Il Ritorno

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Robb fu subito portato nella sua stanza. Aveva la febbre e una ferita abbastanza profonda lungo l'addome che poteva infettarsi facilmente.
Maestro Luwin andava e veniva dalle sue stanze, la madre Catelyn, la moglie e la sorella Sansa restarono fuori dalle sue stanze in attesa di una buona notizia, i fratelli più piccoli venivano costantemente informati di quanto accadeva, ma la madre non permise loro di restare lì fuori.
Sansa avrebbe voluto chiedere a Robb se sapeva quale sorte era toccata a Sandor che sembrava essere sparito nel nulla, ma la madre non le avrebbe mai permesso di avvicinarlo: doveva riposare. Attese per tre giorni, poi quando la loro madre si fu allontanata, Sansa ne approfittò e sgattaiolò nella stanza del fratello: la luce filtrava dalla finestra e così lei vide suo fratello Robb disteso al centro del letto, il suo volto era di un pallore spettrale, gocce di sudore gli imperlavano la fronte alta, aveva gli occhi chiusi e le labbra socchiuse. La sorella si avvicinò con la massima delicatezza al fratello, gli prese la mano e lui aprì subito gli occhi. La scrutò e quando capì che era Sansa, le sorrise.
"Ciao." le disse in un sussurro.
"Ciao." ricambiò Sansa il saluto "Come ti senti?"
"Stanco. Potresti darmi dell'acqua, per favore?" chiese lui.
"Sì." rispose lei semplicemente versandogli da bere e avvicinandogli poi il calice alle labbra, lui bevve piano un paio di sorsi, poi buttò la testa all'indietro respirando affannosamente.
"Come sta Jeyne?"
"Sta bene, è andata a riposare."
Robb sospirò sollevato "Bene." chiuse gli occhi per un istante, li riaprì "Vuoi sapere di lui, vero?"
Sansa non rispose alla domanda del fratello, ma Robb sapeva e così non attese la sua risposta e le disse "Si è allontanato improvvisamente una mattina all'alba, un mio uomo lo ha visto andare alla Fortezza Rossa da solo. Quando siamo arrivati lì, non lo abbiamo visto, la guerra stava distruggendo i nostri uomini e non potevamo vedere se Clegane fosse vivo o morto." fece una pausa e tossì "Quando tutto è finito, c'era fuoco e morte ovunque, l'unica cosa che abbiamo visto di suo è stato il suo elmo. Ma di cosa ne sia stato di lui... non lo so." Robb finì respirando affannosamente "Mi dispiace non averti dato una risposta diversa."
Sansa abbassò il capo con espressione cupa "Non è colpa tua. Ora riposati, va bene? Cerca di guarire in fretta. Grande Inverno ha bisogno di te."
Lui sorrise semplicemente e poi Sansa si allontanò uscendo dalla sua stanza.
Quando la porta si chiuse alle sue spalle, Sansa pensò che era giunto il momento che lei si rassegnasse e che pensasse anche alla possibilità che lui, Sandor, non fosse sopravvissuto allo scontro con suo fratello. Lui era pronto a morire, glielo aveva detto. Era lei che non era pronta a saperlo morto.

Sansa strinse forte gli occhi e poi si recò sui bastioni: là la neve era ammucchiata sui lati consentendo così il passaggio alle Guardie a difesa della roccaforte. Sansa guardò verso l'orizzonte, il cuore gonfio di tristezza e dolore, i capelli scompigliati dal vento freddo... piccoli fiocchi di neve furono sollevati da terra con l'azione del vento, turbinarono per pochi metri e ricaddero al suolo infrangendosi come acqua sull'erba.
Stava per rientrare dentro quando poco più in là un uomo, che era rimasto a guardia del castello di Grande Inverno, suonò un corno urlando "UOMO A CAVALLO IN AVVICINAMENTO! SEMBRA SOLO!"
Sansa fu raggiunta da altri soldati lì sul bastione che prepararono gli archi e le frecce: si doveva essere pronti a tutto, ordini di sua madre. Lei sentì il suo cuore accelerare dapprima per lo spavento, poi però realizzò che il cavallo era uno stallone nero, nero come la pece, strizzò gli occhi e vide che l'uomo che si trovava su di esso, era praticamente aggrappato alla criniera scura del suo destriero.
Sansa riconobbe subito Straniero e così corse a perdifiato ai piani di sotto, rischiò più volte di scivolare, ma quando giunse ai cancelli, il cavallo stava ancora galoppando verso l'ingresso, l'uomo – a pochi passi da lei – cadde rovinosamente a terra nella neve lì fangosa producendo un rumore sordo. Sansa corse verso di lui anche se qualcuno aveva cercato di impedirglielo per proteggerla, ma lei non se ne faceva nulla della protezione in quel momento: si accostò all'uomo e lo vide.
Sandor era lì.

Si gettò su di lui e lo vide, era pieno di sangue, di ferite, il suo volto era quasi irriconoscibile tra ciò che era già stato precedentemente compromesso e ciò che gli era stato fatto non troppo tempo prima.
"Sandor." lo chiamò lei sollevandogli con gran fatica il busto "Sandor." i capelli di lui gli aderivano come una seconda pelle alla testa, i vestiti erano zuppi di sangue, pioggia e fango.
"Ti prego, apri gli occhi." lo scosse lei piano.
"Lady Stark." chiamò qualcuno poco più indietro di lei, Sansa si voltò e urlò "CHIAMATE MAESTRO LUWIN, PORTIAMOLO DENTRO!"
"Uccelletto... non ricordavo che il tuo canto fosse così... così... forte." biascicò lui aprendo appena gli occhi, lei lo guardò tremante, mentre lui cercava di sollevare un braccio come per accarezzarle il viso, ma non ci riuscì. Era stremato.
Richiuse gli occhi e qualcuno lo portò dentro.

"Sansa."
La ragazza si voltò, era sua madre.
"Che succede?"
"Sandor... il Mastino è ritornato." le rispose, si voltò tentando di seguire gli uomini e Maestro Luwin nella stanza in cui avevano portato Sandor, ma sua madre la fermò "E tu dove stai andando?"
"Da... voglio accertarmi che stia bene." le rispose.
"Sansa, lui non è tuo marito né il tuo promesso sposo. E' molto sconveniente entrare per vedere un uomo ferito e grondante sangue." le rammentò "Lo vedrai più tardi."
"Ma dopo potrebbe essere tardi!" esclamò Sansa.
"Figlia mia, ti prego, fai come ti dico. Vai a cambiarti. Sei tutta sporca. Preserva un minimo di dignità, ti prego, ricordati chi sei."
Sansa guardò sconvolta sua madre, poi la porta oltre la quale si trovava Sandor, ma non ebbe scelta.
Superò il genitore rabbiosa e si cambiò come le aveva ordinato.

Il cuore le galoppava forte nel petto, aveva imparato a memoria le fenditure del legno della porta, sentiva la voce ovattata di Maestro Luwin e del suo apprendista un tale Jonah e le gocce d'acqua che di tanto in tanto si intervallavano con il silenzio via via sempre più cupo che serpeggiava nel corridoio ormai deserto.
Sansa sospirò pesantemente, non sapeva se bussare o semplicemente attendere che qualcuno le desse una qualche notizia, anche vaga circa le sue condizioni, ma nessuno le diceva nulla, nessuno usciva, nessuno entrava.
Il vento prese a soffiare fuori e i meta – lupo di Robb, Bran e Rickon a ululare forte.
La ragazza cominciò a vagare lungo il corridoio, ma da lì non si mosse.
Il sole era calato da un pezzo quando Maestro Luwin e il suo apprendista uscirono chiudendosi la porta alle spalle.
"Come sta?" chiese Sansa quasi aggredendo il Maestro.
"Ha molte ferite, Lady Sansa, alcune non ne avevo mai viste... ha la febbre molto alta, sicuramente dovuta alle tante ferite su tutto il corpo. Gliele ho medicate, ma... non so se la cura data sia veramente efficace nelle sue condizioni."
"Sopravvivrà?" chiese lei quasi senza respirare.
L'uomo sospirò mestamente "Bisogna pregare. Non ho mai sentito un uomo bruciare così tanto e con quelle ferite, ripeto, non so se le mie cure possano procurargli sollievo o beneficio."
Quelle parole diedero il colpo di grazia a Sansa che si accasciò lì davanti cadendo sulle ginocchia... 

La Principessa del Nord e il MastinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora