Per l'amore di un figlio

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Capitolo LII

* Care bellissime guerriere. C'è una canzone di Demi che mi ha fatto piangere e vorrei tanto che l'ascoltaste in questo capitolo, più di una volta. Si intitola" For the love of a daughter" e spero che vi piaccia. Parla del padre di Demi, che in questa storia potrebbe essere il padre di Harry, per questo ci tengo particolarmente molto. Vi prego di ascoltarla nelle scene che desiderate. In questa, oppure nelle prossime o in quella in cui Harry parlerà col padre, ma ascoltatela e comprendetene la traduzione. E' speciale! A dopo! *

*Zayn's Pov*


Guardai mia madre negli occhi, forse non avrei dovuto farlo. Sentivo le scariche elettriche oltrepassarmi la carne e dare scosse di assestamento al cuore. Ma era inevitabile fissarla. Sembrava volermi punire con lo sguardo, ma non le bastava averlo fatto chissà quante volte?

Abbassai lo sguardo. Mi sentivo un vigliacco. Un cacciatore che aveva paura delle preda. Ma era giusto che si spaventasse di un grande orso?

- Malik, ti ho chiesto perchè sei qui? Con quale coraggio vieni a casa mia? -

- Sono stanco di questa situazione. Volevo cercare di chiarire le cose, volevo che capissi che ci tengo ancora alla nostra famiglia... - sussurrai, sentendo la stretta forte della mano di Liam. Ti prego, curalo tu il mio cuore ogni volta che qualcuno lo romperà.

- E' inutile la tua presenza. Ti sei disturbato senza alcun motivo. Rimettiti in strada e torna da dove sei venuto - gelida, sempre così gelida come il ghiaccio.

Restai fermo, non volevo andarmene. Sentii il suo sguardo che mi pugnalava, poi rientrò in casa, cercando di chiudere la porta, ma misi il piede dentro e la bloccai. 

Tenevo lo sguardo lo basso, non volevo rischiare di lasciarle vedere le lacrime che scorrevano sul mio viso. - Ti prego mamma... Lasciami parlare. Urlami addosso, lanciami tutto quello che vuoi, ma lascia che ti parli, lascia che ti spieghi, non lasciarmi qui... - non mi accorsi nemmeno che Liam aveva lasciato la mia mano e si era avvicinato lentamente alla porta.

- Signora... non si può privare per sempre una madre a un figlio -

- Io non sono sua madre e lui non è mio figlio. Mi sembra di non star privando qualcosa a nessuno. E se non ti dispiace, vorrei chiudere la porta o sarò costretta a chiamare la polizia. E se non vuoi andare in galera, ti conviene allontanarti da qui! -

- Liam torna a casa - sussurrai, non staccando il piede dalla fessura della porta. Trisha mi guardava ancora e per la prima volta fui fiero di vedere la sua maschera con una crepa. Mi stava vedendo piangere, mi stava vedendo debole... un'altra volta. Ma era quello il mio scopo.

- Andiamo a casa, non merita la tua presenza - mi disse Liam, afferrandomi una mano e tirandomi verso di lui.

- No, tu vai a casa, io resto qui - vidi il sorriso soddisfatto della donna spegnersi. Pensava che mi arrendessi così facilmente? Avrei abbandonato tutto qualche mese fa, quando Liam non era il mio ragazzo e la mia vita era un inferno. Ma in quel momento potevo riacquistare mia madre e allora valeva giocare quella battaglia e vincerla.

- Zayn... cosa stai dicendo? Non scherzare, staccati da quella porta e andiamo a casa, entrambi -

- No, ti ho già detto che io resto qui, per favore vai a casa -

- No, completamente no, questa storia ti sta dando alla testa. Vieni a casa con me, non voglio che chiami la polizia -

- Non lo farà - dissi, guardando mia madre negli occhi.

- Si, lo farò. Hai pochi minuti per andartene Malik, dopo di che farò arrestare sia te che il tuo amico -

- Lui non c'era nulla! - indicai Liam, poi continuai dicendo - La questione è tra me e te! -

Il grido della libertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora