La corte di papaveri era davvero bella, King si trovò a pensarlo piú e piú volte, mentre percorreva un lungo porticato, dalle colonne di un marmo bianco e chiaro, nel giardino dell'imponente castello.
Non capí subito perché proprio quei fiorellini selvatici rossi rappresentassero una corte di quel calibro -non erano fiori graditi agli dei infondo- ma il re delle fate era comunque felice di vederli.
I papaveri non erano fiori considerati belli e non spiccavano nemmeno per il loro profumo, ma il loro colore scarlatto finiva sempre per attirare l'attenzione e secondo Harlequin bastava avvicinarsi un minimo per ammirare quelle piccole macchie di colore rosso, cosí forti da crescere senza il permesso e la cura di nessuno. King pensò che somigliassero davvero tanto a Ban, lui che era stato il primo umano ad insegnargli qualcosa, il primo di cui aveva mai potuto fidarsi e anche il primo di cui si fosse mai innamorato.
Sorrise, con lo sguardo velato di nostalgia e dolore; era tutta colpa sua, se quella notte non si fosse seduto allo stesso tavolo dell'immortale mentre beveva, se non l'avesse fissato per tutta la notte ridere e alzare il boccale, forse tutto quello non sarebbe mai successo. Se avesse continuato a penare da solo per quello stupido amore senza senso, non avrebbe fatto soffrire Ban e Diane cosí tanto, non avrebbe messo nei pasticci il capitano e non avrebbe risvegliato l'ira di Leti.
Era stato debole, debole ed egoista, aveva anteposto i suoi desideri a quelli di Ban, aveva anteposto i suoi sentimenti a quelli di sua sorella, non sapeva che pena si sarebbe meritato, ma non sperava nemmeno che gli dei fossero intransigenti con lui; l'unica cosa che aveva importanza, era salvare la gigantessa.
Continuò a percorrere il porticato a passo svelto, stringendo i pugni e arrivando velocemente alla fine di esso, ritrovandosi in un patio abbellito da fiori di ogni specie, al cui centro c'era un bellissimo tavolo per il tè già pronto per essere servito; d'altra parte la figura seduta su una delle due sedie di legno chiaro, sembrava in attesa di un ospite. Si avvicinò lentamente, mettendo a fuoco poco alla volta la donna vestita con una lunga tunica verde chiaro; i capelli ricci e rossastri che ricadevano morbidamente sulle spalle, gli occhi scuri e dal taglio ferino si spostavano lentamente da una colonna all'altra, puntandosi su di lui, comprensivi e materni quando lo videro arrivare.
"Ti stavo aspettando, Harlequin re delle fate."Gli abitanti della terra erano persone fuori di testa, cosí si era sempre detto Morfeo quando si trovava costretto a scendere su quel pianeta.
Tra le varie cose, il figlio di Ipnos, si chiedeva cosa ci trovassero gli uomini di tanto incantevole nell'amore. Agli occhi di un perpetuo come lui, che aveva visto generazioni e generazioni di uomini susseguirsi e commettere sempre gli stessi errori, quel sentimento non sembrava altro che una stupida metafora della vita terrena. Perché su quel pianeta nessuno poteva vivere senza amore, ma era disposto a giocarsi la vita pur di non perderlo.
Morfeo era un tipo curioso, aveva passato spesso e volentieri il suo tempo tra i mortali, mescolandosi tra le genti ed udendo le storie dei cantori piú disparati fin dai tempi degli aedi.
Molti secoli prima, ricordava anche di essersi inbucato ad un banchetto, il cui tema di riflessione era l'amore e i cui ospiti rivestivano fama tale da essere giunta perfino agli dei. Suo padre gli aveva sempre detto che non avrebbe dovuto farsi gli affari di quella gente, chi non conosceva la morte non aveva la piena visione della vita, lo ripeteva sempre come una cantilena, eppure anche il vecchio bacucco, seppur molto tempo dopo, aveva riconosciuto la saggezza di uno di quegli uomini in particolare.
Il giovane dalla pelle blu si era trasformato in un'ancella per assistere a quello spettacolo, lui che era un Dio, si era abbassato a servire gli uomini pur di sentire le parole che avrebbero dovuto fargli comprendere da dove fosse nato amore e perché era cosí importante per gli uomini. A distanza di centinaia e centinaia di secoli non lo aveva ancora capito. Si era anzi quasi scocciato di quegli uomini cosí stupidi e incapaci di arrendersi. Perché continuare a soffrire per un'altra persona invece di essere felici per se stessi?
Sospirò, sedendosi sui corpi inermi dei due peccati capitali, ora succubi dei suoi poteri, che li avevano intrappolati in un incubo. Morfeo non voleva fargli del male, infondo aveva conosciuto Meliodas tempo addietro, quando aveva sentito parlare di un demone che in preda al dolore aveva fatto sprofondare Danafor negli inferi e non aveva resistito. Ricordava ancora quanto filo da torcere gli avesse dato quel piccoletto capendo quasi subito la sua identità -anche se in quel momento si trovava sotto mentite spoglie- ma nel complesso ne era valsa la pena. Aveva conosciuto un altro aspetto dell'amore; la furia cieca e distruttiva che poteva scaturire dalla perdita della propria amata. Che Meliodas in realtà non fosse umano non faceva differenza, per Morfeo infatti era stato troppo a contatto con quelle
creature, al punto da perdere il senno a sua volta.
Ridacchiò un pochettino pensando a tutte quelle stupide leggende che gli era capitato di ascoltare, non accorgendosi nemmeno, dei passi che si avvicinavano a lui velocemente.
Fu un grido disperato ad attirare finalmente la sua attenzione.
"King! Dove ti sei cacciato?" Una figura alta e muscolosa comparve sul fondo del corridoio, aveva i capelli azzurri e gli occhi cremisi, la pelle della guancia destra leggermente rigata da una delle spine di Fresia e un'espressione molto preoccupata dipinta in volto. Morfeo lo osservò immobilizzarsi non appena lo vide seduto sui corpi privi di sensi dei suoi amici, il terrore fece posto alla rabbia sul suo volto e lo vide avvicinarglisi minacciosamente, con ampie falcate.
"Che cosa gli hai fatto?" Urlò al limite della disperazione.
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Until you fall for me |[BanxKing]|
Fiksi PenggemarUna mattina Ban si sveglia e scopre di essere andato a letto con King. Con un vuoto nella testa che gli impedisce di ricordare quello che é successo e i sensi di colpa verso la sua amata, cercherà di dimenticare, ma non sempre le cose sono come semb...