«Sei pronta Eleonor?» la voce apprensiva di Lady Susan destò la giovane principessa dai suoi pensieri un tantino preoccupati. Era impaziente sì, molto, ma allo stesso tempo aveva una paura fottuta che l'uomo con cui avrebbe dovuto passare il resto della sua vita non fosse come le sue aspettative: bello, galante, autoritario, ma soprattutto gentile, educato, rispettoso e con l'umorismo a portata di mano. Eleonor sapeva che probabilmente i suoi erano sogni irrealizzabili, ma finché non l'avrebbe incontrato non avrebbe smesso un solo istante di sperarlo. In fondo il futuro re non poteva essere troppo distante dalla perfezione, no? Sospirò pensierosa.
«Sono sempre pronta, Susan» guardò fuori dalla carrozza mentre quelle parole riecheggiavano nell'abitacolo, trasudando la sua solita sicurezza mischiata sta volta con una nota di malinconia; una delle tante doti della principessa era la presunzione, non in senso negativo certo, semplicemente non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, e non tollerava chi ci provasse. Era determinata, astuta, e terribilmente testarda, caratteristica non sempre apprezzata dai reali. Era sempre pronta ad ogni eventualità, decisa a combattere per ottenere ciò che voleva usando le sue numerosi qualità innate, per le quali poteva ringraziare Lady Susan e madre natura. Quell'evento però, anche se progettato dalla sua nascita, le scaturiva una miriade di sensazioni a cui non sapeva ben attribuire una certezza; era in balia della sorte, stava per sposare un uomo mai incontrato prima e con lui avrebbe avuto un nuovo inizio: sarebbe diventata regina. Tuttavia, con l'impaziente inizio sarebbe seguita la fine: la fine della sua libertà, il suo spazio personale, la sua possibilità di scelta; sarebbe sì divenuta la ragazza più preziosa di quel piccolo regno, ma sarebbe stato solo quello, nient'altro. Si diede dell'egoista per i suoi pensieri meschini, come poteva non bastarle essere una donna di alto rango, possedere tutti i doni che voleva e avere un matrimonio che, anche se nato senza amore, avrebbe in ogni caso provocato delle emozioni positive in lei e sperava anche in suo marito. Ma era tanto sbagliato desiderare di più? Magari meno vestiti costosi e maggiori uscite dal palazzo, gite in luoghi esotici piuttosto che balli ai ricevimenti del duca, un suo lontano parente di cui non conosceva nemmeno il nome. Una volta regina sarebbe stato possibile voler cambiare un po'? Certo, avrebbe avuto molte responsabilità alle spalle, scelte importanti e un popolo da governare, ma c'era anche l'altra faccia della medaglia, giusto? Insomma, la regina è colei che decide, insieme al suo re ovviamente, quindi perché farsi tanti problemi; donna o non donna lei avrebbe viaggiato ed esplorato il mondo come nei suoi sogni, avrebbe continuato a studiare per poi prendere la laurea o magari due come nei suoi sogni, e avrebbe creato una famiglia stupenda, con bambini in giro nel palazzo e un marito buono ed amabile, come le dicevano tutti da quando era venuta al mondo.«Ben arrivata principessa Stewart, siamo immensamente felici del suo arrivo a palazzo. Il principe l'attende nella sala padronale.» disse il maggiordomo, non appena furono accompagnate alla porta di quel castello magnifico, circondato da un vasto giardino curato alla perfezione.
«Lady Susan» accennò un inchino anche verso la donna maggiore e poi si avviò verso la stanza da lui indicata, mentre dietro di loro una donna della servitù li seguiva a qualche metro di distanza. Eleonor aveva un'espressione stupita, leggermente spaesata, colma di aspettative e impaziente di vedere per la prima volta il futuro re, nonché suo sposo. Brulicava di attesa. Era stata educata per sposare un lord, un duca, o un principe importante, ma nessuno si sarebbe mai aspettato che avrebbe ricevuto una lettera in cui era espressamente richiesta la sua mano dal figlio del sire, molto malato e in procinto di morte. In verità era stato proprio quest'ultimo ad organizzare il matrimonio con la principessa: sapeva che se avesse lasciato il suo successore senza una moglie non sarebbe stato possibile trovarne una in futuro, considerato il particolare carattere del figlio, ed era perciò ben disposto a legarlo a quella fanciulla bella quanto regale. Il principe aveva da sempre molte donne ben disposte alla sua compagnia, chi con falso mistero e chi molto più esplicita, ma una cosa era certa: quel giovane uomo non avrebbe mai chiesto la mano di nessuno, se non per dedicarsi a rapporti fuori dal comune. Era perciò l'unica soluzione plausibile, nonostante egli avesse tentato il possibile per impedire la decisione ormai scritta, e chi non meglio della principessa Eleonor Stewart? Ragazza bellissima e incredibilmente intelligente, più che ambiziosa e dall'animo buono, raffinato. La principessa, dal canto suo, ne era rimasta piacevolmente stupita, una piccola parte di lei era quasi convinta di declinare quell'invito così gentile e al tempo stesso inusuale, ma lo doveva alla sua famiglia, a Lady Susan, e di certo non poteva rifiutare una tale proposta. Aveva detto addio alla donna indipendente, doveva solamente abituarsi all'idea, e quale inizio migliore del principe Benjamin Walker, erede al trono e uomo indubbiamente attraente e desiderato dalle donne? Lo scapolo del regno, l'indiscusso e solo figlio del re con una reputazione leggermente fuori dalla norma. Ma Eleonor non era come quelle pettegole che incontrava al mercato, non era donna da pregiudizi e non si faceva ingannare da qualche chiacchera eccentrica o da un paio di occhi blu come l'orizzonte. No, non avrebbe mai ceduto ai racconti desiderevoli o maliziosi delle sue coetanee, nemmeno sotto tortura, ma cavolo, se quelli non erano le porte del paradiso Eleonor stava sognando. Le sembrava di fluttuare nel cielo, colpì due volte il pavimento con il tacco e si strofinò la punta della scarpetta costosa e luccicante contro la caviglia, un gesto automatico che le diede la conferma che non fosse un sogno ma che era tutto reale: quel principe incredibilmente sexy e dal sorriso strappa mutande era davvero davanti a lei, bello più del dovuto, elegante da fare invidia e autoritario, oh sì se lo era, con un solo sguardo sembrava volesse il mondo intero ai suoi piedi. Quel gesto non sfuggì ad Eleonor che rabbrividì quando incrociò quegli occhi profondi e magnetici. La vide la presunzione, la strafottenza e la boria che si nascondevano in quei pozzi celesti; lo vide nella postura altezzosa ma rilassata e in quel volto che Dio, per quanto fosse attraente era decisamente troppo anche per lei. Lui era troppo, ma non solo all'apparenza, quella maschera di perfezione nascondeva un carattere che Eleonor conosceva fin troppo grazie ai centinaia di libri letti, e si pentì all'stante di aver accettato di sposarlo ma soprattutto di non aver dato retta alle sue amiche del mercato. Dal canto suo il principe, non molto loquace se non ai party notturni di cui era quotidianamente ospite, ne restò abbagliato da quella nuova presenza in casa propria; il re gli aveva comunicato più volte che non si sarebbe pentito della sua scelta e che Eleonor Stewart era senza alcun dubbio una delle principesse più ambite del regno. Cominciava a dar retta al suo vecchio e alla frase che ogni mattina gli sussurrava con veemenza, al culmine della sopportazione dopo il suo rientro dalle feste non proprio legali e senza un minimo di contegno: "Mio caro figliolo, non ti ho ancora proibito il divertimento perché appena troverai colei che colorerà il tuo mondo di bianco, ti pentirai da solo di aver navigato sulla pece; l'oro e le feste non ti porteranno lontano ma una regina, lei sì che ti porterà ovunque tu voglia." In quel momento si diede dell'idiota per non aver ascoltato una solo volta quelle parole così saggie e colme di verità; lui non era solo un principe ma il futuro sovrano dell'intero regno, e un re senza una regina che se ne fa? Forse doveva solamente dare il meglio, in ogni sfumatura possibile e non solamente dal bacino in giù, così avrebbe incantato anche quella principessa da schianto e finalmente sposati suo padre sarebbe morto in pace con se stesso e con la sua impresa senza precedenti. L'unico problema era effettivamente quell'impresa senza precedenti perché, ahimè, la donna davanti a lui non sembrava la pensasse allo stesso modo, al contrario, oltre a quella divina bellezza che spruzzava da ogni poro, era un muro di diffidenza, presunzione e superbia, ogni angolo del suo volto era contratto ma al contempo rilassato, come rassegnazione, dovuta probabilmente al fatto che dalle sue parti di voci sul suo conto ne giravano da far male alla testa, oltre che ai timpani.
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Break Off
Short StoryRaccolta "Break Off": storie random, one shot, senza un inizio o una fine. Sono presenti scene di sesso esplicito, linguaggio scurrile, tematiche delicate e sensibili. Ogni riferimento della storia è puramente casuale, in quanto frutto di immaginazi...