9: You are

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Ban non aveva la benché minima idea di dove stesse andando, voleva solo allontanarsi e cambiare aria per un po'. Era confuso.
All'inizio pensava che la situazione fosse sotto controllo, credeva di non poter perdere di vista il proprio obbiettivo, di non avere nient'altro. Eppure quelle settimane erano state un tripudio di emozioni diverse, che non aveva mai sperimentato e che lo avevano allontanato sempre di piú da Eleine. Aveva cercato in tutti i modi di restare indifferente, ma non era cosí idiota da non rendersene conto, il suo rapporto con King stava cambiando e lui non si riconosceva piú.
Non posso farle questo, lei ha dato tutto per me ed é anche stata la prima persona in grado di amarmi.
Continuò a maledirsi mentre camminava nella radura rischiarata dalla luce lunare, erano passate solo poche ore da quando era corso via e il suo stato d'animo era passato da incazzato a pieno di rimorsi.
La rabbia per non essere ancora riuscito a trovare un modo di riportare Eleine in vita, era diventata senso di colpa verso la dolce fanciulla che aveva creduto di amare piú di ogni altra cosa, la rabbia che aveva provato nel sentirsi cosí vulnerabile di fronte al re delle fate, si era invece trasformata in rimorso per averlo ferito.
Se non altro quei due sono gli unici in grado di farmi sentire in colpa.
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto da una botta in testa, era talmente assorto nei suoi pensieri, da non accorgersi di una enorme quercia proprio di fronte a lui.
Imprecò a mezza voce per ormai la centesima volta quella sera, tornando poi a guardare l'enorme albero che gli si parava davanti, osservandola meglio gli sembrò quasi familiare, ma non capiva quando l'avesse vista.
"C'è qualcuno?" Il suono di quella voce lo fece scattare all'istante, deglutì faticosamente la saliva e restò immobile, non era ancora pronto ad affrontarlo.
In quel momento, nascosto dietro una quercia nella speranza che King non si fosse accorto della sua presenza, si sentí un completo idiota per la millesima volta in due settimane.
Dopo qualche minuto in cui era rimasto immobile, come se il re delle fate in persona l'avesse pietrificato, trovò finalmente il coraggio di muoversi.
Sbirciò da dietro la quercia e riconobbe immediatamente il lago delle stelle dove era stato solo il giorno prima.
Si era recato in quel luogo magnifico inconsciamente, deve essere una coincidenza, pensò, e osservando attentamente riconobbe la figura esile del peccato d'accidia in riva al lago.
Al posto della carne sul capo aveva una fasciatura, segno che doveva avergli fatto male sul serio con quella stupida padella. Osservò i vestiti del compagno rovinati dalle macchie di olio e ringraziò il cielo non fosse ancora bollente quando l'aveva lanciato.
L'idea di aver fatto una cosa cosí terribile a King gli pesó improvvisamente sullo stomaco, facendolo stare male.
Rimuginò ancora per qualche secondo, indeciso se avvicinarglisi o meno, ma alla fine non dovette prendere alcuna decisione.
Strabuzzò gli occhi nel vedere il compagno togliersi prima la casacca e poi la maglietta, voleva farsi un bagno?
Iniziò sul serio a pensare di avergli causato una commozione cerebrale nel vederlo buttarsi in acqua a quell'ora tarda, ma prima che potesse urlargli di piantarla, le parole gli morirono in gola.
King non aveva niente di particolare, sembrava un ragazzino nonostante la sua veneranda età, eppure quando quella pelle chiara e umida fu illuminata dalla luce che rifletteva la luna, Ban pensò che non ci fosse niente di piú bello.
Incatenò lo sguardo ai fianchi tondi del re delle fate, si muovevano lentamente, in modo quasi sensuale.
La sua pelle gli sembrò cosí morbida, che gli venne voglia di morderla e improvvisamente qualcosa nella sua mente si sbloccò.

Quella fatidica notte era stato Ban a spingere King verso la loro stanza. Non aveva aspettato nemmeno che la porta si richiudesse per iniziare a sbottonare la casacca della fata, che, coinvolta dal folle ritmo dell'immortale, aveva iniziato a sbottonargli a sua volta la camicia rosso fuoco.
Avevano urtato contro ogni superficie sporgente, tanta era la foga, non si accorsero nemmeno che Ban aveva accidentalmente lanciato la casacca del re delle fate fuori dalla finestra.
Erano tutte cose che non avevano importanza, l'unica cosa che sembrò averne nella testa del non morto, fu la consapevolezza che quella notte aveva toccato, annusato e morso la pelle di King e per quanto non ricordasse la sensazione, sapeva che doveva essere morbidissima, lo sentiva.

Continuò ad osservarlo come incantato, stava camminando nel lago, con l'acqua che gli carezzava morbidamente i fianchi, un movimento ipnotico e armonioso che si ruppe appena la fata fece l'ennesimo passo in acqua, sprofondando completamente.
Ban fu colto alla sprovvista e il panico prese possesso di lui velocemente, non vedendo il suo Pampking risalire.
"Cosa cazzo fai King!" Ruggì, correndo verso il lago ed entrando subito in acqua.
Smise di avanzare quando delle piccole bolle di formarono sulla superficie dell'acqua, che all'immortale arrivava fino alle cosce.
Osservò attentamente quel punto, finché non vide il peccato di accidia riemergere bruscamente, buttandosi sull'immortale e sbilanciandolo, facendo si che caddesse in acqua, con il re delle fate sopra di lui.
"Ti sei bevuto il cervello idiota?" Sbraitó ancora l'azzurro, mentre il compagno steso sopra di lui se la rideva tranquillamente.
"Prendila come una vendetta." Sorrise il piú basso, facendo distogliere lo sguardo a Ban, fintamente offeso, prima di scoppiare a ridere a sua volta e iniziare a schizzare anche lui il peccato di accidia.
King provò ad allontanarsi dal non morto scappando verso la riva, ma l'azzurro riuscí ad acciuffarlo giusto in tempo, bloccandolo prima per un polso e poi facendolo cadere in acqua per sovrastarlo.
Nella foga del momento l'immortale non si rese conto delle sue azioni, finché non si trovò la piccola figura del re delle fate sotto la sua piú grande, percepí distintamente una fitta al bassoventre, mentre osservava il corpo nudo e indifeso del piú basso.
Avrebbe potuto fargli qualsiasi cosa, pensò mentre i loro occhi erano incatenati gli uni agli altri. L'immortale si convinse anche questa volta che le stelle piú belle fossero gli occhi luccicanti di King.
Voglio vederle piú da vicino.
Iniziò ad avvicinare lentamente il volto a quello del re delle fate, fregandosene di tutto il resto, era come se in quell'istante tutto fosse scomparso, lasciando alla volpe dell'avarizia la sola consapevolezza del corpo tiepido sotto di lui.
Sentí le mani del peccato d'accidia posarsi sulle sue spalle e la sensazione gli sembrò tremendamente familiare, mentre tra i loro volti, passava poco piú di un soffio.

Until you fall for me |[BanxKing]|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora