6.

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Passarono parecchi mesi,forse 6 o forse 12.
Non sapeva quantificarli con certezza.
L' una cosa di cui era certa era l' amore per Luca.
L' erde al trono di Verona non era ancora tornato dai confini e, più passavano i giorni e più la ragazza sperava e pregava.
Si rifugiava al fiume, dove tutto ebbe inizio, o negli appartamenti del suo amato signore.

Era seduta sul cornicione della finestra, la testa china e le lacrime agli occhi.
Non poteva farne a meno.

Improvvisamente il re varcò la soia di quella stanza, ormai disabitata.
Lei, spossata e debole chinò il capo al sovrano, il quale la guardò con occhi sinceri e pieni di pena.
Le andò in contro, alzandole il viso.
Aveva gli occhi gonfi e rossi come i suoi.
-M-mio re cosa vi porta q-qui?
Chiese timorosa e spaventata.
Quel suo sguardo non prometteva nulla di buono.
Era spento e scuro.
-Sono qui  per annunciare una notizia catastrofica.
Il cuore le si bloccò ed il respiro le morì in gola.
La testa prese a girarle pericolosamente, tanto da costringerla a chiudere gli occhi.

Gli riaprì subito dopo, scorgendo amarezza e tristezza in quelli  del re. Cadde in ginocchio con le mani tra i lunghi capelli.
-Giulia cara...è giunta una missiva  poco fa.
...Luca è disperso, non si hanno sue notizie da giorni.
Enrico sta avendo la meglio, purtroppo.
Il re le accarezzò le testa con dolcezza ed abbassò il capo.
Amare lacrime presero a corrergli sulle rugose guance.
-No no non può essere,non ci credo...
Me lo aveva promesso.
Mi aveva promesso che sarebbe tornato e che...che mi avrebbe presa in moglie.
E che...oh mio Dio no.
Cadde in ginocchio, col viso inondato dalle lacrime.
Abbassò la testa,battendosi  un pugno sul petto.
Il re le porse  sulle spalle il mantello rinvenuto di suo figlio, unico affetto personale ritrovato nel campo di battaglia posto al confine ovest di Verona.
Era sporco di terra ma lei riconobbe il buon odore del suo amato principe.
Lo baciò per poi  stofinarlo  su una  guancia arrossata dal forte e disperato pianto.
-Profuma di te dolce amore mio.
Sorrise amara, fissando un punto indefinito della stanza.
- Vi prego fate smettere questo dolore che provo nel cuore, ve ne prego, fa male.
In preda al pianto, cominciò a delirare.
Il re le si inginocchiò accanto, cingendole le spalle e condividendo il medesimo dolore.

Non poteva crederci,il suo amore non era più con lei.
Che senso aveva vivere senza lui?
Attese che il sovrano abbandonasse la stanza.
Si diresse ancora una volta alla finestra, scavalcò il cornicione sostenendosi all'infisso in legno di noce.
Stava per gettarsi di sotto e  raggiungere il suo amore, ma una voce la fermò.

"Chi giudica non può aver amato mai."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora