastre, segno che erano cicatrici molto meno recenti che abbondavano sul suo corpo.
Il cuore prese a batterle molto forte, lo sentì battere così forte che pensò che l’avrebbe potuta sentire, ma lui continuò a fare come se lei non ci fosse. Si ritrovò ad abbassare e alzare molte volte lo sguardo su di lui incerta sul da farsi e improvvisamente fortemente impacciata.
Aveva già visto un uomo nudo eppure guardare il suo fisico, il fisico statuario di Sandor, la faceva sentire piccola e in forte imbarazzo. Non avrebbe mai creduto di sentirsi così nel guardare quello che doveva essere solo un compagno di viaggio.
“Ti stai godendo lo spettacolo?” chiese improvvisamente Sandor e lei si ridestò dai suoi pensieri realizzando che l’uomo l’aveva vista lì intenta a fissarlo, deglutì e abbassò lo sguardo.
“N – no, i – io… ehm…” prese a balbettare come una stupida e peggiorò la situazione voltandosi, Sandor rise “Sei stata lì a fissarmi tutto il tempo, perché ora ti volti? Hai capito che non sono bello come il tuo soldato… come si chiamava?”
“Non lo so, non ho mai saputo il suo nome.” gli rispose, e questo improvvisamente la fece sentire stupida perché di colpo realizzò che si era concessa a un giovane di cui non conosceva assolutamente nulla né lo avrebbe mai saputo, ne ignorava persino il nome!
“Quindi figurati che felicità avreste avuto insieme!” esclamò Sandor nel mentre usciva dall’acqua, Sansa osservò con la coda dell’occhio l’uomo mentre si rivestiva: qualcosa prese ad agitarsi nel petto di Sansa, una voce prese a gridare forte dentro di lei e prese a rammentarle ciò che lei conosceva ormai molto bene e che ciononostante lei si era sforzata di seppellire, quella voce le gridava smettila di essere tanto orgogliosa e sciocca, diglielo. Digli cosa senti realmente.
“Puoi guardarmi senza sentirti a disagio.” asserì Sandor, quando Sansa lo guardò lo vide intento a sistemarsi la sua maglia sottilissima e che aderì di colpo al suo corpo bagnato “Guardavi per fare un confronto? Il tuo soldato aveva le mie stesse cicatrici o aveva il corpo liscio come quello di una bambina?” le chiese provocandola.
Sansa deglutì, allora sapeva che loro due avevano consumato il loro seppur fugacissimo amore e la cosa le provocò un enorme disagio, lei respirò profondamente e poi gli rispose dandogli le spalle “Non sono fatti tuoi.” iniziò a risalire lungo la collinetta.
“Certo, così come non lo è chiedermi se io sia geloso o meno.” replicò Sandor rammentando le parole che lei stessa il giorno prima aveva detto.
Sansa colta in flagrante arrossì, dal canto suo anche lei non avrebbe dovuto eppure aveva avuto la sfrontatezza di porgli una domanda tanto delicata quanto personale, Sandor l’aveva nuovamente messa con le spalle al muro.****
Buonasera a tutte!
Rieccomi qui dopo... penso almeno un mese se non di più, sono imperdonabile lo so,
ma ho avuto problemi con la linea telefonica, poi con il lavoro e infine in famiglia quindi insomma...
scrivere è stata una passione e un piacere che ho dovuto mettere da parte.
Stasera però finalmente sono riuscita a ritagliarmi un pò di tempo ed ecco il capitolo, spero vi piaccia.
A presto!
Spero ;)
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La Principessa del Nord e il Mastino
FanfictionSansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re... STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE...