19: Impossible

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King si guardò intorno perplesso, il cuore in procinto di uscire dalla cassa toracica e il fiato corto, mentre cercava di capire da dove provenisse quella risata.
Mnemosine e Leti, che per qualche secondo erano rimaste talmente sconcertate da tacere, riassunsero la loro compostezza.
"Voi siete completamente pazzi." Biascicò quella voce, ancora colma di ilarità.
"Morfeo poni un freno a questa sceneggiata, prima che sia io a farlo." Esclamò Leti e il suo tono adirato la diceva lunga su cosa stesse pensando.
Le risate continuarono imperterrite per alcuni secondi, poi Morfeo si materializzò sul soffitto, a testa in giù, intento a sfidare ogni legge della fisica. Non che King, con la sua capacità di volare potesse rimanere poi molto stupito della cosa, ma quel tipo trasudava eccentricità da tutti i pori.
"Gli esseri umani sono un vero spasso mia signora, da innamorati credono davvero di avere il mondo ai loro piedi." Parlò tranquillamente il messaggero degli inferi, smaterializzandosi ancora e ricomparendo alle spalle del re delle fate.
"Devo dire che mi hai sorpreso Harlequin, sfidare così apertamente la vecchia signora non è una cosa da tutti, in genere i mortali, una volta arrivati in questa stanza implorano pietà."
"Non è mia intenzione sfida-"
"Oh che strano, avrei giurato fossi stato tu ad urlare, ma forse sono i miei timpani a non funzionare bene, vuoi controllare?" Continuò l'uomo dalla pelle azzurrina, staccandosi l'orecchio come fosse stata una delle cose più naturali al mondo e avvicinandolo al volto della fata.
King lo guardò disgustato, allontanandosi di un passo e spostando la propria attenzione alle due dee presenti nella stanza. Mnemosine si era avvicinata ad un vaso di crisantemi e aveva preso ad esaminare ogni singolo fiore al suo interno, mentre Leti, era rimasta immobile, a braccia conserte, come ad aspettare che quel bambinone di suo nipote la smettesse con quelle stupidaggini.
Il guardiano allora fece un giro su se stesso, rivolgendosi alla sua zietta con la migliore faccia da schiaffi del suo repertorio.
"Perdonate la mia assenza mia signora, ma ho dovuto sistemare alcuni intrusi che si aggiravano per il patio." Disse tranquillamente, facendo scorrere un brivido freddo lungo la spina dorsale del peccato d'accidia.
"Che ne é stato del capitano e di Gowther?" Chiese, dimenticandosi completamente di star interrompendo due Dei, per la seconda volta.
"Li ho storditi perbene, poi li ho spediti fuori dalla reggia, la splendida Mnemosine non gradisce intrusi durante le merende."
Ammiccò Morfeo facendo un mezzo inchino alla donna dall'abito verde, che accennò appena un sorriso.
King non poté che tirare un sospiro di sollievo a sapere che i suoi due compagni erano fuori dai guai, adesso devo solo liberare Diane.
"Mi spiace deluderti ma non basta." Disse ancora il ragazzo di fronte a lui e in un primo momento l'orso d'accidia non capì a cosa si stesse riferendo.

"Dunque Leti, che intenzioni hai per questo giovane?"
Parlò finalmente la rossa Dea della memoria, fendendo l'aria tesa con quelle semplici parole.
"Sarà punito mia cara; quale oltraggio rivolgersi a me con un tono simile? Quale umiliazione essere presa in contropiede da un moccioso innamorato?" Puntualizzò la donna dura e King vide perfettamente l'altro ragazzo ridersela sotto ai baffi.
Quel tipo non gliela contava giusta.
Intanto la stanza in cui si trovavano veniva illuminata da un particolare riflesso verde che la fata pensò derivasse dalla luce del sole riflessa sul tendaggio delle finestre, nonostante fosse più che certo che al loro arrivo in quel quel posto fosse già sul punto di tramontare. Ora che ci pensava, dove si trovavano? Erano ancora sulla terra?
"Se non noti la differenza è perché la tua specie non risente le conseguenze del mondo onirico, quello che stai calpestando non é il suolo terrestre e la luce che vedi riflessa non è quella della stella che credi." King ancora una volta si voltò verso il dio del sonno stupito, ma lo trovò nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato poco prima, mentre prestava attenzione ai discorsi delle due dee, che d'altra parte non sembravano aver sentito nemmeno una parola.
Il re delle fate pensò di essere impazzito per davvero, il cipiglio sul suo volto si era fatto più grosso, lo sguardo ancora fisso sul figlio di Ipnos come se si fosse imbambolato.
'Ti conviene almeno fingere di star ascoltano gli sproloqui della vecchia, la stai ignorando platealmente e nessuno è mai rimasto indenne dopo il terzo ammonimento.'
Questa volta il peccato d'accidia ne era sicuro, le labbra del dio non si erano mosse per parlare, nessuno oltre lui aveva potuto ascoltare il suo discorso.
'Quindi i tuoi sono poteri psichici.' constatò la fata, riaquisendo un minimo di compostezza e voltandosi di nuovo verso Leti mentre formulava quel pensiero, ormai consapevole del potere del Dio.
'Noto con piacere che almeno tu sei più difficile da impressionare.' Continuò a dirgli Morfeo, e l'orso d'accidia poté notare con la coda dell'occhio un ghigno serafico agli angoli della sua bocca.
'Dove siamo? Cosa intendevi quando prima hai detto che nessuno è mai rimasto indenne?'
'Sai non è molto gentile mia zia, é pur sempre nata dalla discordia. Bisogna trattarla con riguardo, non saresti né il primo né l'ultimo a fare una brutta fine. Prendi quella poverina di Fresia, credi sia piacevole per un'umana essere trasformata in un fiore?'
King rabbrividì alle parole dell'azzurro, cercando tuttavia di non pensare al proprio disappunto, spegnere il cervello era impossibile, di questo era consapevole, ma quel tipo era imprevedibile e lui aveva raccontato fin troppe bugie per potersi permettere un passo falso.
'Perchè l'ha fatta diventare un fiore?'
'Non posso darti i dettagli, non mi sembri nemmeno nella condizione di spettegolare, ma aveva disobbedito a Leti e se fosse stato per lei, l'avrebbe lasciata crepare su questo suolo senza tanti complimenti. Se non si fosse prostrata a supplicare il buon cuore di Mnemosine, di lei non ci sarebbe nemmeno il ricordo. Gli esseri umani non possono resistere più di qualche ora in questo regno sai? Rischiano di morire soffocati.'
King sospirò ancora, ringraziando il cielo che Elizabeth non avesse provato a seguire il capitano, a quel punto si che la situazione sarebbe stata ingestibile.
'Quindi ha supplicato Mnemosine che l'ha fatta diventare un fiore per evitare di soffocare? Ma se non siamo sulla terra come fa a crescere qualcosa?'
'Questo posto è l'apoteosi dell'armonia, ogni singola cosa può vivere se è gradita alle dee e per rispondere alla tua domanda di prima, ti trovi sulla bilancia che decide gli equilibri del cosmo.'
King per un attimo non riuscì a credere alle parole di Morfeo, era possibile che si trovasse in qualche luogo sperduto nello spazio ad aspettare il suo giudizio?
Tuttavia, per quanto l'ipotesi gli sembrasse improbabile, la sola costatazione di star parlando con qualcuno nella sua mente avrebbe dovuto togliergli ogni dubbio, quell'intera situazione non faceva una piega.
'Che intendevi prima?' Chiese ancora la fata a bruciapelo, pronta a togliersi quel cruccio opprimente che gli stava schiacciando i nervi.
'In merito a cosa, dico tante di quelle cose, che faccio fatica a ricordarle tutte.' King sentì la risata grassa dell'altro giovane riempirgli la testa.
'Quando hai detto che salvare Diane non sarebbe bastato, cosa intendevi?'
Chiese con fermezza, cercando di evitare al suo cervello di scoppiare.
'Beh, non credo sia l'unica cosa che dovresti fare, sai il tempo scorre anche qui.'
King si voltò ancora verso l'azzurro, il suo sguardo era palesemente annoiato.
'Vuoi vedermi morire così presto?'
Commentò ironico.
'Affatto sei molto più interessante di quello che mi sarei immaginato, visti i tuoi compagni.'
'Strano, avrei giurato che tipi sopra alle righe come il capitano e Gowther ti sarebbero piaciuti.' Gli confessò l'arancione.
'Meliodas é un tipo interessante, peccato non ci sia stato il tempo per una chiacchierata e purtroppo non ho avuto la possibilità nemmeno di presentarmi all' altro ragazzo, me lo ricordo astento.' Il tono dell'azzurro era estremamente melodrammatico, mentre la fata se lo immaginava con un mano in fronte per rendere la scena ancora più struggente.
'Quella cicatrice che hai visto gliel'ha fatta il capitano.' pensò ancora King, sforzandosi il più possibile per non perdere la concentrazione.
'Non provare ad ingannarmi, quel ragazzo non aveva alcuna cicatrice sul volto.' Lo zittí Morfeo indispettito.
E quella osservazione bastò alla fata per cadere nello sconforto più totale, riuscì astento a trattenere la propria espressione dall'incrinarsi.
'Non avevo mai detto fosse in faccia, quella cicatrice.'

Quando si rese conto di essersi fatto giocare da uno stratagemma vecchio quanto il mondo, Morfeo avrebbe voluto spalmarsi una mano in faccia. Non che fosse poi molto importante, doveva solo provocare una reazione alla fata, però non gli sarebbe dispiaciuta quella piccola vittoria personale.
"Ti faccio i miei complimenti sire, sei davvero sveglio." Elogiò ad alta voce, attirando l'attenzione delle due dee -momentaneamente zitte per fortuna- su di sé.
"Cos'hai da confabulare buono a nulla?" Gli chiese la donna in nero.
"Niente, niente mia signora, notavo solo quanto accorto fosse stato questo ragazzo nell'accorgersi che non siamo soli."
Spiegò il dio del sonno, celando la sua presenza per qualche istante.
"A cosa ti riferisci?" Chiese Mnemosine curiosa.
"Quando sono arrivato, dovevo darvi una comunicazione molto importante."

King vide la figura di Morfeo ripalesarsi in alto, seduto su di un pilastro a guadrare la luce verdastra che filtrava verso l'interno.
"Non farmi perdere altro tempo e parla." Il tono perentorio di Leti fece tremare le pareti, la calma che stava cercando di mantenere vacillò sul suo volto e per l'ennesima volta il ragazzo dalla pelle azzurrina sorrise.
Le gambe del re delle fate tremarono, non c'era più traccia di ilarità sul suo volto, quel sorriso perfido che gli aveva già dato una volta un sentore di maligno, adesso non lasciava alcun dubbio sulla sua intuizione: quello non era un Dio, ma un vero e proprio demonio.
"Ho commesso un errore." Confessò con calma, stiracchiando le braccia verso l'alto e facendo comparire la figura di Ban proprio in quel punto, sospeso a mezz'aria e pronto a precipitare verso il centro della stanza.
I secondi che precedettero lo schianto suonarono come i rintocchi di un pendolo nelle orecchie della fata, Ban era proprio davanti ai suoi occhi, privo di sensi e con il volto quasi viola, segno che di lì a poco avrebbe terminato l'aria a sua disposizione e sarebbe morto soffocato.
"É questa la persona che ama il re delle fate." Proruppe la voce massiccia del dio del sonno.

Che ironia che ha la sorte, provare a darsi forza con l'unico filo che tiene ancora uniti tutti i pezzi di questo disastro.
"Lancia dello spirito Chastiefol!" L'ultimo urlo disperato del re delle fate.
Senza rendersi conto che anche quel filo ormai, si è già spezzato.
Pensò ancora King, fregandosene bellamente del fatto che Morfeo lo stesse ascoltando, non che le sue parole avessero importanza ormai.
Gli occhi della fata si riempirono di lacrime, le cosce collassarono subito dopo lo scatto che aveva fatto per raggiungere il capezzale del suo amato, sdraiato malamente su Chastiefol mentre del suo respiro non restavano che pochi soffi.
"Su una sola cosa hai ragione Leti, non mi sarei mai dovuto permettere di amarlo." Disse solo quello, mentre le sue labbra si premevano disperatamente su quelle del peccato d'avarizia, nella speranza di tenerlo in vita con la sua magia.

Until you fall for me |[BanxKing]|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora