21: Concedimi

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"Funghi magici e stupida alchimia, avreste dovuto chiamare me invece di fare tante cose stupide." Pronunciò Merlin con la sua solita calma piatta a caratterizzarle il tono di voce.
King incassò il colpo della maga senza dire niente, infondo quello ad essere nel torto era lui e non poteva farci proprio niente. Aveva preso una serie di decisioni sbagliate che avevano peggiorato sempre di più la sua situazione.
"Andiamo Merlin, chi si sarebbe aspettato che avremmo fatto arrabbiare gli dei in persona per degli stupidi funghi?" Domandò Meliodas ironico, un sorriso gli ornava le labbra, mentre i tre erano seduti intorno ad un tavolino della locanda, Elisabeth e Ban erano stati prontamente mandati a fare delle commissioni e Hawk aveva accompagnato Gowther a cercare un libro che gli interessava molto.
"Capitano credo tu sappia meglio di me che il problema non sono realmente i funghi." Rispose prontamente la donna, facendo ammutolire il capitano per pochi secondi.
"Quanto a te King, sappiamo tutti e tre che non ci stai dicendo tutta la verità, cosa hai fatto per fare arrabbiare le Dee e come le hai convinte a rimandarvi tutti indietro?"
"Perspicace come sempre Merlin." Sospirò l'arancione iniziando a fluttuare nella stanza per prendere due boccali e riempirli di birra.
"Ho peccato di ubris." Tagliò corto il re delle fate porgendo ai due i boccali.
"Parole semplici King." Disse il capitano, bevendo un po' per volta il dolce nettare ambrato, ma prima che la fata gli spiegasse cosa volesse dire, fu interrotto da Merlin.
"Ti credi davvero il protagonista di una tragedia?" Gli chiese la donna dai capelli corvini acida, probabilmente conosceva il significato di quella parola anche troppo bene.
"Ho fatto di tutto per convincermi che così non fosse, ma la stirpe del re delle fate é stata maledetta fin dalla sua prima generazione."
"Tutto ciò non ha un minimo di senso, non esiste maledizione che non possa essere spezzata."
"Si ma non posso essere io a farlo!" Urlò allora la fata in preda a quell'ira che non lo contraddistingueva, un sentimento frutto della disperazione.
"Non c'è niente che ti vieti di farlo idiota!" Provò a persuaderlo Meliodas.
"E allora capitano perché non me lo dici guardandomi negli occhi?" Chiese l'arancione e in risposta gli occhi smeraldini del capitano rimasero ancorati al pavimento.
"Esattamente, nemmeno tu hai il coraggio di chiedermelo, perché sai quali sarebbero le conseguenze." Concluse il re delle fate, con gli occhi che ancora una volta pizzicavano, poi il capitano lo afferrò senza che lui potesse farci niente e lo strinse tra le braccia, un gesto quello, che non erano mai stati soliti scambiarsi, al punto che anche Merlin ne rimase sorpresa.
"Mi dispiace." Riuscì solo a dire il biondo, la voce rotta e lo sguardo ostinatamente basso per non mostrarsi in quelle condizioni ai suoi compagni.
"Va bene così, non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che hai fatto per me." Gli rispose il re della fate e Meliodas in quel momento era più che convinto che avrebbe odiato la dolcezza di quell'idiota più di ogni altra cosa.
"Capisco." Sussurrò alla fine la maga, traendo le sue conclusioni da quel gesto del capitano e realizzando che con la magia non avrebbe potuto fare niente, non le rimase altro da fare che stringere a sua volta i due ragazzi tra le braccia.
"Però Merlin, un gesto tanto dolce da parte tua non me lo sarei mai aspettato!" Esclamò allegro il biondo, nuovamente di buon umore dopo esser stato sepolto da un bel paio di tette.
"Non fraintendermi capitano, al momento questo è tutto ciò che posso offrire ad un mio compagno, ma prometto che non sarà così per sempre, troverò una soluzione."
Dette quelle parole la maga sciolse l'abbraccio, guardando gli occhi lucidi e stanchi di King e quelli rossi e determinati del capitano.
"Vale anche per me King." Disse infine Meliodas e l'arancione per l'ennesima volta non seppe trattenersi e pianse, pianse per il dolore che aveva continuato a trattenere per tutto quel tempo e poi rise, rise per quanto doveva sembrare miserabile. Anche se gli occhi dei suoi amici non erano pieni di preoccupazione o di scherno, erano i soliti occhi di sempre, sorridenti e speranzosi e in cuore suo, King fu felice di aver trovato delle persone tanto splendide in quella ridicola vita.

Sul calare della sera il boar hat ricevette una visita decisamente poco gradita.
"Certo che il nettare degli uomini diventa sempre più gustoso!" Esclamò allegro l'uomo dalla pelle blu, attirando l'attenzione di tutti i presenti alla locanda.
Probabilmente se fosse rimasto la, Morfeo avrebbe suscitato il disprezzo di parecchi occupanti del boar Hat, fu per questo che il re delle fate gli chiese di seguirlo fuori dal locale abbastanza irritato, fermandosi solo quando furono abbastanza lontani.
"Cosa sei venuto a fare?" Chiese King irritato.
"Re delle fate Harlequin, di giorno in giorno, mi ricordi sempre più Prometeo." Sghignazzò il messaggero degli inferi. "Eppure pensavo che idioti di quel calibro si fossero estinti."
"Mi pareva di aver capito che tu mi rispettassi." Alzò un sopracciglio l'arancione, effettivamente perplesso e non del tutto sicuro di dove quell'eccentrico parassita volesse andare a parare.
"Non posso rispettare un idiota?" Propose questo con tutta la semplicità del mondo.
"Lo sai vero che ti contraddici da solo?" Gli fece notare la fata.
"Da quanto hai iniziato ad essere tanto informale con un Dio? Mi sembravi diverso quando davanti a Leti hai chinato il capo!" Si era fatto apertamente beffa di lui, pensando che ormai non gliene importasse niente di quanto dovesse essere sembrato patetico, probabilmente aveva dimenticato che quel ragazzino davanti a lui, restava pur sempre un re millenario.
"Mettiamo le cose in chiaro Principe del buio, se mai dovessi chinare la testa sarà solo sul patibolo e non di certo saranno stati gli Dei a convincermi a farlo; merito di pagare per le mie azioni perché io stesso mi sento un miserabile, ma di voi divinità non mi importa un cazzo."
Sputò acido l'orso d'accidia, allontanandosi spedito verso il boar hat. Se credeva di rovinargli l'ultima sera si sbagliava di grosso.

Il Dio del sonno dal canto suo, l'osservò di sottecchi mentre se ne andava, un ghigno serafico che ancora gli ornava il volto. Forse quei due giovani innamorati avevano davvero riacceso il suo interesse verso quel sentimento che gli uomini chiamavano amore e credeva anche di star iniziando pian piano a comprendere come l'immortale avesse fatto ad innamorarsi di King.
Siamo due a zero per te, re delle fate.

