25.

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-Voi...chi siete?
Pronunciò l'uomo con voce roca e affaticata,  tirandosi su a sedere sul letto a baldacchino.
Faticava a parlare per via delle profonde ferite.
-Sono la regina di questo regno e questa è mia figlia Celeste.
Disse la sovrana gentilmente,  indicando poi la ragazza.
Il biondo chinò in capo in segno di riverenza.
-Dove mi trovo, dunque  maestà?
Chiese poi, puntando gli occhi in quelli di lei.
Una scarica elettrica lo percorse interamente,  mozzandogli il fiato.
-Siete a Verona, buon messere.
Ma ora prego, presentatevi.
Il ragazzo la guardò confuso, passandosi una mano tra i capelli ancora incrostati.
-Io...non so chi sono.
Non conosco il mio nome certo, quegli uomini.
-Quali uomini?
Chiese curiosa la principessa.
-Coloro che mi detenevano, i miei carcerieri e aguzzini...mi chiamavano Luca.
All'udire quel nome, le due donne sussultarono.
-Perchè eravate detenuto?
Prese parola Giuia, alla quale tremò la voce.
Il biondo la guardò negli occhi, piegando la testa di lato.
-Ero il loro bottino di guerra, mi torturavano per farmi parlare, ma io non sapevo nulla.
Quando mi hanno abbandonato nel bosco, ricordo di esser stato colpito gravemente e poi il nulla.
Il racconto terminò nel più completo sgomento.
Il ragazzo provò a ricordare altro ma ottenne solo una dolorosa emicrania.
-Ora vi lascio riposare.
Chiederò di prepararvi un bagno caldo.
Il messere ringraziò con uno stanco ma sincero sorriso.
Era un sorriso particolare, genuino.
Solare e giovanile.
Celeste fu travolta da una strana malinconia.
La regina, invece venne trapassata da scariche elettriche per tutto il corpo, lo stomaco brulicava di farfalle impazzite.
Quel sorriso le ricordava qualcuno.
Quel sorriso le ricordava lui.
Le donne si congedarono e lasciarono la stanza.

I servitori riempirono l'enorme vasca in ghisa di acqua calda e schiuma, permettendo all'ospite di sciacquarsi e rilassarsi.
Luca si insaponò accuratamente i lunghi ricci biondi ed il corpo ancora ferito.
Una governante gli versò dell'acqua pulita sul capo, lavando via tutto lo sporco.
Si avvolse un telo in vita e si avviò alla toletta, vi si sedette e con una lametta si sistemò la barba folta e incolta.
I capelli vennero leggermente spuntati e lasciati asciugare autonomamente.

-Luca, è permesso?
Siete presentabile?
Una voce femminile lo risvegliò, facendolo acconsentire.
La donna, la regina varcò la soia della stanza con dei vestiti tra le mani.
Il ragazzo si voltò nella sua direzione, guardandola.
Giulia spalancò gli occhi e lasciò cadere i panni dalle mani.
-No...non è possibile.
Questo è un sogno.

"Chi giudica non può aver amato mai."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora