The black girl

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«Eccola, è proprio lei!» esclamò con gioia.

«Dove? Non la vedo.» chiese invece Jo, alla sua destra.

«Ma come no! È proprio lì!» la rimbeccò El, sbuffando.

«Intendi la bionda con il vestito rosa?» le si illuminarono gli occhi alla vista di quella visione angelica; sarebbero diventate ottime amiche, pensò.

«No, la moretta di fianco a lei.» il suo sorriso si spense all'istante quando spostò lo sguardo sulla figura indicata; la prima cosa che vide fu: nero. Solo nero. Per una che seguiva l'armocromia come una religione doveva essere un vero colpo basso. Una smorfia di disappunto le storse il viso perfettamente truccato, lo sconforto impresso negli occhi celesti, così simili eppure diversi alla ragazza al suo fianco.

«Io non ci voglio andare da.. quella.» furono le sue parole, sprezzanti e brutalmente oneste.

«Oh andiamo, Jo! Sai benissimo che ci serve, non puoi tirarti indietro solo perché non rispecchia i tuoi gusti.» la rimproverò El, come se fosse una bambina e i suoi fossero inutili capricci infantili.

«Ma non lo vedi come è vestita? L'abbigliamento rispecchia il proprio animo, ed il suo è uno spirito oscuro, fidati di me: ci trascinerà tutti quanti all'inferno se farà parte del piano!» la convinzione con cui pronunciò tali sciocchezze fece scoppiare la rossa in una fragorosa risata. La bruna la guardò storta.

«Credi davvero in quello che dici?» le chiese boriosa, facendosi beffe di lei.

«Certo, ed ho ragione! Insomma, guardala, sembra un serial killer: con i capelli neri, i vestiti neri, il cuore nero.» e rabbrividii per i suoi stessi pensieri. Effettivamente, non dimostrava di essere chissà quanto rassicurante, con una felpa total-black e i leggings del medesimo colore, i capelli lunghi e lisci come la pece e quegli occhi talmente scuri da non riuscire a distinguere la pupilla. Ottimo, pensò la bruna deglutendo, morirò prima dei venticinque anni, e fece una preghiera mentalmente.

«Jo, andiamo, abbiamo già perso abbastanza tempo.» e senza lasciarle un momento per poter replicare si avviò in direzione della ragazza misteriosa; l'altra fu costretta a seguirla, imbronciata, cercando di non destare sospetti. La ragazza in questione si trovava seduta su una sedia, incastrata tra il banco ed il muro, situata in ultima fila; fissava il vuoto con particolare interesse, immobile, mentre le altre ragazze chiacchieravano tra di loro. La biondina adocchiata prima le aveva fatto un segno di saluto con la mano, alzandosi per poi seguire le amiche, ma lei non l'aveva nemmeno considerata, troppo presa nel contemplare il nulla. Jo voleva piangere per la disperazione. Si strinse automaticamente al braccio di El, davanti a lei di qualche passo, che le lanciò un'occhiata confusa; lei in risposta sollevò le spalle, come se fosse un gesto normalissimo. Si pararono davanti al banco della mora, costringendola a sollevare lo sguardo e puntarlo su di loro. La bruna sgranò gli occhi, nascondendosi dietro la rossa, utilizzandola come uno scudo protettivo contro il cipiglio della ragazza di fronte a loro, portandola a scuotere la testa.

«Hey, tu devi essere Becky! Ho sentito parlare molto di te, sai.» la salutò El, aspettando una risposta che non arrivò, la cosiddetta Becky la guardò, sbattendo le ciglia, ma non emise un suono. Magari è muta, bisbigliò Jo al suo orecchio, ricevendo in cambio una gomitata. Si massaggiò dolorante il punto colpito, guardando male la rossa.

«Oh, giusto, che sbadata, non mi sono nemmeno presentata! Piacere, io sono Elsie.» e le porse una mano, che dopo qualche attimo di riflessione la ragazza strinse, con una presa decisa ma delicata. El le sorrise. «E lei è Joice.» indicò la bruna dietro di lei, che sollevò una mano a mo' di saluto. «Vedi, noi siamo-»

«Sorelle.» terminò per lei la mora, lasciando le due sorelle a bocca aperta, letteralmente. Come aveva fatto a capirlo? Erano così diverse, se non per gli occhi, nessuno l'aveva mai pensato a primo impatto anzi, erano tutti piuttosto sorpresi quando ne venivano a conoscenza. E invece lei, dopo appena cinque minuti, era riuscita a scoprirlo. È una strega, ora ne ho la certezza, rifletté Joice.

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