"Oi principessa abbiamo finito?" Chiese il peccato d'avarizia sbadigliando sonoramente.
"Si questo era l'ultimo sacco." Lo informò la ragazza e allora l'immortale si rimise a camminare nella direzione opposta, come a volersi allontanare il più possibile da lei.
Elizabeth capì subito che stava evitando il suo sguardo e quindi, giunti appena fuori dalla città di Lyonesse, arrestò il passo.
"Posso farti una domanda Lord Ban?" Il non morto si irrigidì completamente sul posto e senza voltarsi nella sua direzione gli fece un cenno affermativo con il capo.
"Cos'è successo l'altro giorno? Perché hanno rapito Diane e cosa c'entrare tu e Lord King?"
"Nemmeno io purtroppo ho una risposta precisa da darti, so solo che le Dee avrebbero dovuto prendere in ostaggio me, ma l'uomo in blu si è sbagliato e hanno preso lei." Gli spiegò il non morto, sentendo distintamente la principessa sussultare.
"Ma è terribile!" Esclamò, provando a scorgere il volto dell'immortale, ma questi riprese a camminare più veloce di prima e allora la principessa si fece coraggio.
"Lord Ban, io so che tu e Lord King non volevate fare del male a Diane, posso leggerlo negli occhi di entrambi che i vostri sentimenti sono puri." Esclamò la ragazza e quel suo occhio luccicante sembrava avere il potere di leggergli il pensiero.
"Quindi l'hai capito anche tu eh?" Sospirò frustrato l'azzurro, piantando gli occhi scarlatti nei suoi.
"Non c'è niente da capire se siete felici!" Sorrise l'albina tutta tranquilla e l'immortale rimase di sasso.
"Aspetta ma quindi a te tutto questo sta bene?" Le chiese onestamente sorpreso.
"Non capisco a cosa ti rife-"
"Elizabeth sono innamorato di King, il fratello della donna che ho amato di più, l'uomo di cui Diane è innamorata!"
Quasi ringhiò il non morto, ma il sorriso della ragazza non vacillò nemmeno per un secondo.
"Lord Ban smettila di sentirti così colpevole." Gli poggiò una mano sulla spalla, ma il più alto si irrigidì ancora di più a quel gesto e allora la principessa continuò a parlare.
"Io so che tu l'hai amata con tutto il cuore e che eri convinto che non ti saresti mai più innamorato, ma il fatto che sia successo, non sminuisce l'amore che hai provato per Lady Eleine."
"Come fai a dire una cosa del genere?" Insistette il non morto con tono ancora più duro.
"Perché lo so! Perché l'ho visto nei ricordi di lord Meliodas, nei suoi sentimenti che provava per Liz!"
"E come puoi essere sicura che lui non l'ami ancora?" Ribatté di nuovo, rendendosi conto troppo tardi di aver detto qualcosa di molto spiacevole.
"Perché quando guardo negli occhi di lord Meliodas, vedo esattamente quello che c'è nei miei." Soffiò dolce la principessa di Lyoness e l'immortale la guardò come se avesse appena preso la scossa.
"Tu cosa vedi quando guardi Lord King negli occhi?" Continuò e il peccato d'avarizia non seppe per davvero cosa risponderle.
Cosa vedeva negli occhi di King?
Ripensò al suo Pampking e a tutto quello che avevano passato insieme: le battaglie, le birre, gli scherzi orribili che gli aveva sempre fatto, le guance rosse, i sorrisi smaglianti e allora lo realizzò.
"Io non so dirti cosa c'è negli occhi di King quando lo guardo." Iniziò a parlare, con ritrovata calma e sicurezza.
"Ma so per certo che sono sempre gli stessi, per quanto scavi nel passato, non riesco a ricordare un solo momento in cui non li abbia visti brillare come irradiati dalla luna."
Elizabeth allora distese le sue labbra in un dolce sorriso.
"E chi credi che sia la luna che brilla negli occhi di lord King?"
Fu grazie a quella domanda che qualcosa nella sua mente si sbloccò per davvero, per tutto quel tempo, lui e King si erano sempre guardati con gli stessi occhi innamorati.
"Non preoccuparti per Diane, le parlerò io e sono sicura che capirà."
E non ci fú bisogno di altre parole per l'immortale, si caricò tutti i sacchi in spalla, compresi quei pochi che la ragazza si era offerta di portare e iniziò a marciare verso il boar hat, con un sorriso smagliante sulle labbra e il passo talmente veloce, da costringere Elizabeth a corrergli dietro.
Non ebbe nemmeno bisogno di arrivare fino al locale, per vedere il re delle fate che già gli correva incontro.
"Hey!" Lo salutò sorridendo.
"Stavate tardando un po' e ho pensato di venirvi a cerc-"
Harlequin non riuscì nemmeno a finire la sua frase, perché il non morto gli aveva già chiuso la bocca con le sue labbra e lo stava baciando.
Elizabeth alle sue spalle sorrise emozionatissima ed anche un po' imbarazzata, mentre recuperava i sacchi che la volpe d'accidia aveva gettato in terra, per stringere forte tra le braccia il suo Pumpking.

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Manca pochissimo alla fine, ma questa fine è solo l'inizio.

Until you fall for me |[BanxKing]|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora